Bruxelles – Ancora Twitter, ancora un arretramento sui principi e i valori dell’Unione Europea nella sfera online. “Questo è un altro segnale negativo da parte di Twitter, che non rende lo spazio informativo digitale più sicuro e libero dalla disinformazione e dall’influenza malevola del Cremlino“, è l’attacco della commissaria per i Valori e la trasparenza, Věra Jourová, commentando la notizia della nuova politica della piattaforma digitale sulla moderazione dei contenuti provenienti da organi di Stato e sulla promozione agli utenti in modo automatico.
“Per me questo è un segnale che Twitter sta venendo meno ai suoi impegni nei confronti del Codice anti-disinformazione”, ha proseguito la commissaria – proprio su Twitter – nella sua offensiva, parlando di “test fondamentale per dimostrare che l’azienda è seriamente intenzionata a rispettare il Codice e, in ultima analisi, la conformità con il Digital Services Act”. Secondo i recenti cambiamenti apportati dalla piattaforma del magnate sudafricano naturalizzato statunitense, Elon Musk, i media controllati da regimi autoritari come Russia, Cina e Iran e le agenzie di propaganda non saranno più etichettati come ‘media affiliato allo Stato’ e soprattutto non sarà più vietato che i loro contenuti siano promossi o consigliati automaticamente agli utenti. Due novità che hanno potenziato la capacità del Cremlino di diffondere propaganda e disinformazione sull’invasione dell’Ucraina.
Ciò che mette in allarme il gabinetto von der Leyen è la politica aggressiva di Musk da quando ha acquistato Twitter un anno fa. Da allora è stato depotenziato il sistema di verifica degli account, è stata licenziata buona parte del personale focalizzato sulla lotta alla disinformazione e Twitter è uscito dal programma di rendicontazione europeo sulla responsabilità delle Big Tech nella diffusione di notizie legate alla pandemia e alla campagna di vaccinazione.
Le altre preoccupazioni Ue su Twitter
Quella sulla propaganda russa è solo l’ultima di una lunga serie di preoccupazioni della Commissione Europea nei confronti di Twitter. A dicembre il gabinetto von der Leyen aveva minacciato sanzioni a seguito della sospensione arbitraria degli account di diversi giornalisti che si occupano di tecnologia e che erano stati molto critici nei confronti del nuovo proprietario Musk. Solo un mese prima la Commissione si era espressa contro la chiusura temporanea (ma al momento ancora in atto) dell’ufficio europeo a Bruxelles, in particolare per le conseguenze sul piano dell’implementazione del Codice di condotta Ue sulla disinformazione e della nuova legge sui servizi digitali (Digital Services Act) da parte della piattaforma statunitense. Ed è proprio su questi due file che l’esecutivo comunitario è particolarmente vigile.
Da novembre dello scorso anno l’azienda di Musk ha deciso di smettere di valutare la disinformazione legata al Covid-19, uscendo di fatto dal programma di rendicontazione europeo sulla responsabilità delle Big Tech nella diffusione di notizie legate alla pandemia e alla campagna di vaccinazione. Nel frattempo, in una videochiamata tra il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, e il magnate sudafricano naturalizzato statunitense, la Commissione ha messo in chiaro che Twitter “dovrà implementare politiche trasparenti per gli utenti, rafforzare in modo significativo la moderazione dei contenuti e affrontare la disinformazione“.
Si teme soprattutto che l’azienda non rispetti la nuova legge Ue sui servizi digitali, che rende responsabili le piattaforme per la diffusione di contenuti illegali e la disinformazione attraverso i social media. Dopo l’entrata in vigore alla fine dello scorso anno, proprio ieri (26 aprile) Twitter è stata inserita nella lista delle 19 piattaforme digitali che entro il 25 agosto devono adeguarsi agli obblighi previsti dal Digital Services Act. In caso contrario sono previste multe fino al 6 per cento del fatturato globale: nel 2021 il fatturato di Twitter è stato di circa 5 miliardi di dollari e la massima sanzione possibile si attesterebbe perciò attorno ai 300 milioni di dollari. “In Europa, l’uccellino [di Twitter, ndr] volerà secondo le nostre regole”, ha ribadito più volte il commissario Breton.
Un’ultima questione è quella legata al sevizio di abbonamento ‘Twitter Blue’ per la verifica degli account, diventata a pagamento (8 dollari al mese) da inizio dicembre. “Penso che potersi fidare della persona con cui si ha a che fare sia assolutamente essenziale in questi anni di disinformazione”, è stato il commento a caldo della vicepresidente della Commissione Ue responsabile per il Digitale, Margrethe Vestager. Tuttavia, “se Twitter avrà degli account falsi, penso che il suo modello di business sia fondamentalmente difettoso“, ha affondato la numero due di von der Leyen, dal momento in cui “se bisogna pagare per essere controllati e certificati, ma chiunque può essere te, c’è qualcosa di sbagliato”.