Bruxelles – Un’operazione internazionale di polizia contro la ‘ndrangheta calabrese ha portato oggi (3 maggio) a “circa 150 perquisizioni” in otto Paesi europei, tra cui, ovviamente, l’Italia. Secondo una nota di Europol sono stati arrestati 132 membri “di una delle reti criminali più potenti al mondo”. Nelle prime ore del 3 maggio, sono state fatte irruzioni in diverse località e sequestrate diverse società. Oltre 2.770 agenti sono stati impegnati sul campo.
Secondo un comunicato delle Procura federale belga, gli altri Paesi europei coinvolti sono Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Slovenia, Romania e Belgio, dove sono state effettuate 25 perquisizioni soprattutto nelle Fiandre, nel nord del Paese. L’operazione si è svolta anche in Brasie e a Panama.
“Questa è probabilmente la più grande operazione mai condotta in Europa contro la mafia calabrese”, ha dichiarato in conferenza stampa Eric Van Duyse, portavoce della Procura federale, spiegando che ha mobilitato mille agenti di polizia in Germania e “1.400 in Italia”, su ordine di un giudice belga che indaga dal 2018.
Secondo la Procura, l’operazione ha preso di mira “più di un centinaio” di presunti membri della ‘ndrangheta, su un traffico di cocaina importata dal Sud America all’Europa occidentale.
Eurojust ed Europol hanno sostenuto questa operazione internazionale contro la ‘Ndrangheta, “che ora si configura come il più grande colpo alla criminalità organizzata italiana fino ad oggi. L’organizzazione di stampo mafioso è responsabile di gran parte del traffico di cocaina in Europa, unitamente al riciclaggio sistematico di denaro, alla corruzione e alla violenza”, spiega la polizia europea.
La rete criminale oggetto dell’indagine era guidata da diverse potenti famiglie della ‘ndrangheta con sede principalmente nella città di San Luca, in provincia di Reggio Calabria. Alcune di queste famiglie sono state coinvolte in decenni di violenze tra clan note come faida di San Luca, culminate in sparatorie di massa in Italia e all’estero, come la strage di Duisburg in Germania nel 2007.
I membri della rete criminale erano impegnati in un’associazione a delinquere non solo in quanto parte di un’organizzazione di stampo mafioso, ma anche in quanto responsabili di traffico di stupefacenti, traffico di armi da fuoco, detenzione illegale di armi da fuoco, riciclaggio di denaro, intestazione fraudolenta di beni, frode fiscale ed evasione fiscale, nonché favoreggiamento di latitanti (nel frattempo arrestati). Due di questi latitanti erano stati inseriti nella lista dei più ricercati dell’Ue.
La rete criminale italiana era principalmente dedita al traffico internazionale di droga dal Sud America all’Europa e all’Australia. Le autorità hanno scoperto che la rete lavorava in collaborazione con il gruppo criminale organizzato colombiano “Clan del Golfo” e con un gruppo criminale di lingua albanese che operava in Ecuador e in diversi Paesi europei. Inoltre, i clan della ‘ndrangheta erano coinvolti nel traffico internazionale di armi da fuoco dal Pakistan al Sud America, fornendo armi al noto gruppo criminale Pcc (Primeiro Comando da Capital) in cambio di carichi di cocaina. Gli investigatori hanno tracciato il flusso di denaro in un esteso sistema di riciclaggio globale, con massicci investimenti in Belgio, Germania, Italia, Portogallo, Argentina, Uruguay e Brasile. Il gruppo criminale investiva i suoi profitti in immobili, ristoranti, hotel, società di autolavaggio, supermercati e altre attività commerciali. Per pagare la cocaina o per trasferire beni illeciti, i criminali si affidavano spesso a facilitatori che utilizzavano il sistema hawala.
In Belgio sono state arrestate tredici persone, sette delle quali erano anche oggetto di un mandato di arresto europeo emesso dalla magistratura italiana.
Le attività criminali sospettate in Belgio sono “la partecipazione a diversi trasporti di cocaina (dal Sud America) e il riciclaggio dei proventi di questi trasporti attraverso diverse società legali”, ha sottolineato la procura belga in un comunicato.
Nell’ambito dell’indagine avviata cinque anni fa nella provincia belga di lingua olandese del Limburgo, confinante con la regione settentrionale di Anversa, nel luglio 2021 è stata istituita una squadra investigativa congiunta con la giustizia italiana. “L’operazione di oggi è una testimonianza del successo della collaborazione europea”; ha commentato il commissario Ue Margaritis Schinas, sottolineando il ruolo di supporto svolto da Europol e Eurojust.