Bruxelles – Con buona pace dell’ala dei conservatori europei, l’Eurocamera si schiera con i sindaci progressisti delle maggiori città italiane: nella risoluzione legata alla relazione annuale sullo Stato di diritto in Ue, arriva la ferma condanna alle “istruzioni impartite dal governo italiano al comune di Milano di non registrare più i figli di coppie omogenitoriali”, e l’invito a “revocare immediatamente tale decisione“.
Dopo il blitz del sindaco della metropoli lombarda, Beppe Sala, che ieri (29 marzo) ha denunciato al Parlamento europeo l’indicazione con cui il Ministero dell’interno ha chiesto alle prefetture italiane di interrompere le registrazioni dei figli delle famiglie arcobaleno, si è tenuto un dibattito sul tema alla sessione plenaria in corso a Bruxelles: complice l’orario – il dibattito è cominciato intorno alle ore 20- l’aula era quasi vuota, fatta eccezione per le delegazioni dei partiti italiani e di pochi altri, che si sono resi protagonisti di un feroce scambio di accuse reciproche.
Lo scontro tutto italiano al dibattito sulle famiglie arcobaleno
Da una parte l’ampio spettro dei partiti di opposizione, riunitisi straordinariamente sotto la bandiera della comunità Lgbtqi+, che in coro hanno evocato la tutela dei diritti dei minori, garantita dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989, che il governo Meloni starebbe calpestando: per Sandro Gozi e Nicola Danti, di Italia Viva, “nessuno può permettersi di ledere la libertà dei cittadini per portare avanti battaglie ideologiche”, mentre per Fabio Massimo Castaldo e Tiziana Beghin (M5s), lo stop alle registrazione dei figli delle famiglie omogenitoriali è solo “l’ultima di una serie di azioni del governo italiano per erodere i diritti delle famiglie arcobaleno”.
Rosa D’Amato, deputata indipendente nel gruppo dei Verdi europei, ha accusato Roma di “accanirsi contro la comunità Lgbtqi+ per nascondere la propria incapacità su tanti altri temi”, valutazione condivisa anche dal capodelegazione del Partito Democratico, Brando Benifei, che ha invitato tutte le forze progressiste europee a partecipare alla manifestazione in supporto alle famiglie arcobaleno che si terrà a Torino il prossimo 12 maggio.
Dall’altra parte della barricata, la destra italiana a Bruxelles si è stretta intorno all’operato del governo Meloni: prima Alessandra Mussolini (Fi), poi Carlo Fidanza (Fdi) e Alessandra Basso (Lega), hanno ricordato che i registri di trascrizione dei figli delle coppie omogenitoriali nati all’estero “violano la legge nazionale italiana, in vigore da ben prima” del governo a trazione Fratelli d’Italia, una legge che in “dieci anni di governi di sinistra” non è mai stata modificata.
A porre fine allo scontro politico tutto italiano al Parlamento europeo ci ha pensato la commissaria europea per l’Uguaglianza, Helena Dalli, che ha chiuso il dibattito ricordando che gli Stati membri hanno il dovere “di proteggere i diritti dei minori, senza discriminazioni, senza escludere bambini di coppie dello stesso sesso“. Dalli ha ricordato la proposta della Commissione europea, dello scorso dicembre, sul riconoscimento della genitorialità tra i Paesi membri: una proposta che “rispetta le competenze nazionali nel diritto familiare”. Ma la commissaria ha lanciato un monito: “Nell’applicare le regole del diritto familiare, gli Stati membri non devono dimenticarsi l’obbligo di non discriminazione, quale principio fondamentale sancito dai trattati europei“.
La condanna al governo italiano nella relazione sullo Stato di diritto in Ue
Così oggi, nel voto sulla relazione sullo Stato di diritto nell’Unione europea per il 2022, i liberali di Renew hanno proposto un emendamento di esplicita condanna alla condotta del governo italiano, che “porterà inevitabilmente alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli”. L’emendamento si spinge oltre, esprimendo preoccupazione “per il fatto che tale decisione si iscrive in un più ampio attacco contro la comunità Lgbtqi+ in Italia“. Emendamento approvato, nero su bianco sulla relazione annuale in cui il Parlamento europeo si aggiorna sul rispetto dei diritti nei Paesi membri.
Destino opposto per la modifica al testo chiesta da Vincenzo Sofo, eurodeputato di Fratelli d’Italia: puntando il dito contro il rischio che le registrazioni dei figli delle coppie omogenitoriali siano il preludio all’accettazione “dell’abominevole pratica dell’utero in affitto“, Sofo ha chiesto all’eurocamera di esprimere “preoccupazione sulla maternità surrogata, che sfrutta i corpi delle donne e riduce i bambini a merce”, e di riconoscerla “come crimine universale”. Emendamento rifiutato.