Bruxelles – Fatta l’agenda politica per il sistema produttivo, adesso bisogna creare un tessuto industriale adatto allo scopo. La Commissione europea rimette mano quindi al sistema dei brevetti, per rendere le imprese innovative ancor più a prova di trasformazione e concorrenza straniera. In materia di proprietà intellettuale, l’esecutivo vara una proposta di ampia riforma dei brevetti, intesi ad essere davvero europei, liberi da barriere e frammentazioni ancora esistenti, a partire da ciò che riguarda la nuova priorità: il Green Deal.
Brevetti standard essenziali. Sono esattamente ciò che serve all’Ue per il grande cambiamento. Si vuole sostenere la sovranità tecnologica e la transizione digitale e verde, e qui la standardizzazione è un fattore chiave per l’innovazione industriale e la competitività. Presso l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) saranno realizzati un registro e un database unico per la tutto ciò che è ritenuto strategico. Connettività, reti ultraveloci, internet delle cose. Tutto quello che serve per la trasformazione tecnologico-digitale e le sue applicazioni in ambito sostenibile potranno passare da qui. L’Euipo sarà responsabile per il processo di determinazione delle royalty, ovvero il canone di licenza massimo consigliato per l’utilizzo di una tecnologia standardizzata. Previsto inoltre un meccanismo di risoluzione extragiudiziale delle controversie (noto come Frand) per determinare termini e condizioni di licenza equi, ragionevoli e non discriminatori.
Le nuove norme sui brevetti dell’Ue intendono aiutere le imprese, in particolare le Pmi, su cui grava un eccesso di burocrazia e per cui l’intervento del team von der Leyen intende offrire un ulteriore contributo. Così almeno viene presentata a Bruxelles la proposta di riforma normativa. Si vuole dare a quel tessuto industriale e al suo potenziale l’opportunità di sfruttare al massimo le loro invenzioni, a sfruttare le tecnologie più recenti e a contribuire alla competitività sostenibile e alla sovranità tecnologica dell’Ue.
Certificato di protezione supplementare (Cps). E’ il secondo intervento operato dall’esecutivo comunitario. Si tratta dell’estensione della durata di un brevetto fino a 5 anni per un prodotto farmaceutico umano o veterinario o un prodotto fitosanitario. Un intervento ‘di settore’, molto mirato e preciso, per prodotti, medicinali e fitosanitari, spesso il risultato di ricerche lunghe e costose. Attualmente un Cps è disponibile solo in alcuni Stati membri, dando vita ad un sistema frammentato, costoso e tortuoso. La Commissione intende creare un ufficio unico europeo, con database unico, dove poter fare richiesta e rientrare così dei costi di sviluppo e produzione attraverso la tutela estesa. Si stimano risparmi fino a 137mila euro per richiedente, e maggiore competitività. Perché attualmente un Cps in Europa può costare fino a 192mila euro, contro i circa tremila negli Stati Uniti e i 4.200 euro in Giappone. Un sistema che in Europa è dunque troppo oneroso, con aziende costrette a rinunciare alla protezione intellettuale, soprattutto se di dimensioni medio-piccole.
Licenza obbligatoria. E’ questo l’intervento in termine di armonizzazione e regole comuni a prova di crisi future e futuribili. La Commissione europea propone un meccanismo di ultima istanza che consente a un governo di autorizzare l’uso di un’invenzione brevettata senza il consenso del titolare del brevetto, aiuta a fornire l’accesso a prodotti e tecnologie chiave in tempi di crisi. In questo meccanismo emergenziale, un unico strumento europeo di licenza obbligatoria di consentirebbe una fornitura più rapida e in tutta l’Ue di beni critici protetti da brevetto in caso di shock per il mercato unico.
L’esecutivo comunitario torna ai tempi della pandemia, quelli della crisi sanitaria e del lockdown, per spiegare a titolo esemplificativo la portata della proposta. In caso di necessità di un determinato prodotto medico, si attiva il meccanismo di licenza obbligatoria. Quando si vede che il bene richiesto è protetto da brevetto, in assenza di accordo volontario l’Ue rilascia il suo permesso di vendita e diffusione. Il proprietario del brevetto viene remunerato, ma non può opporsi alla produzione del bene.
Il commissario per l’Industria, Thierry Breton, non ha dubbi: “Oggi stiamo modernizzando il nostro quadro per i brevetti standard essenziali, rendendolo più trasparente, favorevole alle piccole e medie imprese e pronto per l’economia di domani”. Spetterà a Consiglio e Parlamento Ue confermare o smentire il commissario. Le proposte adesso saranno al vaglio delle altre istituzioni. Breton comunque è convinto dell’impianto, concepito per rafforzare quello brevetto unitario in vigore dall’1 giugno di quest’anno.