Bruxelles – Dall’impostazione teorica e generale alle applicazioni sul terreno nei 27 Paesi membri Ue. L’Artificial Intelligence Act deve ancora entrare in vigore – anzi, deve ancora essere negoziato tra i co-legislatori comunitari – ma già si intuiscono gli effetti pratici che potrà avere la prima legislazione al mondo a livello orizzontale e di ampio respiro sull’intelligenza artificiale. “Sarà molto importante che entri presto in vigore, perché ci sono già tentativi di per proporre l’uso di programmi di riconoscimento biometrico in luoghi pubblici da parte del ministro degli Interni italiano [Matteo Piantedosi, ndr], è l’attacco arrivato da Brando Benifei, capo-delegazione del Pd all’Eurocamera e co-relatore della relazione sull’AI Act, nel corso di un briefing con la stampa europea alla vigilia del primo voto a Strasburgo di domani (11 maggio).
L’uso a tappeto del riconoscimento biometrico per identificare le persone in spazi accessibili al pubblico (i dettagli biometrici possono essere impronte digitali, Dna, voce, andatura) “va esattamente nella direzione opposta alle regole che vogliamo ottenere qui“, ha precisato Benifei, facendo implicito riferimento alla volontà del ministro Piantedosi di introdurre il riconoscimento facciale nelle stazioni, negli ospedali e nelle aree commerciali di Roma, Milano e Napoli, in contrasto con la moratoria che lo vieta fino alla fine del 2023. Il co-relatore S&D per il Parlamento Ue l’ha definita “una società del controllo attraverso le tecnologie“, ribadendo che gli eurodeputati non vogliono “un incubo securitario, in cui alcune applicazioni vengono utilizzate in modo negativo”. Rispondendo a un’altra domanda dei giornalisti, il collega di Renew Europe, Dragoș Tudorache, ha specificato che “riconoscimento biometrico, predictive police e software di riconoscimento delle emozioni sono irrispettosi per i diritti di cittadini europei e migranti” e che “le tutele devono essere per tutti, anche nelle applicazioni di gestione delle frontiere”. Un altro riferimento, probabilmente inconsapevole, al ministro degli Interni italiano, che nella sua proposta ha fatto riferimento ai crimini commessi da persone di origine straniera.
A proposito di riconoscimento biometrico, Benifei ha sottolineato alla stampa che “abbiamo trovato un accordo con tutti i gruppi per votare in modo separato su questa questione, dal momento in cui non fa parte pienamente del compromesso”, soprattutto per il mancato appoggio del Ppe. Si dovrà valutare come si posizioneranno gli eurodeputati popolari, ma la speranza dei due co-relatori è che ci sia “una forte maggioranza” sia in commissione sia “in plenaria a giugno” per avviare i triloghi con il Consiglio dell’Ue “con un chiaro mandato”. Questo perché proprio sulla questione della tutela dei diritti e il riconoscimento biometrico nei luoghi pubblici “potrebbe esserci una posizione diversa” da parte dei 27 governi Ue. Ma intanto quello dell’Eurocamera è “un testo bilanciato, con un chiaro focus sui diritti fondamentali ma senza dimenticare l’innovazione e il potenziale delle tecnologie”, è quanto precisato dal capo-delegazione del Pd.
La relazione sull’intelligenza artificiale Benifei-Tudorache
Per quanto riguarda il testo presentato dai co-relatori Benifei e Tudorache e che domani sarà votato in commissioni congiunte per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (Imco) e per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe), a livello generale si legge un via libera generale all’impostazione dell’esecutivo comunitario sulla scala di rischio per regolamentare le applicazioni dell’intelligenza artificiale. Sono quattro i livelli definiti nella proposta: minimo (videogiochi abilitati per l’Ia e filtri anti-spam), limitato (chatbot), alto (assegnazione di punteggi a esami scolastici e professionali, smistamento dei curriculum, valutazione dell’affidabilità delle prove in tribunale, chirurgia assistita da robot) e inaccettabile (tutto ciò che rappresenta una “chiara minaccia per la sicurezza, i mezzi di sussistenza e i diritti delle persone”, come l’assegnazione di un ‘punteggio sociale’ da parte dei governi). Tra il primo – in cui non è previsto nessun intervento – e l’ultimo – che sarà vietato integralmente – si gioca la partita europea sulla regolamentazione più o meno stringente delle applicazioni di intelligenza artificiale.
È qui che intervengono i co-legislatori. Dall’accordo che sarà votato domani è stata esclusa l’idea di vietare gli strumenti basati sull’Ia per il monitoraggio generale delle comunicazioni interpersonali, ma la contropartita è l’estensione del divieto sui software di identificazione biometrica in tempo reale come pratica inaccettabile. Il Regolamento vieta anche la manipolazione “intenzionale” (nonostante sia complessa da dimostrare) e l’uso di software di riconoscimento delle emozioni nei settori dell’applicazione della legge, della gestione delle frontiere, del lavoro e dell’istruzione. Per quanto riguarda l’alto rischio gli eurodeputati hanno deciso di definirlo tale se presenta un “rischio significativo” di danno alla salute, alla sicurezza o ai diritti fondamentali, inteso come “risultato della combinazione della sua gravità, intensità, probabilità di accadimento e durata dei suoi effetti”. La salute comprende il tema dei rischi ambientali, per cui saranno coperte anche infrastrutture critiche come le reti energetiche o i sistemi di gestione dell’acqua. Ecco perché i sistemi basati sull’intelligenza artificiale in questo settore dovranno essere conformi agli standard ambientali europei ed essere in linea con gli standard di impronta ecologica.
Il tema più delicato per gli equilibri tra gruppi politici rimane il divieto delle applicazioni di identificazione a distanza attraverso la biometria, dal momento in cui il riconoscimento biometrico ha già mostrato di poter creare spaccature su più direttrici in seno all’Eurocamera. Si tratta di uno dei punti del Regolamento che richiede un maggior sforzo di mediazione da parte dei due relatori con gli altri gruppi politici. La questione più problematica è sorta nel momento in cui i gruppi delle sinistre, verdi e liberali hanno chiesto con diversa intransigenza il divieto permanente all’uso di dettagli biometrici. La posizione ha creato uno scontro acceso con le destre dei popolari e di Identità e Democrazia, mentre i Conservatori e Riformisti Europei sono stati sì critici ma con riserve a proposito dei rischi per le libertà fondamentali.