Bruxelles – 20 milioni di specialisti informatici, quanto l’intera popolazione della Romania, e l’80 per cento dei cittadini europei in possesso delle competenze digitali di base. L’asticella fissata dalla Commissione europea nella sua Bussola digitale per il 2030 è alta: al momento, sul territorio comunitario sono presenti solo 9 milioni esperti e per raggiungere quell’80 per cento mancano ancora 26 punti percentuali. Ma il 2023 è l‘anno europeo dedicato alle Competenze e l’esecutivo comunitario vuole imprimere un radicale cambio di marcia, necessario per sostenere l’agognata transizione digitale.
“Non avanziamo rapidamente quanto vorremmo, ma se vogliamo raggiungere gli obiettivi prefissati entro il 2030 dobbiamo accelerare il ritmo e dimostrare audacia”, ha dichiarato la commissaria Ue per l’Istruzione, Mariya Gabriel, annunciando l‘adozione di due proposte di raccomandazione del Consiglio, che si pongono l’obiettivo di sostenere gli Stati membri nel fornire ai cittadini europei “istruzione e formazione digitale di alta qualità, inclusiva e accessibile”. Le proposte affrontano le due principali sfide comuni individuate dalla Commissione e dai 27: la mancanza di un approccio globale all’istruzione e alla formazione digitale, e le difficoltà nel dotare le persone delle necessarie competenze digitali.
C’è da colmare un divario digitale reso ancor più evidente dalla crisi pandemica: la prima Raccomandazione invita i Paesi Ue a garantire l’accesso universale alla formazione digitale di qualità, attraverso “un coerente quadro di investimenti e la formazione degli insegnanti”. Per fare ciò non bastano i livelli di investimenti proposti fino ad ora dagli Stati Ue in infrastrutture e attrezzature, ma neanche nella produzione di contenuti educativi digitali, nella riqualificazione di insegnanti e personale scolastico, nel monitoraggio e nella valutazione delle politiche di istruzione digitale. Gabriel ha sottolineato a proposito come “un terzo degli studenti europei non raggiunge il livello di competenze digitali” richiesto nel mercato del lavoro.
Diversi livelli di competenze digitali all’interno di diversi fasce della popolazione: per l’esecutivo Ue è fondamentale che i sistemi nazionali di istruzione e formazione riescano ad affrontare queste differenze. Per farlo, la seconda Raccomandazione suggerisce ai Paesi membri di stabilire obiettivi incrementali e istituire interventi mirati per specifici “gruppi prioritari o difficili da raggiungere”. Inoltre, la proposta invita i 27 a sostenere l’informatica di alta qualità nelle scuole: è necessario che “l’informatica diventi centrale nei programmi di studio”, ha affermato la commissaria Ue.
La vicepresidente esecutiva, Margrethe Vestager, ha ricordato che, nei loro Piani nazionali di ripresa e resilienza, i Paesi membri “hanno previsto 23 miliardi di euro” destinati alle competenze digitali. “Abbiamo volontà politica, abbiamo i fondi, ora dobbiamo trasformare le nostre ambizioni in risultati pratici”, ha dichiarato Vestager. Per quanto riguarda l’Italia, riconoscendo “lo spazio importante” dedicato al digitale nel Pnrr, la commissaria Gabriel ha sottolineato la necessità di agire per migliorare la connettività delle zone rurali e isolate, attraverso “una maggiore sinergia tra le Regioni e tra Nord e Sud”.
Un’azione chiave della Commissione sarà facilitare il riconoscimento della certificazione delle competenze digitali in tutta l’Ue: è previsto a tal fine un progetto pilota, gestito dall’esecutivo Ue e da diversi Stati membri, per istituire un certificato europeo delle competenze digitali. Sulla base dei risultati del progetto, il certificato “sarà lanciato nel 2024”.