Bruxelles – Dal 6 al 9 giugno, la “data naturale”. E’ questa la finestra nella quale con ogni probabilità si terranno le elezioni europee del 2024, per eleggere i 705 deputati della decima legislatura.
E’ la proposta che a quanto si apprende arriverà domani (17 maggio) dal Coreper (il Consiglio degli Rappresentanti degli Stati membri, in sostanza, gli ambasciatori dei ventisette presso l’Unione) che dovrebbe passare tra i “punti 1” quelli sui quali, di norma, non c’è una discussione.
In questa finestra, come previsto dall’ Atto Elettorale del 1976, si terranno le elezioni per il Parlamento europeo in tutti Stati membri, nei quali il tradizionale giorno di votazione varia tra il giovedì e la domenica. Dopo il passaggio di domani la parola definitiva toccherà al primo Consiglio dei ministri utile, probabilmente il 22-23 maggio, quando si riuniranno il Consiglio esteri e quello Competitività. Anche qui sarà all’ordine del giorno come come punto senza discussione. Sempre l’Atto elettorale prevede che la finestra della “data naturale”, detta di “default”, corrisponda per quanto possibile alla data delle prime elezioni del Parlamento Europeo (7-10 giugno 1979).
Definire la data di questa consultazione, benché ci sia la guida forte dell’Atto Elettorale, spesso non è una cosa del tutto semplice, a causa delle festività nazionali dei Paesi membri, della coincidenza con scadenze elettorali nazionali, o delle indicazioni del Parlamento uscente. Il problema è rispettare le regole, che sono la base della democrazia, ma farlo in maniera da non mettere in difficoltà le campagne elettorali e l’affluenza alle urne nei giorni del voto.
Questo moltiplicato per 27. I portoghesi, ad esempio, questa volta avevano chiesto di verificare se si potesse trovare un accordo per non votare nella finestra 6-9 giugno, perché il lungo weekend che nasce dalla loro festa nazionale del 10 giugno potrebbe disincentivare la partecipazione al voto (che in Portogallo si svolge tradizionalmente di domenica).
Il Parlamento europeo, attraverso la Conferenza dei presidenti, aveva poi espresso un’indicazione per la finestra 23-26 maggio, come avvenne l’ultima volta, nel 2019, andando di fatto incontro alle richieste portoghesi (ma scegliendo una data che la Germania ha rifiutato per via di festività locali).
La regola però è che se non si trova un accordo unanime su date alternative, come è avvenuto questa volta, si vota nella “data naturale”: il processo si svolge all’interno del Consiglio e prevede che se ne occupi prima il “Gruppo di lavoro” che è un comitato di funzionari diplomatici dei 27 che poi porta le sue proposte al Coreper, che, come farà domani, prepara una decisione che viene votata da un qualsiasi Consiglio dei ministri dell’Unione.