Bruxelles – L’inflazione continua a scendere, e lo fa a ritmi sostenuti. Tra febbraio e marzo l’indice del caro-vita nell’eurozona si riduce di 1,6 punti percentuali, passando da 8,5 per cento al 6,9 per cento. Le stime preliminari diffuse da Eurostat mettono in risalto come il dato dipenda esclusivamente dalla frenata dei costi dell’energia, che registrano un -2,2 per cento in un solo mese, segno che fin qui le politiche dell’Unione europea contro il caro-bollette stia producendo effetti. Tutti gli altri panieri di riferimento continuano invece a segnare rialzi.
Guardando alle principali componenti dell’inflazione nell’area dell’euro, i prodotti alimentari, alcolici e tabacco dovrebbero registrare il tasso annuo più elevato a marzo (15,4 per cento rispetto al 15 per cento di febbraio, +0,4 punti percentuali). A questo si aggiungono i rincari dei servizi (5 per cento rispetto al 4,8 per cento di febbraio, +0,2 pp).
Dunque la situazione, nel complesso, potrebbe essere tale da suggerire che il problema dell’alta inflazione è ancora lontano dall’essere risolto e la curva di crescita invertita. Del resto la presidente della Bce, Christine Lagarde, è stata chiara in merito: non si ravvede un’evidenza chiara in tal senso, e l’orientamento a Francoforte resta lo stesso seguito finora, quello di continuare ad aumentare i tassi di interesse.
#Inflazione in netto calo nella zona Euro. Buona notizia! Ma l’inflazione di base resta alta, spinta da alimentare e servizi https://t.co/qX9Nnzq6e6
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) March 31, 2023
Anche il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, sembra condividere gli stessi timori nutriti da Lagarde e il suo staff. Perché il componente italiano dell’esecutivo comunitario esulta, ma fino a un certo punto. “L’inflazione in netto calo nella zona euro è una buona notizia! Ma l’inflazione di base resta alta””.
Le stime preliminari di marzo vedono, tra le principali economie dell’eurozona, l’Italia rispondere all’andamento generale. Nel Paese l’inflazione attesa è all’8,2 per cento (rispetto al 9,8 per cento di febbraio, -1,6 punti percentuali). Anche in Germania e Francia si registrano ribassi, anche se di portata inferiore alla media (rispettivamente -1,5 pp, al 7,8 per cento, e -0,7 pp, al 6,6 per cento). Da notare i dato spagnolo, dove in un mese si passa 6 per cento al 3,1 per cento, un ribasso di quasi tre punti percentuali.