Bruxelles – Giancarlo Giorgetti adesso media. Sulla ratifica del trattato che riforma il Meccanismo europeo di stabilità il ministro dell’Economia prova a rassicurare i partner che continuano a fare pressioni sull’Italia, unico Paese a non aver vidimato l’accordo politico raggiunto ormai più di due anni fa. Un tassello mancante fondamentale, poiché impedisce alle nuove regole di diventare effettive, tenendo in ostaggio gli altri 19 membri dell’eurozona. Come previsto, la riunione dell’eurogruppo ha visto il tema finire nuovamente sul tavolo. Giorgetti, rileva fonti Ue, nel corso della riunione è intervenuto sul Mes. Ha ricordato la contrarietà del Parlamento italiano alla ratifica, assicurando che il governo comunque è in costante contatto con il presidente dell’eurogruppo, Paschal Donohoe, e il direttore esecutivo del Mes, Pierre Gramegna, per la ricerca di una soluzione.
A Bruxelles Giorgetti porta quello che può, ma che è già abbastanza. Porta l’intenzione e la volontà di superare l’impasse, messaggio e segnale positivi. In seno all’Eurogruppo, confidano altri addetti ai lavori, si è consapevoli che il titolare del dicastero di via XX settembre sta cercando una soluzione, ma che non è facile. Si è consapevoli dei vincoli istituzionali e della necessità di creare quel consenso che fin qui, tra Camera e Senato, non è stato trovato. Ma i partner europei vogliono qualcosa di concreto, che non è per forza la ratifica, chiariscono a Bruxelles, ma quanto meno un percorso chiaro (tempi e modi). Di concreto c’è la volontà di andare avanti.
Certo, non basta per mettere in moto il nuovo regime del Fondo salva-Stati. Non si attiva quel cuscinetto finanziario (backstop) necessario per dare più potenza di fuoco al fondo di risoluzione unica”, a cui il Mes avrebbe dovuto iniziare a fornire soldi dall’1 gennaio del 2022. Ma da parte italiana c’è la consapevolezza che questa situazione potrebbe avere un costo politico. Le altre capitali sono indispettite, e non da oggi, e potrebbero escogitare il modo per passare dai richiami alle vie di fatto. Come escludere l’Italia da momenti decisionali.
Usare la non ratifica come ricatto non può essere una strategia, perché non funzionerebbe e aumenterebbe ancora di più le frizioni tra governo Meloni e resto d’Europa. Ma l’attuale esecutivo tricolore non forzerà la mano a livello interno, perché non c’è l’intenzione di cadere, men che meno sulla riforma del Mes. Giorgetti prova a stemperare, a guadagnare tempo, a rassicurare. Ma il nodo è tutto italiano, e dovrà mediare, più che a Bruxelles, a Roma.