Roma – Sulla terza rata del Pnrr, Raffaele Fitto vede la luce in fondo al tunnel. Il ministro per gli Affari europei, nell’informativa al Parlamento, assicura che sulle criticità rilevate dalla Commissione Ue sugli obiettivi non raggiunti al 31 dicembre 2022 “si procederà in queste ore con l’invio di ulteriore documentazione in un confronto costante e propositivo” per raggiungere l’obiettivo di ottenere la tranche da 19 miliardi di euro, messa nel congelatore da Bruxelles. Il governo italiano ha fretta: “Come è evidente, nelle prossime ore si dovrà trovare una soluzione, anche perché si completa il mese individuato come ulteriore proroga” e dunque non ci sono più le prove di appello. Escono dal piano i progetti sul Bosco dello Sport di Venezia e il restyling dello stadio ‘Artemio Franchi’ di Firenze, mentre sul teleriscaldamento, altra milestone ‘bocciata’ dall’Europa, “sarà definito un percorso comune con la Commissione, per cui la non finanziabilità di alcuni interventi sarà superato con la pubblicazione di un nuovo bando concordato”.
Dopodiché si ripartirà per i nuovi target da raggiungere, ma senza rinunciare al negoziato per modificare le cose che, ad avviso di Roma, non vanno nel Pnrr. “Il lavoro che stiamo mettendo in campo è attento e certosino e ha come obiettivo quello di fare emergere con chiarezza le difficoltà che ci sono”, spiega Fitto alle aule di Palazzo Madama e Montecitorio. Sottolineando che l’intento “non è aprire un dibattito sui problemi”, ma “immaginare le soluzioni a quei problemi nei tempi previsti dai regolamenti europei”. Anche perché il governo Meloni ha come obiettivo finale “quello di raggiungere il risultato della spesa dell’intero programma”. Dunque, non rinunciando a un solo euro dei fondi europei. In questo senso “è necessario, oserei dire fondamentale, questo confronto con la Commissione Ue e con l’intero sistema delle autonomie locali e gli enti attuatori, per trovare e correggere oggi le criticità” evitando di dover arrivare al point break, quando nulla sarà modificabile.
“La proposta del governo – argomenta ancora il ministro – è quella di confrontarsi con la Commissione Ue, non per perdere gli interventi, come certe volte si legge drammaticamente, ma per capire quanti di questi non riusciranno a rispettare il target del 30 giugno per ragioni oggettive” e “quali di questi, pur non rispettando il target, possono essere oggetto di un confronto con l’Europa” in modo che “con una modifica intermedia” comunque se ne possa garantire “la realizzazione alla fine del programma”. Fitto cita un esempio per chiarire il suo ragionamento: “la sperimentazione dell’idrogeno per il trasporto stradale: il numero delle domande sono state inferiori alla disponibilità finanziaria. Che si fa in questo caso? Di chi è la colpa?”. Per questo “ci si siede con la Commissione europea” per ragionare sulle “difficoltà oggettive”.
Nel frattempo, l’attenzione si concentra sul nuovo capitolo: il RePowerEu. “Nella lettura degli obiettivi si ritrovano molte delle indicazioni programmatiche e delle scelte che il presidente del Consiglio Meloni ha fatto all’inizio della legislatura”, chiarisce sempre Fitto, facendo riferimento al ‘Piano Mattei’ con cui la premier vuole fare dell’Italia hub energetico dell’Europa, grazie alla posizione strategia nel Mediterraneo. Di punti di contatto ne individua almeno tre: la prima “è la possibilità di usare le risorse della Coesione fino al 7,5%, quindi la necessità di riallineare il RePowerEu come capitolo aggiuntivo del Pnrr, che lo modifica e implementa sulle politiche di coesione di coesione fino al 7% delle risorse”. Secondo: “‘utilizzo di 2,7 miliardi di euro, la cosiddetta quota Ets assegnata al nostro Paese”; infine “la verifica dell’utilizzo di queste risorse per gli obiettivi che il RePowerEu ha dei progetti non spendibili, che non possono concludere il loro iter a giugno del 2026”.
Nell’informativa alle Camere, Fitto si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe, dopo le polemiche delle ultime settimane. Soprattutto sul decreto di riorganizzazione della governance del Pnrr, su cui ha puntato molte delle sue fiches politiche. “Non c’è e non ci può essere, in maniera oggettiva, quella che da più parti ascolto come criticità, perché la fase di attuazione non c’è ancora stata”, risponde alle critiche. Annunciando che solo nella mattinata di oggi è stato firmato il Dpcm dalla Presidenza del Consiglio, una volta completato l’iter e pubblicato il decreto.