Bruxelles – Fino al 21 luglio, per la prima volta in Belgio, sarà possibile visitare una selezione di opere dalla Haukohl Family Collection, la più importante collezione privata di pittura barocca fiorentina fuori dall’Italia. Sir Mark Haukohl, statunitense di origini tedesche, con passione e dedizione ha collezionato opere del XVII e XVIII secolo fiorentino, finanziando anche molte ricerche d’archivio sul patrimonio culturale di epoca medicea. La città di Firenze, infatti, non è solamente legata al Rinascimento, ma nel XVII secolo ha visto svilupparsi ricerche ed espressioni molto interessanti che hanno dato vita ad uno stile barocco molto differente da quello romano.
Le caratteristiche principali del barocco fiorentino sono la morbidezza, l’umanità, la devozione semplice e a tratti malinconica, la poetica dell’emozione e l’importanza data alla rappresentazione dettagliata di tessuti pregiati.
La mostra, dal carattere intimo e raccolto, è divisa cronologicamente in tre sezioni e invita lo spettatore ad immergersi completamente nell’atmosfera barocca, esaltata anche dalle cornici, non sempre d’epoca, che accompagnano le opere.
La prima sezione presenta lavori di Jacopo da Empoli (1551-1640), Jacopo Vignali (1592-1664) e Mario Balassi (1604-1667), la prima generazione di pittori barocchi che ha unito l’eredità dello stile rinascimentale con le novità del nuovo secolo, tenendo comunque sempre a mente i principi della Controriforma individuati durante il Concilio di Trento.
La seconda parte dell’esposizione si concentra sui Dandini, famiglia fiorentina che ha formato tre generazioni di pittori. Cesare Dandini (1596-1657) ha risentito dell’eredità di Caravaggio e dei Carracci ma nelle sue opere troviamo i personaggi rivolti verso lo spettatore, tratto tipico del barocco fiorentino. Il fratello minore, Vincenzo (1609-1675), nel suo San Marco Evangelista si rifà molto alla pittura domenicana di Fra Bartolomeo ma l’attenzione per i tessuti è tipicamente fiorentina. Pietro Dandini (1646-1712) si lascia invece influenzare dalla pittura veneziana e dall’idea tipica di movimento.
La terza e ultima sezione della mostra si concentra principalmente su tre pittori che incarnano la “poetica dell’emozione” caratteristica del barocco fiorentino: Francesco Furini (1603-1646), Felice Ficherelli (1605-1660) e Onorio Marinari (1627-1716).
Al termine dell’esposizione troviamo anche l’opera Arlecchino e Colombina di Giovanni Domenico Ferretti (1692-1768). Qui la Commedia dell’arte e il soggiorno a Firenze del commediografo veneziano Carlo Goldoni influenzano un’opera che già si rivolge verso il XVIII secolo.