Bruxelles – Si aggrava l’instabilità politica in Slovacchia, dopo le polemiche delle ultime settimane sulle dimissioni di alcuni membri dell’esecutivo guidato da Eduard Heger. Nella giornata di ieri (7 maggio) è stato lo stesso primo ministro slovacco a rassegnare le dimissioni durante un discorso televisivo, con l’obiettivo di garantire sufficiente tempo alla presidente Zuzana Čaputová di nominare un governo tecnico che guidi il Paese a elezioni anticipate il prossimo 30 settembre.
“Ho deciso di chiedere alla presidente di rimuovere la mia autorità e di lasciare lo spazio per provare con un governo di tecnocrati a condurre in modo stabile e pacifico la Slovacchia a elezioni parlamentari democratiche”, è quanto annunciato dal premier uscente. A stretto giro la numero uno del Paese – di ritorno da Londra dove ha assistito sabato (6 maggio) all’incoronazione di Re Carlo III – ha deciso di nominare il vicegovernatore della banca centrale, Ľudovít Ódor, alla guida di un governo tecnico, i cui membri saranno resi noti non prima del prossimo 15 maggio. Heger ha deciso di fare un passo indietro dopo le pressioni delle ultime settimane, quando sia il ministro dell’Agricoltura, Samuel Vlčan, sia quello degli Esteri, Rastislav Káčer, si sono ritirati dal gabinetto: il primo per le accuse di aver ricevuto attraverso una propria azienda controllata una sovvenzione Ue mentre era in carica, il secondo in polemica per le mancate dimissioni dello stesso premier.
“Metà anno è sufficiente per un governo di esperti per stabilizzarsi e portare la Slovacchia a elezioni anticipate”, ha confermato la presidente Čaputová, respingendo le richieste delle opposizioni guidate dagli ex-primi ministri Robert Fico (Smer-Sd) e Peter Pellegrini (Hlas-Sd) di spostare a luglio le già anticipate elezioni del 30 settembre. Dopo due anni di governo Heger alla testa di una coalizione di conservatori e liberali, in Slovacchia si prospetta un ritorno di fiamma della socialdemocrazia pro-russa. Secondo quanto riportano gli ultimi sondaggi elettorali, il partito dell’ex-premier Fico – dimessosi nel 2018 a seguito dell’omicidio del giornalista Ján Kuciak e della fidanzata Martina Kušnírová – è dato al primo posto delle preferenze degli elettori slovacchi con il 17 per cento, incalzato dai socialdemocratici di Pellegrini (al 16 per cento).
A preoccupare Bruxelles sono in particolare le posizioni filo-russe di Fico, in caso di elezione a nuovo primo ministro dopo il 30 settembre di un Paese membro non solo dell’Unione Europea ma anche della Nato. Il suo partito Smer-Sd è diventato sempre più duro nei confronti di quella che lo stesso ex-premier ha definito “propaganda occidentale” contro Mosca. Mentre dallo scoppio della guerra il governo Heger ha sostenuto con forza l’Ucraina nella sua difesa contro la Russia (compreso il viaggio a Kiev del premier con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e l’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, l’8 aprile dello scorso anno), Fico ha minacciato di mettere fine alle forniture di armi della Slovacchia all’Ucraina se diventerà il nuovo primo ministro del Paese.