Bruxelles – Un’altra grana per l’Europa e l’attuazione del Green Deal. Con l’Italia e i suoi eurodeputati, questa volta uniti in un unico fronte trasversale, che fanno muro in difesa dei pescatori, minacciati dal Piano d’azione presentato lo scorso 21 febbraio dalla Commissione Ue per migliorare la sostenibilità della pesca e la protezione degli ecosistemi marini.
L’Eurocamera si è confrontata oggi (11 maggio) con il commissario europeo per l’Ambiente e gli oceani, Virginijus Sinkevičius, che ha cercato di calmare le acque ribadendo che il pacchetto di misure dell’esecutivo Ue “non è una proposta legislativa”, ma un invito a attuare normative già vigenti e a presentare misure nazionali. Il Piano d’azione promosso dal commissario lituano conta quattro iniziative in tutto: una comunicazione sulla transizione energetica del settore della pesca e dell’acquacoltura dell’Ue, un piano d’azione per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente, una comunicazione sulla politica comune della pesca oggi e domani e una relazione sull’organizzazione comune dei mercati per i prodotti della pesca e dell’acquacoltura.
È il piano d’azione per gli ecosistemi marini a far storcere il naso all’Italia, perché tra le altre cose prevede una stretta sulla pesca con alcuni attrezzi mobili che toccano il fondo (la cosiddetta pesca di fondo mobile) e in particolare la pesca a strascico, che consiste nel trainare attivamente una rete da pesca sul fondale marino. L’obiettivo della Commissione è far si che i Paesi membri eliminino “gradualmente la pesca di fondo con attrezzi attivi in tutte le aree marine protette al più tardi entro il 2030“. Aree marine protette che, nello stesso periodo, aumenteranno dal 12 per cento attuale al 30 per cento della superficie dei mari europei.
Anche se, come ha sottolineato Sinkevičius incalzato dagli eurodeputati, il piano “non introduce un divieto di pesca a strascico in acque europee”, ma anzi “invita gli Stati membri a impegnarsi nel dialogo, a proteggere l’ambiente marino e a garantire la prosperità e il futuro della pesca e delle comunità di pescatori”, il campanello d’allarme è legittimo per le oltre 2 mila imbarcazioni italiane che conducono la pesca a strascico. Un comparto che pesca il 33 per cento del prodotto ittico nazionale per valore pari al 46 per cento del fatturato totale.
Preoccupazioni in definitiva legittime anche secondo il commissario, per un settore già colpito duramente dall’impennata dei prezzi dei carburanti, dalla mancanza di manodopera e dalle lunghe scie della pandemia. Sinkevičius però ha cercato di far passare il principio secondo cui “non tutelare l’ambiente marino significa in fin dei conti non tutelare neanche i pescatori”.
La battaglia degli eurodeputati italiani in difesa dei pescatori
In prima linea la delegazione della Lega, che già ieri aveva improvvisato un flash mob davanti all’emiciclo di Strasburgo, con gli eurodeputati che hanno mostrato dei cartelli con scritto “Dalla parte dei pescatori”. Rosanna Conte ha rilanciato durante il dibattito: “Sa che l’impatto sui fondali del nostro strascico non è come quello dei pescherecci extra-Ue? Vede la grandezza delle maglie?”, ha chiesto al commissario mostrando all’aula un pezzo di rete a strascico usata in Italia. Annalisa Tardino ha espresso i dubbi del Carroccio sulla intenzioni della Commissione: “Se davvero non è intenzione di Bruxelles eliminare la pesca a strascico, lo devono mettere per iscritto, perché leggendo il piano d’azione sembra proprio il contrario”, ha dichiarato.
L’attacco all’esecutivo comunitario arriva anche dal lato opposto dell’aula. Elisabetta Gualmini (Pd), dopo aver sottolineato la trasversalità del fronte politico a difesa della pesca, ha ricordato che “non è ancora stata presentata una valutazione d’impatto” che dimostri l’utilità dell’eliminazione della piccola pesca a strascico. Anche Pietro Bartolo (Pd), originario di Lampedusa, si è scagliato contro la Commissione europea, colpevole di mirare al bersaglio sbagliato: “Non possiamo colpevolizzare i pescatori, le cause della distruzione dei nostri mari sono da ricercare altrove”, ha dichiarato, condannando un Piano d’azione che “colpisce indiscriminatamente migliaia di famiglie e un settore importantissimo per la nostra economia”.