Bruxelles – In vino veritas, soprattutto al Vinitaly. Da Verona, da una delle più grandi manifestazioni enologiche al mondo, arriva una spinta al rafforzamento dei rapporti tra Italia, Unione Europea e Balcani Occidentali, con l’obiettivo di rendere più salda non solo l’integrazione tra i sei Paesi della regione, ma anche il percorso di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia nell’Ue. “Questa presenza congiunta dimostra che non si tratta di un’iniziativa politica ma economica, basata sulla buona volontà e sulle relazioni di buon vicinato”, hanno commentato i premier albanese, Edi Rama, e macedone, Dimitar Kovacevski, e il presidente serbo, Aleksandar Vučić, presentando ieri (2 aprile) i risultati del progetto regionale Open Balkan.
“Questa cooperazione regionale non solo aiuta i nostri cittadini nei rispettivi Paesi, ma anche tutte le imprese a posizionarsi a livello internazionale in una delle più grandi fiere del mondo”, ha sottolineato il primo ministro macedone, esortando anche gli altri tre Paesi che ancora non hanno sottoscritto l’iniziativa a farlo quanto prima: “Non c’è motivo perché non si uniscano a Open Balkan, insieme siamo sempre più forti“. Il progetto è nato ufficialmente il 29 luglio 2021, con gli accordi per rafforzare la cooperazione regionale e la creazione di una zona di libero scambio basata sulle stesse libertà dello spazio Schengen (libertà di circolazione di merci, persone, capitali e servizi) firmati nel dicembre dello stesso anno. “Abbiamo parlato di sicurezza alimentare, di armonizzazione delle carte elettroniche e di ultimazione del processo di garanzia dei permessi di lavoro, è la base della nostra cooperazione economica”, gli ha fatto eco il presidente serbo.
L’invito ai tre leader balcanici è stato promosso dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Perché non si tratta solo di “tante opportunità per le aziende italiane nei Balcani, anche nel settore vinicolo”, ma soprattutto di una strategia di più ampio respiro da parte di Roma per stabilizzare la regione, basata su “crescita economica e internazionalizzazione”. Il ministro Tajani ha fatto esplicito riferimento alla Conferenza di Trieste dello scorso 24 gennaio, in cui è stato rilanciato “l’impegno politico e la nostra cooperazione economica, commerciale, culturale e scientifica” con i Paesi partner che hanno intrapreso il percorso di avvicinamento all’adesione Ue. E la cornice del Vinitaly non è casuale in questo contesto: “È un grande evento, non solo per il vino italiano, ma anche per le nazioni nostre amiche“, ha puntualizzato di fronte alla stampa prima del vertice a quattro a Bardolino (sul Lago di Garda) sulla promozione del settore agroalimentare come strumento di sostegno all’economia della regione: “Quello che proviene dai Balcani è un buon vino, è importante rinforzare la nostra cooperazione attraverso le nostre identità e vogliamo questi Paesi parte dell’Unione Europea“.
Un impegno rafforzato anche dall’incontro della prima ministra italiana, Giorgia Meloni, oggi (3 marzo) sempre a Verona, sempre al Vinitaly, con il premier Rama e il presidente Vučić. “Meloni ci vuole ascoltare e per questo le siamo grati”, ha voluto sottolineare il leader serbo ai giornalisti dopo l’incontro, con particolare riferimento alla questione del non-allineamento di Belgrado alle sanzioni internazionali contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina: “L’Italia resta uno dei più importanti partner che investono nel nostro Paese, anche sotto l’aspetto politico“. Vučić ha annunciato di attendersi una visita della premier italiana nella capitale serba entro la fine dell’anno, anche per fare il punto del partenariato commerciale con il terzo Paese per import-export dopo Germania e Cina.
Il vertice ministeriale sui Balcani Occidentali di Roma
Al rafforzamento dei rapporti sul piano economico, politico e commerciale è seguito a strettissimo giro quello diplomatico. Non a Verona, ma a Roma, dove si è svolto il vertice ministeriale degli Esteri dei sei balcanici, presieduto da Tajani e alla presenza del commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, e il ministro degli Esteri svedese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Tobias Billström. Un appuntamento che rientra nella stessa strategia del governo italiano di “rafforzare la nostra presenza nei Balcani”, ha precisato il titolare della Farnesina, annunciando che – dopo il Business Forum Italia-Serbia di Belgrado dello scorso 21 marzo – sarà fatto lo stesso a Roma con il Kosovo “entro il 2023”. Si lavora anche a un vertice a tre Italia-Slovenia-Croazia “prima dell’estate” e a uno in Puglia con Macedonia del Nord, Bulgaria e Albania “sul corridoio 8 della rete Ten-T”. Fino a un’altra ministeriale a Roma come quella di oggi “entro la fine dell’anno” per fare il punto dei progressi dei Paesi della regione balcanica nel percorso politico ed economico verso l’Ue: “Ci sono stati ritardi da parte dell’Europa, ora bisogna recuperare il tempo perduto e la nostra volontà è sostenere l’adesione nei tempi più rapidi possibili”, ha aggiunto Tajani.
Da parte della Commissione Ue il titolare per la Politica di vicinato e l’allargamento Várhelyi ha “esortato tutti i partner a portare avanti le riforme chiave necessarie per una reale integrazione della regione“, con un particolare apprezzamento all’iniziativa italiana che ha reso possibile “una riunione costruttiva”. Nel suo intervento con un videomessaggio la premier Meloni ha ribadito che “la strada migliore per la piena stabilizzazione dei Balcani è quella di ancorare definitivamente la regione alla famiglia europea“. Il ruolo di primo piano dell’Italia è evidente già a partire dal fatto che “siamo il primo contributore europeo alla sicurezza della regione con le missioni Kfor [Kosovo Force, la forza militare internazionale guidata dalla Nato, ndr] ed Eufor Althea [la missione militare Ue in Bosnia ed Erzegovina, ndr] e intendiamo proseguire in questa direzione con la massima determinazione”. Sul piano politico lo scorso anno Roma ha sostenuto “con convinzione” l’apertura dei negoziati di adesione con Albania e Macedonia del Nord e la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue alla Bosnia ed Erzegovina. Mentre sul piano economico “l’Ue e i suoi Stati membri hanno messo a disposizione importanti risorse economiche, ora è fondamentale attuare efficacemente il Piano economico e di investimenti“, con l’obiettivo di “accelerare l’integrazione nel Mercato Unico“, ha messo in chiaro Meloni.