Strasburgo, dall’inviata – Nuovi settori inclusi e un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di metano per il 2030 da stabilire entro il 2025. L’Europarlamento riunito in sessione plenaria a Strasburgo da questo pomeriggio (la sessione di lavoro riprenderà circa alle 17) a giovedì 11 maggio discuterà e voterà la sua posizione sulla proposta di regolamento per ridurre le emissioni di metano nel settore energetico e avviare i negoziati con gli Stati membri mediati dalla Commissione europea. La plenaria si aprirà lunedì alle 17 con la discussione degli eurodeputati sul dossier, con il voto previsto per domani. Poche settimane fa nella votazione congiunta che si è tenuta nelle commissioni competenti (commissione per l’industria, la ricerca e l’energia e commissione per l’ambiente), tutti i gruppi politici all’Europarlamento hanno sostenuto il dossier, tranne la destra di Identità e Democrazia (ID, di cui fa parte la Lega all’Eurocamera).
La proposta di regolamento è stata avanzata dalla Commissione europea il 15 dicembre 2021, all’interno di un più ampio pacchetto di decarbonizzazione del mercato del gas. Oltre a petrolio, gas fossili, carbone e biometano i deputati hanno chiesto che le nuove regole includano anche il settore petrolchimico, esortando la Commissione Ue a proporre entro la fine del 2025 un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di metano dell’Ue per il 2030 per tutti i settori interessati dalla normativa. Gli Stati membri dovrebbero fissare obiettivi nazionali di riduzione come parte dei loro piani nazionali integrati per l’energia e il clima.
Dal momento che circa l’80 per cento dei combustibili fossili utilizzati nell’Ue viene importato, i deputati propongono di estendere il regolamento alle importazioni di gas, petrolio e carbone entro il 2026, garantendo così condizioni di parità e un impatto globale. Il metano è tra i peggiori gas inquinanti atmosferici che contribuisce ai cambiamenti climatici: intrappola più calore rispetto alla CO2, ma si decompone nell’atmosfera più rapidamente, quindi impegnarsi per tagliare queste emissioni dovrebbe avere un impatto più rapido sul surriscaldamento globale. Circa il 53 per cento delle emissioni di metano in Europa proviene dall’agricoltura, il 26 per cento dai rifiuti e il 19 per cento dall’energia (soprattutto petrolio e gas). Solo questi tre settori rappresentano il 95 per cento delle emissioni totali di metano antropogenico, prodotto dall’uomo. Su una scala temporale di 100 anni, il metano ha un potenziale di riscaldamento globale 28 volte maggiore rispetto all’anidride carbonica ed è 84 volte più potente su una scala temporale di 20 anni. Secondo le stime dell’Agenzia internazionale dell’energia ridurre del 50 per cento le emissioni di metano associate all’attività umana nei prossimi 30 anni potrebbe mitigare il cambiamento della temperatura globale di 0,2°C entro il 2050, un passo significativo verso il mantenimento dell’aumento della temperatura al di sotto dei 2°C.
Nella posizione adottata nelle due commissioni competenti, gli eurodeputati chiedono di obbligare gli operatori a presentare un programma di rilevamento e riparazione delle cosiddette fughe di metano alle autorità nazionali competenti sei mesi dalla data di entrata in vigore del regolamento, rafforzando gli obblighi di riparazione delle perdite di metano. Gli Stati Ue dovrebbero stabilire piani di mitigazione per le miniere di carbone abbandonate e i pozzi di petrolio e gas fossile inattivi. Gli eurodeputati propongono inoltre che dal 2026 gli importatori di carbone, petrolio e gas debbano dimostrare che anche l’energia fossile importata soddisfa i requisiti del regolamento. Gli Stati membri Ue hanno adottato la loro posizione a fine dicembre dello scorso anno, quindi dopo l’adozione del mandato in plenaria potranno iniziare i negoziati. L’adozione della prima legge a livello comunitario per affrontare il problema delle perdite di metano nel settore energetico fa seguito all’iniziativa lanciata alla Conferenza sul clima delle Nazioni Unite COP26 nel 2021, Global Methane Pledge, in partenariato con gli Stati Uniti, in base al quale oltre 100 Paesi si sono impegnati a ridurre le proprie emissioni di metano del 30 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020.