Bruxelles – Forniture di gas naturale liquefatto (GNL) statunitense all’Europa per 50 miliardi di metri cubi nel 2023, riduzione delle emissioni di metano e risparmio energetico con misure di efficienza. Sono tre le priorità per il 2023 sui cui si concentrerà la task force congiunta Ue-Usa sulla sicurezza energetica, nata il 25 marzo di un anno fa nel pieno della crisi scaturita dalla guerra della Russia in Ucraina. Una task force che per l’Unione europea ha significato soprattutto un aumento delle forniture di gas e gas liquefatto, di fronte ai tagli alle forniture da parte di Mosca, che oggi fa il punto di quanto raggiunto e guarda al futuro della cooperazione.
Nel 2022 gli Stati Uniti hanno esportato nell’Ue 56 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto (Gnl), rispetto ai 22 miliardi di metri cubi del 2021. Più dell’obiettivo di 15 miliardi di metri cubi di gas concordato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e dal presidente Usa, Joe Biden, un anno fa. E ora, per il 2023, Washington si impegna a esportarne altri 50 miliardi di metri cubi al Vecchio continente. I dati emergono dal rapporto pubblicato dalla Commissione europea e dagli Stati Uniti sui risultati di un anno di attività della task force. L’Unione europea è stata la principale destinazione delle esportazioni statunitensi di gas naturale liquefatto (GNL) lo scorso anno, rappresentando oltre il 52 per cento delle forniture.
La task force – si legge nel documento – “continuerà a lavorare per mantenere un livello elevato di forniture di GNL statunitense all’Europa nel 2023, pari ad almeno 50 miliardi di metri cubi. Ciò è necessario data la difficile situazione degli approvvigionamenti e la necessità di garantire il riempimento degli stoccaggi per il prossimo inverno 2023-24”. Gli Stati dell’Unione europea sono obbligati entro il primo novembre 2023 ad avere gli stoccaggi di gas pieni al 90 per cento della capacità e quindi deve necessariamente fare affidamento su fornitori diversi dalla Russia.
Il rapporto è stato pubblicato oggi, alla vigilia della riunione ministeriale del Consiglio Energia Ue-Usa, che si terrà nella capitale belga e sarà co-presieduto dall’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, e la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, insieme al segretario di Stato americano Antony Blinken e il vice segretario americano per l’Energia, David Turk. Al centro dei colloqui ci saranno le prospettive per il prossimo inverno, compresa la situazione in Ucraina e Moldavia, e come accelerare la decarbonizzazione attraverso le tecnologie energetiche pulite e il risparmio energetico. Sul tavolo anche la piattaforma energetica dell’Ue per gli acquisti congiunti, che a maggio dovrebbe lanciare le prime gare d’appalto congiunte attraverso lo strumento di aggregazione della domanda (AggregateEU), che saranno aperte a tutti i venditori di gas non russi. Bruxelles ha cercato per mesi di attirare l’industria statunitense per le forniture di gas e GNL statunitense in Europa.
La ministeriale arriva anche in un momento particolarmente teso dei rapporti tra Bruxelles e Washington, da quando l’amministrazione statunitense ha varato il vasto piano di sussidi verdi da quasi 370 miliardi di euro, l’Inflation Reduction Act (Ira) che Bruxelles teme possa svantaggiare le imprese dell’Ue. La risposta europea è un Piano industriale per il Green Deal, ma Bruxelles sta negoziando con Washington per ottenere altri vantaggi fiscali. Ha già ottenuto che l’industria automobilistica europea abbia accesso al mercato statunitense e alle agevolazioni fiscali degli Stati Uniti per i veicoli elettrici aziendali in leasing con cui veicoli europei potranno beneficiare degli stessi vantaggi fiscali previsti per le auto made in Usa. Ora sta cercando di finalizzare un accordo come sui veicoli in leasing sulle materie prime critiche utilizzate per la produzione delle batterie, in modo che minerali estratti e lavorati nell’Unione Europea siano trattati allo stesso modo di quelli provenienti da Canada e Messico, attraverso un accordo di libero scambio. L’Ira prevede fino a un massimo di 7.500 dollari di incentivi per le batterie elettriche, di cui 3.750 riguardano i minerali e 3.750 il resto della componentistica. Per la quota relativa ai minerali, quindi il 50%, anche le batterie prodotte in Europa potrebbero avvalersi degli incentivi fiscali americani.