Bruxelles – Lo Stivale come “piattaforma dell’idrogeno verde in Europa“. Grazie a una caratteristica netta, la sua posizione geografica, che può renderla l’avamposto della transizione energetica nel vecchio Continente. Secondo Francesco La Camera, Direttore Generale dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (Irena), l’Italia non potrà che essere protagonista dell’approvvigionamento di idrogeno pulito per i 27 Paesi membri, perché è “un ponte naturale dell’Europa verso l’Africa”, il più grande bacino “di idrogeno verde al mondo”.
La Camera, in un’intervista concessa all’agenzia Gea, del gruppo Withub come Eunews, sindice convinto che la partita per accelerare il passo verso la transizione energetica si giocherà sulle infrastrutture: “La Snam (Società Nazionale Metanodotti, ndr) dice che con poche correzioni le pipeline esistenti possono essere adattate per trasportare idrogeno. C’è poi il progetto di un elettrodotto sottomarino che attraverso Cipro raggiunga l’Italia. È un altro modo per prendere energia prodotta in Africa e portarla in Europa – spiega il direttore generale -. Ritengo che i Paesi del Golfo, l’Arabia Saudita, gli Emirati sono prontissimi a dare all’Europa tutto l’idrogeno verde di cui hanno bisogno ma occorre la logistica e l’Italia è in una posizione straordinaria per svolgere questo ruolo”.
Un Piano Marshall per le infrastrutture in Africa
Investire nella produzione di energie rinnovabili nel continente africano potrebbe innescare un circolo virtuoso capace di portare sviluppo e benessere al di là del Mediterraneo. Una mossa win-win. “Il riequilibrio fra Paesi sviluppati e in via di sviluppo è importante: se si crea ricchezza e capacità di vivere in maniera decente il problema delle migrazioni può essere attenuato o addirittura invertito”, sostiene La Camera.
“Bisogna riscrivere le regole della cooperazione, abbandonare l’approccio predatorio nei confronti dei Paesi in via di sviluppo e riuscire a costruire una industria verde in quei Paesi. Anche per la catena di offerta per la transizione energetica – aggiunge – sarebbe importante ridurre la dipendenza da una sola fonte, riuscire a decentralizzare in modo che ci sia più mercato e che si crei sviluppo per l’Africa e il Sud Est asiatico, in modo che si traduca in un bilanciamento tra Paesi ricchi e poveri”.
Un piano di investimenti mastodontico, delle dimensioni dello storico piano statunitense per la ricostruzione dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale. “Come l’Europa ha ricostruito la propria economia grazie al Piano Mashall – spiega La Camera – l’Africa avrebbe bisogno di un Piano Marshall, un intervento importante, noi diciamo del sistema multilaterale e bancario, per costruire le infrastrutture di cui hanno bisogno. L’Africa è una power house dell’idrogeno verde, ma ha pochissimi porti che possono consentire lo smercio sotto forma di ammonio, anche il mercato regionale non può essere alimentato. Occorre costruire tutte le strutture”.
Elettrico o idrogeno? Il dilemma sulla mobilità urbana e sulla lunga distanza
La Camera si inserisce nell’acceso dibattito sulle fonti da privilegiare per rincorrere il mantra della mobilità sostenibile: “Quello che è certo dal punto di vista analitico è che l’elettrico, sulla mobilità in città, è il modo più conveniente e più pulito per portarci a spasso. Questo è difficilmente controvertibile”. Ma secondo il direttore generale di Irena anche l’idrogeno può avere un ruolo chiave: “Sulla lunga distanza l’approccio può essere diverso. Oltre i 1.200 chilometri di servizio l’idrogeno può essere importante, anche sulle navi e sugli aerei”.