Strasburgo, dall’inviata – Approvare con procedura d’urgenza, dunque accelerata, il piano Ue per lo sviluppo dell’industria della difesa, presentato dalla Commissione europea lo scorso 3 maggio per arrivare a produrre almeno un milione di munizioni all’anno Made in Europe. Il gruppo dei liberali di Renew Europe al Parlamento europeo si è ufficialmente aggiunto alla richiesta del Partito popolare europeo di votare con procedura d’urgenza sulla proposta di aumentare la produzione delle armi a livello comunitario.
“La scorsa settimana ho ricevuto una richiesta di procedura d’urgenza da parte del gruppo Ppe, che chiedeva di deliberare su un sostegno attivo alla produzione di munizioni e una richiesta simile è appena arrivata dal gruppo Renew”, ha annunciato la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, in apertura ai lavori della plenaria a Strasburgo. Ha spiegato che la votazione su questa richiesta si terrà domani e, se approvata, “sarà aggiunta all’ordine del giorno della seconda sessione di maggio”, che si terrà a Bruxelles il 31 maggio e il primo di giugno.
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La procedura d’urgenza è disciplinata dall’articolo 163 del regolamento del Parlamento europeo e può essere richiesta al Parlamento dal Presidente, da una commissione parlamentare, da un gruppo politico o un numero di deputati pari almeno alla soglia bassa, dalla Commissione o dal Consiglio. In genere si ricorre alla procedura accelerata – che accelera le fasi dell’iter legislativo – quando c’è necessità di affrettare i tempi delle decisioni, spesso lunghi immotivatamente. L’Europarlamento ha fatto lo stesso durante la crisi del Covid-19, quando doveva approvare il regolamento sul Green Pass, così come lo scorso anno lo ha fatto per il regolamento sugli stoccaggi di gas nel pieno della crisi energetica con la Russia.
Già nel momento di presentare il piano, il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, ha incalzato i co-legislatori di Parlamento e Consiglio ad approvare il regolamento a stretto giro, entro fine giugno. Ed è quanto ha ribadito anche oggi intervenendo in plenaria e incalzando i deputati a trovare un accordo rapidamente. “Il successo del piano dipenderà dalla nostra capacità di eseguirlo rapidamente”, ha messo in guardia il commissario.
Sul fronte finanziario, Bruxelles ha messo a disposizione un programma di sostegno da 500 milioni di euro in sovvenzioni (di cui 260 milioni dal Fondo europeo per la difesa e 240 milioni dal regolamento che istituisce il rafforzamento dell’industria europea della difesa attraverso l’atto comune in materia di appalti pubblici (EDIRPA), proposto dalla Commissione Ue a luglio 2022 e su cui ancora i colegislatori devono raggiungere un accordo) per sostenere progetti industriali o anche partenariati transfrontalieri, oppure ottimizzare o espandere ammodernamento le capacità produttive esistenti, crearne di nuove o ancora incentivare progetti transfrontalieri. E ha dato la possibilità agli Stati membri di mobilitare altri strumenti finanziari, tra cui il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e i fondi di coesione, destando preoccupazioni varie. Anche di fronte agli eurodeputati Breton ha difeso la decisione precisando che “non ci sono obblighi” di utilizzare i fondi del Pnrr, ma che la Commissione Ue ha solo segnalato la possibilità per quelli che lo desiderano di usare i fondi di coesione e/o quelli del Recovery” per la produzione di munizioni perché “rientra tra gli obiettivi dei fondi di copertura”, ha spiegato.