Bruxelles – “In caso di mancato accordo abbiamo sempre le linee guida per il 2024“. Valdis Dombrovskis riconosce che il rischio che la riforma del patto di stabilità possa non arrivare nei tempi previsti e auspicati c’è, e sembra materializzarsi. Il commissario per un’Economia al servizio delle persone difende l’impianto della proposta messa sul tavolo. “E’ una proposta equilibrata”, insiste. Allo stesso tempo, però, ammette che “è difficile predire quanto tempo richiederà il processo di approvazione“. Segno che tutto questo consenso attorno al tavolo non c’è, con tutte le incognite derivanti.
Nel fare gli onori di casa per le riunioni informali di Stoccolma, Elisabeth Svantesson, la ministra delle Finanze della Svezia, Paese con la presidenza di turno del Consiglio Ue e quindi con la presidenza di turno dell’Ecofin, esclude riunioni straordinarie per discutere della riforma del patto. Per poi aggiungere: “Non per ora”. Il che non vuol dire che non possa essere convocata da qui alla fine del semestre di presidenza.
Del resto i ministri hanno opinioni diverse e aspettano a mostrare le carte in tavola. Il tedesco Christian Lindner ribadisce che non ci sono elementi sufficienti per garantire il via libera. “L’aggiustamento dello 0,5 per cento è solo una salvaguardia, e in molti casi indici di riferimento sono importanti”. La ministra delle Finanze finlandese, Annika Saariko, ammette che la proposta di riforma del patto “contiene elementi positivi, e altri che vanno rivisti in meglio”, senza però entrarsi in dettaglio. Una cosa, però la chiarisce. “La Finlandia è a favore della sostenibilità del debito e la titolarità delle riforme”. Messaggi impliciti per l’Italia, a cui soprattutto nel nord Europa non si faranno sconti sull’agenda delle cose da fare.
I Paesi Bassi confermano l’impostazione tedesca e la rinnovata aggregazione dei governi uniti da regole severe. “Dobbiamo guardare a un percorso di riduzione del debito credibile e ai giusti parametri di riferimento“, mette in chiaro Sigrid Kaag. “Questo è importante per noi”. Linee rosse olandesi che però si scontrano con oggettivi interrogativi sulle tempistiche. “I mercati ci guardano”, riconosce Kaag. C’è il senso dell’urgenza nelle parole di una ministra che invita a mettersi al lavoro. “Abbiamo impiegato il nostro tempo a discutere di scenari, adesso è tempo di negoziare invece di discutere”.
Se si respira questo senso di urgenza è perché indubbiamente ritardi preparatori nella messa a punto della proposta di riforma si sono registrati fin qui. La prima bozza è stata messa sul tavolo a novembre scorso, mentre le linee guida per il 2024 solo a inizio marzo di quest’anno. Consiglio e Commissione hanno iniziato ad accusarsi a vicenda sui ritardi nella tabella di marcia, facendo intuire che ora l’eventualità di ritrovarsi senza nuovo patto dall’1 gennaio 2024 non può essere esclusa.
Paolo Gentiloni prova mettere ordine. “Sono ottimista per definizione“, sottolinea il commissario per l’Economia. “Inoltre gli Stati membri sono consapevoli dell’importanza di trovare un accordo”.