Bruxelles – Un’Italia che si chiama ‘neutrale’ mentre in Unione europea si consuma uno scontro tra nucleare e rinnovabili. L’occasione è il negoziato interistituzionale tra Parlamento e Consiglio, mediato dalla Commissione europea (in gergo ‘trilogo’), sulla revisione della Direttiva sulle energie rinnovabili (RED) risalente al 2018, uno dei principali dossier del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’. Il settimo (e auspicabilmente) ultimo incontro negoziale è iniziato questo pomeriggio alle 17, con la prospettiva di andare avanti tutta la notte per trovare un accordo politico.
Ed è in questo fascicolo legislativo che la Francia sta spingendo per riconoscere il ruolo del nucleare come fonte a basse emissioni che può contribuire agli obiettivi europei delle energie rinnovabili. La RED, risalente al 2018, regola la quota di energia che dovrebbe provenire da fonti rinnovabili come il sole, il vento o l’acqua e prevede un obiettivo di ottenere almeno il 32 per cento della sua energia da fonti rinnovabili entro il 2030. A luglio 2021 nel quadro del ‘Fit for 55’, la Commissione europea ha proposto di portare la quota al 40 per cento, per poi proporre di alzarla ancora al 45 per cento a maggio 2022, nel pieno della crisi energetica e dei tagli alle forniture di gas da parte della Russia. Gli Stati membri, nella loro posizione negoziale, propongono di lasciare l’obiettivo al 40 per cento entro il decennio, mentre l’Europarlamento (come la Commissione) vuole portarlo al 45 per cento. Realisticamente, un obiettivo del 45 per cento sembra difficile da raggiungere nel quadro dei negoziati interistituzionali, è più probabile che venga fissato un obiettivo intermedio del 42-43 per cento come obiettivo vincolante dell’Ue.
Oltre all’obiettivo generale, a Bruxelles si negozia sui target settoriali per l’industria. Ed è qui che la Francia sta facendo pressioni per includere fonti di energia a basse emissioni – in particolare, di idrogeno low carbon (che per Parigi significa aprire uno spazio per l’idrogeno prodotto da nucleare) – negli obiettivi europei rinnovabili in alcuni settori industriali. Parigi propone in alternativa che il divario di ambizione tra l’obiettivo del 40 per cento e del 45 per cento possa essere raggiunto con le fonti “low carbon”.
Da mesi ormai la Francia porta avanti una battaglia per l’inclusione dell’energia dell’atomo in alcuni dei principali dossier legislativi in tema di energia. Solo che non trova una vera e propria maggioranza in seno al Consiglio. Proprio sulla revisione della Direttiva in questione, Austria, Lussemburgo, Germania, Danimarca, Spagna, Portogallo e Irlanda hanno scritto una lettera alla Commissione europea perché l’atto normativo dedicato alle energie rinnovabili continui a includere solo ed esclusivamente le energie rinnovabili. Il delicato nodo del nucleare equiparato alle rinnovabili è finito oggi in agenda alla riunione degli ambasciatori dei 27 Stati membri Ue.
Si è cercato di trovare un compromesso per arrivare al negoziato con l’Europarlamento il più possibile con un fronte unito da parte del Consiglio. Ma questa unità non c’è. La presidenza di Stoccolma ha raccolto le posizioni degli Stati membri e spera di poter raggiungere un accordo con il Parlamento nel negoziato di questa sera. “Siamo ben consapevoli di avere davanti a noi un compito molto complesso”, ha riferito una fonte. L’Italia, assicura una fonte diplomatica, si è chiamata neutrale di fronte alla questione. Ieri il ruolo del nucleare è stato dominante anche al Consiglio Energia, dove i ministri hanno adottato l’orientamento generale del Consiglio sul pacchetto “gas” (una direttiva e un regolamento), ma si sono trovati divisi sull’inclusione dell’idrogeno a basso contenuto di carbonio, su cui spinge la Francia per il riconoscimento dell’idrogeno da fonte nucleare. Dal pacchetto adottato ieri è stato stralciato il riferimento, ma con la rassicurazione alla Francia di vedere un riferimento nel testo della futura direttiva rinnovabili.