Bruxelles – Ormai in Bulgaria non si guarda più al partito vincitore delle elezioni, né al secondo classificato, ma quasi solo alla forza che più ha guadagnato punti percentuali rispetto alla tornata precedente. Solitamente, solo qualche mese prima. L’appuntamento elettorale di ieri (2 aprile), il quinto in due anni esatti, non ha fatto eccezione, con le due formazioni più consolidate che si ritrovano appaiate attorno al 25 per cento dei voti, e una forza nazionalista e filo-russa in ascesa sulla scena politica del Paese membro Ue più instabile.
Quando ormai è quasi ultimato il conteggio dei voti, secondo i dati diffusi dalla commissione elettorale il partito conservatore Gerb (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria) dell’ex-premier, Boyko Borissov, è ancora la prima forza nel Paese, con il 26,47 per cento delle preferenze. Al secondo posto, con il 24,96 per cento, il partito liberale e anti-corruzione Continuiamo il cambiamento dell’ultimo primo ministro ufficialmente in carica, Kiril Petkov. Era successa esattamente la stessa cosa alle elezioni del 2 ottobre, quando la vittoria di Pirro di Borissov non era bastata per assicurare la formazione di un governo. A differenza di sei mesi fa va però registrata l’avanzata dei nazionalisti filo-russi e anti-europeisti di Vazrazhdane (Rinascita), che hanno conquistato il 14,39 per cento delle preferenze e il terzo posto assoluto (+4,21 punti percentuali rispetto all’ottobre dello scorso anno), scavalcando il Movimento dei Diritti e delle Libertà (centrista, che rappresenta gli interessi della minoranza turca), in calo al 12,96. Continua ad arretrare anche il Partito Socialista Bulgaro (Bsp) all’8,95 per cento, il risultato peggiore di sempre, mentre dovrebbero tornare a occupare seggi all’Assemblea Nazionale i populisti di C’è un popolo come questo (Itn) dopo sei mesi di attività extra-parlamentare (in leggera ripresa al 4,16, ma lontanissimi dalle percentuali del trionfo del luglio 2021).
Per la Bulgaria i primi segnali di rafforzamento dei nazionalisti filo-russi potrebbero però rappresentare finalmente un momento di svolta per il futuro del Paese, dopo due anni di paralisi politica. L’instabilità dei governi è stata causata principalmente dall’incapacità di dialogo tra le maggiori forze in Parlamento e dall’ostruzionismo reciproco nello scendere a patti con gli altri partiti per governare il Paese. Di fronte a un partito che sta facendo campagna attiva contro l’ingresso della Bulgaria nell’Eurozona e che non fa segreto dell’attrazione verso il Cremlino, potrebbe crearsi nelle prossime settimane un collante sufficiente tra Borissov e Petkov per dare alla luce a una coalizione europeista e atlantista, concentrata sull’adozione delle riforme necessarie per accedere sia alla zona euro sia allo Spazio Schengen, ma anche per la messa a terra dei 6,27 miliardi di euro in sovvenzioni previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Due anni di instabilità politica in Bulgaria
Quanto registrato fino a ieri in Bulgaria è un costante voto di protesta contro la corruzione nel Paese, incarnata principalmente da Gerb e da Borissov, quasi ininterrottamente dal 2009 al 2021. Già alle elezioni del 4 aprile 2021 i conservatori si erano confermati come prima forza, ma in uno scenario politico estremamente frammentato. Dopo tre mesi di negoziati falliti per la formazione di un esecutivo, il presidente Radev aveva deciso il ritorno anticipato alle urne: la propaganda anti-sistema aveva premiato il movimento populista C’è un popolo come questo, fondato dallo showman Slavi Trifonov alle elezioni dell’11 luglio. Dopo altri quattro mesi di trattative fallimentari tra i partiti, il presidente Radev era stato costretto a convocare nuove elezioni anticipate per novembre dello stesso anno.
Il 14 novembre 2021 un quarto delle preferenze erano andate al partito anti-corruzione Continuiamo il cambiamento, scavalcando i conservatori di Gerb e relegando nell’ombra i populisti di Trifonov. Con l’appoggio di queste due forze Petkov era stato nominato premier, per la prima volta con un senso di stabilità e programmazione per il futuro del Paese: sotto la sua guida sono stati portati avanti i colloqui con la Macedonia del Nord per superare la disputa identitaria che bloccava da dicembre 2020 l’apertura dei negoziati per l’adesione di Skopje all’Ue. Proprio questo impegno è stato fatale a Petkov, anche se non gli ha impedito di portare a compimento la revoca del veto. Prima il partito di Trifonov è passato all’opposizione e poi, il 22 giugno 2022, il governo è stato sfiduciato con una mozione presentata da Gerb. Dopo un giro di consultazioni inconcludenti si è tornati al voto a ottobre, con il nuovo primo posto dell’ex-premier Borissov ma la solita incapacità di raggiungere un accordo di governo tra i partiti.