Strasburgo, dall’inviata – Nessun dietrofront sul Green Deal, che può contribuire a rendere più sostenibile il sistema alimentare. E’ in un lungo (lunghissimo, per gli standard) intervento alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, che la commissaria europea per i servizi finanziari, Mairead McGuinness, è costretta a difendere con forza le priorità legislative del Patto verde per l’Europa, prese di mira dal Partito popolare europeo (Ppe), il gruppo con il maggior numero di seggi all’Europarlamento che ha chiesto di mettere in calendario per questa sessione plenaria un dibattito sul ruolo degli agricoltori nella transizione verde e discutere di ripensare alcune proposte cardine.
Per alcuni, una mossa politica in vista delle elezioni europee del 2024, per trovare consenso nell’elettorato agricolo. Per altri, un tentativo di delegittimare l’attuale presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che fa parte della famiglia politica del Ppe e potrebbe essere ricandidata per un secondo mandato ed è la principale artefice del Patto verde per l’Europa, cardine della sua legislatura. In qualunque modo la si voglia vedere, è certo che il Ppe sta facendo leva sulla minaccia della produzione alimentare e sui mezzi di sussistenza degli agricoltori, per attaccare alcune delle legislazioni chiave del Green Deal, ovvero la proposta di dimezzare l’uso di pesticidi previsto dalla strategia ‘Farm to Fork’ e ripristinare un quinto degli habitat danneggiati in tutta l’Europa entro il 2030 attraverso la Legge per la conservazione della natura.
E su queste due iniziative in particolare si è soffermata McGuinnes. “La legge sul ripristino della natura è in realtà la base degli impegni internazionali nel prossimo accordo di Montreal sulla biodiversità e gli Stati membri hanno contribuito in modo determinante a raggiungere un alto livello di ambizione e obiettivi chiari”, ha ricordato. E quanto ai pesticidi “dobbiamo ridurre l’uso e il rischio dei pesticidi chimici, perché la scienza ci sta portando in questa direzione. Non agiamo abbastanza velocemente” e il rischio è di “un effetto a lungo termine sulla nostra sicurezza alimentare nel futuro”, ha messo in guardia. Rispetto alla proposta originaria la Commissione si è già detta aperta a prendere in considerazione alternative al divieto totale di utilizzo dei pesticidi in aree sensibili, per “salvaguardare la produzione agricola, pur proteggendo la salute e l’ambiente”.
Oltre quindici minuti di discorso introduttivo a un dibattito. Per la Commissione, un record. Ma l’intento è chiaro, mandare il messaggio che il dibattito e il futuro degli agricoltori è prioritario per l’esecutivo comunitario. Come è chiaro che la Commissione non intende retrocedere sugli impegni verdi, non più di quanto abbia già fatto. La pressione sui mercati agricoli europei e globali esercitata dalla guerra di Russia in Ucraina, con l’aumento dell’inflazione e la riduzione della produzione alimentare, su ammissione della Commissione significa che gli agricoltori devono essere sostenuti nel massimizzare la produzione.
Nel pieno dell’emergenza, Bruxelles ha adottato già l’anno scorso una serie di deroghe alla strategia ‘Farm to Fork’ e a misure come la rotazione delle colture per favorire l’aumento di produzione di fronte ai rischi per la sicurezza alimentare globale. La Commissione Ue rimane convinta però che la completa “attuazione” delle proposte avanzate nel quadro del Green Deal europeo per il comparto agricolo “comprese le strategie ‘Farm to Fork’ (Dal campo alla tavola) e per la biodiversità aiuterà l’Unione europea a garantire un sistema alimentare sostenibile, inclusivo e resiliente, in un arco di tempo realistico e con gli strumenti di sostegno necessari, oltre alle misure normative e di supporto”. “Il passaggio a un sistema alimentare più sostenibile deve continuare a guidare l’agenda politica e legislativa dell’Ue”, ha chiarito. Un settore agricolo resiliente riduce l’impatto dei disastri climatici “come siccità, inondazioni e ondate di calore”. E proprio l’invasione russa dell’Ucraina ha fatto emergere l’importanza strategica di un sistema agroalimentare resiliente.
“Le proposte di legge sul taglio dei prodotti fitosanitari e sul ripristino della natura possono essere velenose per la nostra agricoltura, indebolire la nostra sicurezza aumentare i prezzi del cibo”, ha affermato l’eurodeputato del Ppe Herbert Dorfmann, aprendo il dibattito. Ma il Ppe è stato oggetto di dure critiche da parte dei Socialdemocratici, dei Verdi e dei liberali di Renew Europe.Se c’è una cosa ancora più grave di siccità e ondate di calore è il falso dilemma posto dalla destra tra il sostegno agli agricoltori e la protezione dell’ambiente e del clima”, ha detto Iratxe García Pérez, presidente del gruppo dei Socialisti&Democratici (S&D) al Parlamento europeo, chiedendo retoricamente “quale sarà il futuro della nostra agricoltura se le politiche negazioniste trasformano in deserti i nostri ecosistemi?”. L’agricoltura non dovrebbe essere “ostaggio di calcoli elettorali”. Una visione condivisa dal liberale francese Pascal Canfin, presidente della commissione ambiente (Envi) del Parlamento europeo che ha denunciato “l’offensiva ideologica” del Ppe contro le costole agricole del Green Deal. “Perché dovrebbe esserci una deroga per l’agricoltura, mentre avanzano gli altri dossier del Patto verde”, si è domandato nel corso della plenaria.