Strasburgo, dall’inviata – Agricoltura, industria ed energia. Rispettivamente il 53, 26 e 19 per cento delle emissioni di metano in Ue arrivano da questi tre settori dell’economia europea ed è dall’ultimo, quello con l’impatto minore, su cui Bruxelles ha iniziato a lavorare per ridurre l’impatto sul surriscaldamento globale. Un impatto sul surriscaldamento climatico ben 80 volte superiore a quello dell’anidride carbonica su un periodo di 20 anni.
Dopo aver presentato a luglio 2021 tredici proposte nuove o di modifiche legislative per rivoluzionare la normativa europea in materia di energia e clima, la Commissione europea ha presentato a dicembre dello stesso anno quella che viene chiamata ‘l’altra metà del Fit for 55’, ovvero un ampio pacchetto per la decarbonizzazione del mercato del gas, proponendo in maniera inedita e per la prima volta una stretta sulle emissioni di metano prodotte dai settori dell’energia, il 19 per centodel totale delle emissioni di metano prodotto in Ue. L’Europarlamento riunito a Strasburgo ha adottato oggi (9 maggio) a larga maggioranza – con 499 voti a favore, 73 contrari e 55 astenuti – il mandato politico sul regolamento per ridurre le emissioni di metano dai settori dell’energia e avviare così i negoziati con gli Stati membri al Consiglio, che hanno adottato la loro posizione a dicembre scorso. Bocciati tutti gli emendamenti significativi al testo di compromesso che già qualche settimana fa era stato concordato dalle due commissioni parlamentari competenti sul file, la Itre (Ricerca, energia e industria) e Envi (Ambiente, salute e sicurezza alimentare).
Obiettivo vincolante e stretta alle importazioni di metano
Oltre a petrolio, gas fossili, carbone e biometano (che già erano nella Commissione Ue) i deputati hanno chiesto che le nuove regole includano anche il settore petrolchimico, esortando la Commissione Ue a proporre entro la fine del 2025 un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di metano dell’Ue per il 2030 per tutti i settori interessati dalla normativa. Gli Stati membri dovrebbero fissare obiettivi nazionali di riduzione come parte dei loro piani nazionali integrati per l’energia e il clima.
Rispetto alla proposta della Commissione Ue, la novità più importante su cui insistono gli eurodeputati riguarda la necessità di includere le importazioni nella normativa, dal momento che le emissioni di metano dal settore energetico arrivano principalmente dal gas e dal petrolio, di cui l’Ue non è un grande produttore quanto un importatore. Da qui la proposta di estendere il regolamento alle importazioni di gas, petrolio e carbone entro il 2026, garantendo così “condizioni di parità e un impatto globale”. Secondo la proposta, gli operatori dovranno presentare alle autorità nazionali competenti un programma di rilevamento e riparazione delle fuoriuscite di metano entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del regolamento. I deputati chiedono che le indagini di rilevamento e riparazione siano più frequenti rispetto alla proposta della Commissione e di rafforzare gli obblighi di riparazione delle perdite, e che tutti i componenti con fuoriuscite di metano siano riparati o sostituiti subito dopo la rilevazione della perdita, o al massimo cinque giorni dopo.
Il mandato è stato approvato con ampia maggioranza e tra gli eurodeputati italiani solo la delegazione della Lega in quota ID (Identità e Democrazia) ha votato in blocco contro, come già aveva fatto in occasione del voto nelle commissioni. E’ “un provvedimento fortemente ideologico”, ha dichiarato a Eunews l’eurodeputata della Lega (nel gruppo Identità e Democrazia) Silvia Sardone, che fino a qualche settimana fa era relatrice per la commissione Envi sul dossier. Come Identità e Democrazia “insieme ad altri gruppi al Parlamento europeo abbiamo presentato diversi emendamenti per rendere più sostenibile quanto richiesto, ma sono stati tutti bocciati. Il provvedimento danneggerà le aziende che lavorano nel settore, porterà di fatto il costo di tutte queste follie green sull’utente e consumatore finale, che già oggi prezzi delle bollette alle stelle”, ha avvertito. Sardone ha deciso di rinunciare al ruolo di relatrice (ora sarà sostituita dal presidente Envi Pascal Canfin) accusando la relatrice in quota Itre l’eurodeputata dei Verdi Ue Jutta Paulus, di aver presentato più volte emendamenti scritti da una Ong (Organizzazione non governativa, ndr) americana, cose di questo genere non possono avvenire in nome del mio nome o in quello della Lega”.
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