Bruxelles – Le multe si accumulano, giorno dopo giorno, e il conto per la Polonia è già salatissimo. Oltre mezzo miliardo di euro dal 27 ottobre 2021 a oggi – 526 milioni per l’esattezza – è quello che Varsavia deve pagare per non aver “ancora attuato pienamente” la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che 534 giorni fa l’aveva condannata a una multa giornaliera di un milione di euro per non aver sospeso le norme nazionali sulla sezione disciplinare della Corte Suprema, come richiesto da un’ordinanza del 14 luglio dello stesso anno.
È la Commissione Europea, attraverso il suo portavoce responsabile per la Giustizia e lo Stato di diritto, Christian Wigand, a rendere noto che l’esecutivo comunitario ha respinto la richiesta della Polonia di interrompere l’imposizione delle sanzioni giornaliere, dopo aver “analizzato attentamente le argomentazioni” contenute in una lettera inviata a Bruxelles il 3 novembre dello scorso anno. “La Commissione continua a ritenere che la Polonia non si sia ancora pienamente conformata all’ordinanza”, ha sottolineato il portavoce nel corso del punto quotidiano con la stampa, precisando che il commissario per la Giustizia, Didier Reynders, lo ha comunicato alle autorità polacche “la scorsa settimana”.
In ogni caso, va anche rilevato il fatto che non è la Commissione Ue a decidere quando l’imposizione di sanzioni giornaliere dovrà cessare, ma la stessa Corte di Giustizia dell’Ue, adibita alla valutazione nel merito dell’attuazione dell’ordinanza del 14 luglio 2021. L’esecutivo comunitario è invece responsabile dell’applicazione delle sanzioni, che vengono trattenute dai fondi del budget pluriennale Ue destinati allo Stato membro. Non a caso il portavoce del gabinetto von der Leyen ha precisato che “la Commissione è tenuta a continuare a chiedere alla Polonia il pagamento delle penalità giornaliere” da un milione di euro “fino a quando l’ordinanza non sarà stata annullata o modificata dalla Corte di Giustizia dell’Ue“. A questi fondi trattenuti si aggiungono poi i 568 milioni al momento congelati per le possibili violazioni dei principi dello Stato di diritto e dei diritti umani nella messa a terra dei rimborsi per le richieste di pagamento dei Fondi per gli Affari Interni.
Dal 3 novembre e per tutto il periodo di valutazione della richiesta di Varsavia la Commissione Ue ha sospeso momentaneamente le richieste di pagamento della multa giornaliera alla Polonia: “Si tratta di una prassi abituale quando riceviamo richieste di questo tipo nell’ambito di procedure di infrazione”, ha spiegato alla stampa Wigand, aggiungendo che la riscossione viene riavviata “se la Commissione ritiene che la violazione continui”. Ecco perché, sulla base di quanto risposto dal commissario Reynders alle autorità polacche, “le richieste di pagamento riprenderanno a breve, come di consueto, per dare attuazione” a quanto stabilito dalla Corte di Giustizia dell’Ue 534 giorni fa. Solo in questi cinque mesi e mezzo di valutazione a Bruxelles si sono accumulati 169 milioni di euro.
Il contenzioso legale tra Bruxelles e la Polonia
Il contenzioso legale tra Bruxelles e Varsavia è determinato da due sentenze della Corte Costituzionale della Polonia del 2021. La prima è del 14 luglio 2021, quando i giudici di Varsavia hanno respinto il regolamento comunitario che permette alla Corte di Giustizia dell’Ue di pronunciarsi su “sistemi, principi e procedure” delle corti polacche. La seconda è del 7 ottobre dello stesso anno, quando la Corte Costituzionale di Varsavia ha messo in discussione il primato del diritto comunitario, definendo gli articoli 1 e 19 del Trattato sull’Unione Europea (Tue) e diverse sentenze dei tribunali dell’Ue “incompatibili” con la Costituzione polacca. Al centro della contesa c’è la decisione di sospendere provvisoriamente le competenze della sezione disciplinare della Corte Suprema della Polonia, a causa di alcuni provvedimenti arbitrari contro magistrati non graditi alla maggioranza del governo di Mateusz Morawiecki.
Mentre la Corte di Giustizia dell’Ue condannava il Paese membro a pagare un milione di euro di multa al giorno, il 22 dicembre la Commissione ha adottato il primo passo della procedura di infrazione contro la Polonia, inviando la lettera di messa in mora. Di fronte all’insostenibilità della strada percorsa, il presidente della Polonia, Andrzej Duda, ha presentato nel febbraio dello scorso anno un disegno di legge per sostituire la contestata sezione disciplinare della Corte Suprema con un nuovo organismo, poi approvato a fine maggio dal Parlamento nazionale. Il 15 luglio la Commissione Ue ha inviato un parere motivato a Varsavia, per illustrare le carenze e le perplessità risalenti ancora alle due sentenze del 2021. Dopo aver visto respinto il proprio ragionamento con la riposta del governo Morawiecki il 14 settembre, il gabinetto von der Leyen ha deciso due mesi fa di seguire la strada delle aule di tribunale, deferendo la Polonia alla Corte di Giustizia dell’Ue.
A proposito del nuovo organismo che sostituisce la sezione disciplinare della Corte Suprema – la Camera di responsabilità professionale – per Bruxelles non si tratta di una garanzia sufficiente per fare sì che i giudici possano contestare lo status di un altro giudice senza rischiare un’azione disciplinare. Ecco perché il governo polacco sta cercando di sostituire la Camera di responsabilità professionale con un altro nuovo sistema disciplinare, ma la legislazione è stata rinviata dal presidente Duda alla valutazione della Corte Costituzionale.