Bruxelles – Nessuna domanda (finora) in Europa per immettere nel mercato unico carne coltivata in laboratorio, quella che nel dibattito pubblico viene chiamata ‘carne sintetica’ anche se sintetica non lo è. Ma se anche una richiesta ci fosse, trattandosi di uno dei cosiddetti ‘nuovi alimenti’ la sua autorizzazione al commercio nell’Ue sarebbe subordinata a una attenta valutazione di sicurezza da parte di Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare.
Questo ha chiarito il portavoce della Commissione europea per la salute, Stefan de Keersmaecker, durante il briefing quotidiano con la stampa a Bruxelles, rispondendo a chi gli ha chiesto conto del disegno di legge approvato lo scorso 28 marzo dal governo italiano per vietare la produzione e la vendita di “alimenti e mangimi sintetici”, fortemente voluto dal ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida. Un provvedimento su cui – ha chiarito Bruxelles – la Commissione europea “non ha ricevuto richieste una notifica da parte dell’Italia”.
La norma è motivata da Palazzo Chigi dal momento che “nel rispetto del principio di precauzione, le norme intendono tutelare la salute umana e il patrimonio agroalimentare attraverso il divieto di produzione e commercializzazione di alimenti sintetici”, si legge nella nota diramata da Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri, prevedendo sanzioni in denaro per chi non rispetta le norme. Il portavoce per la salute ha chiarito ancora che sia carne coltivata in laboratorio sia l’assunzione di proteine da insetti sono esempi di cosiddetti ‘nuovi alimenti’ (novel food, ndr), come vengono definiti quei cibi che non sono stati consumati “in modo rilevante” prima del maggio 1997. La categoria comprende nuovi alimenti, alimenti da nuove fonti, nuove sostanze utilizzate nei prodotti alimentari nonché nuove modalità e tecnologie per la produzione di alimenti.
Per “noi è importante che i consumatori abbiano libera scelta su cosa mangiare. Quello che possiamo fare a livello europeo è garantire che questi prodotti siano sicuri e non ci siano pericoli per la salute umana con valutazione estremamente rigida da parte dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare). E al momento a livello europeo non abbiamo ricevuto alcuna richiesta di autorizzazione all’immissione sul mercato di carne coltivata”, ha chiarito ancora, come a dire che la mossa in avanti del governo Meloni al momento è molto più che prematura su un dibattito ancora poco avviato.
Carne in vitro o coltivata, che tecnicamente non è sintetica. Ma sono tutti modi per riferirsi alla carne prodotta artificialmente in laboratorio, attraverso l’impiego di cellule staminali lavorate. A fine 2020 erano almeno ottocento le aziende nel mondo a produrre queste “alternative alla carne” a partire dalle proteine vegetali e almeno 90 che lavorano sulle cellule in vitro. Siamo nella fase espansiva di questo processo ma la carne prodotta artificialmente in laboratorio ancora non è commercializzata da nessuna parte. Anche se lentamente il dibattito si sta trasferendo dagli Stati Uniti all’Unione Europea, che essere il luogo adatto per avviare una discussione trasparente su limiti e opportunità di queste nuove tecnologie, soprattutto in chiave di riduzione delle emissioni di CO2 derivanti dall’allevamento e anche sul trattamento degli animali stessi.