Bruxelles – Migranti, patto di stabilità, energia e competitività. Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha iniziato il suo tour europeo (e non), in vista della presidenza di Madrid che sarà di turno alla guida dell’Ue dal primo luglio al 31 dicembre. E oggi (5 aprile) ha fatto tappa anche a Roma per cercare la sponda della premier Meloni su alcuni dossier che saranno al centro della presidenza di Spagna, dalla riforma della governance (di cui una proposta della Commissione europea è attesa a stretto giro), alla riforma “urgentissima” del mercato elettrico europeo, passando anche dal fare progressi sul Patto per le migrazioni e l’asilo fermo ai negoziati interistituzionali.
Come è accaduto lo scorso anno per il francese Macron, anche per Sanchez la presidenza di turno dell’Ue coinciderà con le elezioni legislative (a dicembre) e quindi sarà una doppia sfida: quella di portare avanti una serie di dossier delicati a livello europeo (con l’ottica di chiuderli), raccogliendo consenso e non perdendolo. Dopo il viaggio in Cina della scorsa settimana (che ha preceduto quello di domani della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e del presidente francese, Emmanuel Macron), Sanchez ha incontrato questa mattina la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi, definendo “fondamentali” i rapporti tra Roma e Madrid.
La ragione della visita è sintetizzata dallo stesso Sanchez ed è quella di “condividere le priorità della presidenza Ue, gli obiettivi sono allineati fanno parte delle principali interessi e preoccupazioni” di entrambi i Paesi. A partire dalla gestione dei flussi migratori, è da lì che Sanchez inizia a parlare in conferenza stampa perché è il dossier europeo più caro al governo Meloni. E le dichiarazioni alla stampa al termine del bilaterale è l’occasione per la premier per ribadire che l’Europa in una fase così “delicata deve dare risposte efficaci ed immediate” sull’immigrazione.
“L’Europa guarda con molta più attenzione ai confini esterni, conveniamo che” al Consiglio europeo di giugno “da parte della Commissione ci sia uno stato di avanzamento sulle iniziative concrete a partire dai finanziamenti e dal trovare soluzioni strutturali con i paesi del Nord Africa”, ha chiarito. Dopo il Vertice Ue del 23 e 24 marzo, in cui il tema è stato appena accennato, i capi di stato e governo torneranno sul punto anche al Summit del 29 e 30 giugno a Bruxelles.
Il leader di Spagna – che con l’Italia condivide il fatto di essere uno dei cosiddetti Paesi di primo ingresso – riconosce che a Bruxelles un passo avanti importante è stato già fatto “perché alcuni Paesi hanno riconosciuto che l’immigrazione irregolare non è solo un problema italiano, o maltese o spagnolo (o di uno solo dei paesi di primo ingresso) ma è un problema europeo e richiede una risposta europea”. Per Madrid alla guida dell’Ue la sfida sarà trovare convergenza politica tra i Ventisette per trovare un accordo ma “anche risorse economiche per far fronte all’immigrazione illegale”. Priorità del semestre – ha chiarito ancora – sarà rafforzare il principio di solidarietà per i Paesi di primo ingresso, da affiancare al principio di responsabilità.
Sanchez: “Riforma patto stabilità entro il 2023”
Convergenza anche sulla prospettiva di chiudere un accordo sulla riforma del Patto di stabilità e crescita entro la fine dell’anno, dunque entro la fine del semestre spagnolo. La Commissione europea dovrebbe presentare a giorni la proposta, verosimilmente dopo la pausa per Pasqua. Per Meloni – come spesso ripete – la priorità è quella di una riforma che punti più sulla crescita che sulla stabilità, tanto che torna a insistere sul fatto che “non ci siano due pesi e due misure: come si è andiamo velocemente sugli aiuti di stato, confidiamo la stessa velocità sulla flessibilità su utilizzo fondi esistenti e sul fondo sovrano per sostenere industrie europee”. Aggiunge poi che “tutti auspichiamo la riforma del patto di stabilità e crescita entro quest’anno, dando alla crescita sufficiente attenzione, lavoreremo insieme per questo obiettivo”, ha detto la premier. E su questo anche il governo di Madrid è allineato, chiedendo di ridefinire le regole fiscali già quest’anno “senza aspettare il 2024 o il 2025. Siamo totalmente allineati sulla necessità di riformare le regole fiscali entro la scadenza dell’anno”, ha detto Sanchez.
Il tema che però è più a cuore della Spagna è quello energetico, da ben prima dell’inizio della guerra di Russia in Ucraina che tra le altre cose ha causato un’impennata dei prezzi dell’energia. La riforma del mercato elettrico è invece uno dei dossier europei che forse sta meno a cuore al governo Meloni, dopo la battaglia del suo predecessore Mario Draghi (insieme alla Francia e alla Spagna) per chiedere a Bruxelles una riforma del mercato elettrico che fosse realmente strutturale. E che strutturale invece non è, perché la Commissione ha optato per una proposta più timida, sprovvista del disaccoppiamento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas richiesta da Draghi, Macron e Sanchez.
Per Sanchez stabilizzare i prezzi dell’energia è un modo per sviluppare anche la competitività dell’industria europea, in un momento in cui l’Unione europea sta riflettendo sulla competitività delle proprie industrie di fronte alla concorrenza della Cina e degli Stati Uniti (e del loro piano di sussidi verdi da 370 miliardi di dollari, l’Inflation Reduction Act).”La competitività oggi risiede nella possibilità di avere prezzi economici dell’energia. Oggi questi costi non sono accettabili. Abbiamo chiesto una riforma del mercato elettrico europeo già prima della guerra. Dobbiamo fare una riforma su come viene deciso il prezzo dell’energia in Europa, rappresenta una grossa minaccia di deindustrializzazione dell’Europa. La riforma è urgentissima”, ha detto Sanchez. Chiarendo, dunque, che la riforma del mercato sarà una delle principali priorità dell’agenda semestrale di Madrid.