Roma – Meno sport, meno salute. Benessere fisico, mentale, alimentazione e sport e come l’Unione europea cerca di conciliare questi aspetti puntando sulla prevenzione e la salubrità fisica e mentale sono stati al centro del primo panel dell’evento ‘Un nuovo approccio europeo alla salute e le ricadute per il sistema italiano’, organizzato da Withub, con la direzione editoriale di Eunews e Gea, che si è svolto oggi (13 aprile) presso lo Spazio Europa Experience di Roma.
Italiani popolo di sedentari
Oltre il 44 per cento degli italiani non pratica adeguata attività fisica, siamo il 4° peggior Paese a livello Ocse. Sono alcuni dei dati illustrati nel corso dell’evento attraverso una serie di infografiche illustrate nel corso a cura di Withub. Le ragioni sono diverse, da una questione culturale (il 27 per cento della popolazione non pratica sport perché non è motivato o interessato) a una questione di scarsi investimenti: l’Italia è il 16° Paese in Unione europea per spesa pubblica dedicata allo sport, con una media molto più bassa (0,46 per cento) rispetto alla media Ue (0,75 per cento) e a quella dei principali Paesi Ue, come Francia (0,91) e Germania (0,56 per cento).
L’Italia investe poco nello sport, ma un altro freno è rappresentato dalla carenza di infrastrutture e impianti sportivi. Nonostante il fatto che investire nello sport convenga in termini di impatto sul Pil (Prodotto interno lordo), la quota di investimenti per rilanciare le infrastrutture all’interno del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è pari a circa un miliardo di euro diviso tra scuole e impianti sportivi, circa lo 0,5 per cento dell’intero Pnrr che conta quasi 200 miliardi di euro per l’Italia.
Fare sport non è solo svago, ma anche e soprattutto una questione di salute. E il fatto che solo una quota minima del Pnrr sia dedicata all’attività è indicativo di come lo sport è percepito in Italia. “Lo sport è antidoto naturale al contrasto alla sedentarietà, che sta diventando uno dei mali del nostro tempo”, ha messo in guardia Marco Brunelli, Segretario generale FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio). Quello che è preoccupante è che è l’unico fattore di rischio che continua a crescere, mentre gli altri diminuiscono. Lo sport per definizione è naturale antidoto alla sedentarietà”, ha aggiunto. Ma una delle componenti più importanti da tenere a mente che rischia di frenare la diffusione delll’attività sportiva è quella comportamentale.
Gesti semplici come “salire le scale a piedi o fare 30 minuti di camminata veloce sono semplici azioni di attività fisica da integrare nelle nostre abitudini di salute, a cui poi aggiungere l’attività sportiva”, ha sottolineato Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, collegato in videocollegamento dall’evento. Un ruolo fondamentale nel benessere è quello dell’alimentazione “che deve essere variata ma non può essere una gabbia”. Necessario “costruire meccanismi con cui promuovere l’attività fisica” e secondo Brusaferro “la sfida del Pnrr è quella di progettare, ed è una sfida anche ambientale”. Riconosce che “l’Unione europea sta facendo qualcosa, ci sono vari programmi a sostegno” dello sport, che però rimane una competenza solo nazionale. Anche l’Italia sta facendo qualcosa “ma dobbiamo rendere sistematici i nostri interventi”, ha assunto.
Poche risorse, ma un altro tema è anche che molti dei soggetti beneficiari del Pnrr, come regioni e enti locali, “si trovano di fronte a un aumento dei costi e dunque c’è un rischia di non completare le opere” prevista dal piano di ripresa e resilienza. A sottolinearlo Giovanni Malagò, presidente del Coni, in un videomessaggio trasmesso nel corso dell’evento. Secondo Malagò però l’approccio del “Continente europeo sul ruolo dello sport che fa bene anche la salute” è quello giusto.
Come messo in luce da Luca Torresan, direttore Marketing e comunicazione di McFIT Italia
nei Paesi del Nord Europa “le percentuali delle attività nelle palestre sono più alte. L’Italia è ferma all’8 per cento, da anni”. Ma la differenza è data anche dal fatto che “gli altri Paesi danno incentivi ai cittadini a praticare fitness e alle aziende di favorire welfare nell’ambiente di lavoro”, ha spiegato. Il fitness è un antidoto naturale per la sedentarietà e dunque i cittadini dovrebbero poter detrarre fiscalmente l’abbonamento alla palestra nella dichiarazione dei redditi. Una popolazione più sana è un guadagno per tutti”.
I rischi della mancanza di investimento nelle attività fisiche sono state messe in evidenza da Michele Carruba, presidente Centro studi e ricerche sull’obesità dell’Università degli studi di Milano, che ha aperto i lavori del panel è l‘obesità ad essere uno dei problemi più importanti “della salute che colpisce l’Europa. Ci sono tante malattie che sono legate alla cattiva alimentazione, ma l’obesità è la madre delle malattie legate alla cattiva alimentazione e che colpisce più del 30 per cento della popolazione”, ha affermato. Non solo un problema estetico, ma una “malattia recidivante a cui stare attenti in tutta la vita”. Secondo le stime presentate sono circa 13 miliardi euro per i costi dell’obesità sul sistema sanitario italiano e secondo Carrubba “non fare niente costa di più che fare qualcosa”, ha messo in guardia.