Bruxelles – “Tutti gli esseri umani, indipendentemente da chi sono, da chi amano e da come si definiscono, nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. La posizione dell’Unione Europea alla vigilia della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia è uno schiaffo a chi, anche tra i 27 Paesi membri, strizza ancora l’occhio a posizioni ultraconservatrici e rilancia una retorica anti lgbtqi+ per guadagno politico.
L’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, ha definito “inaccettabili” le violazioni dei diritti umani sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere “percepiti o reali”. Violazioni sempre più comuni sul suolo europeo: secondo l’Associazione internazionale di lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersessuali (Ilga), il 2022 è stato infatti l’anno “più violento” per la comunità lgbtqi+ nell’ultimo decennio. Un anno caratterizzato da “feroci attacchi pianificati” e da un “incitamento all’odio crescente e diffuso da parte di leader politici e religiosi, organizzazioni di destra ed esperti dei media”.
La retorica d’odio, “guidata e sfruttata per guadagno politico”, ha innescato un aumento senza precedenti di attacchi contro persone lgbtqi+ “con una volontà consapevole di ferire e uccidere”. Nel rapporto di Ilga vengono citati in particolare due attacchi terroristici fuori da locali della comunità lgbtqi+ in Norvegia e Slovacchia, nei quali, oltre a 22 feriti, sono rimaste uccise quattro persone. “Diciamo da anni che l’incitamento all’odio in tutte le sue forme si traduce in violenza fisica reale”, aveva commentato la direttrice esecutiva di Ilga-Europe, Evelyne Paradis, alla pubblicazione dell’indagine annuale.
Omotransfobia in Europa e nel mondo: l’Italia non è un Paese per Lgbtqi+
Secondo i parametri presi in considerazione nello studio, il Paese più “lgbtq+ friendly” d’Europa è Malta, davanti a Danimarca, Belgio, Norvegia, Lussemburgo, Svezia, Francia, Montenegro, Portogallo e Spagna. Solo 33esima su 49 Paesi l’Italia, dietro persino a Ungheria -che solo un mese fa ha adottato una legge che permette di denunciare coppie omosessuali-, Macedonia del Nord e Repubblica Ceca. Il lavoro di monitoraggio del movimento femminista Non Una di Meno ha rilevato 112 omicidi lesbofobici e transfobici a livello nazionale nel 2022.
Fuori dall’Europa, sono ancora 68 le giurisdizioni statali in tutto il mondo che criminalizzano l’omosessualità, di cui 11 contemplano la pena di morte per le relazioni omosessuali consensuali. Una fotografia drammatica, che peraltro ha visto il recente ingresso nella triste lista dei Paesi discriminatori dell’Uganda, che ha approvato una legge che prevede pene dai dieci anni di reclusione all’ergastolo, fino alla pena di morte per chi compie atti omosessuali.
In vista della giornata di domani, in una settimana che a Bruxelles si concluderà con il Gay pride di sabato 20 maggio, Borrell ha reiterato l’invito a “porre immediatamente fine a questa pratica discriminatoria” e ha ribadito l’impegno dell’Unione Europea a lavorare con tutti i partner “per contrastare leggi, politiche e pratiche che discriminano in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere e per eliminare tutte le forme di violenza”.