Bruxelles – Un mese di tempo in più per valutare alcuni dei progetti inseriti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Un mese di tempo in più annunciato da Palazzo Chigi lunedì (27 marzo) e deciso “in accordo con la Commissione europea” per valutare l’ammissibilità ai finanziamenti di alcuni progetti inseriti dall’Italia nel suo Pnrr, ovvero il piano varato per la ripresa economica dalla pandemia Covid-19 con cui gli Stati membri possono fissare gli impegni e accedere alle risorse europee del Next Generation Eu. Tra queste, la costruzione del cosiddetto ‘Bosco dello Sport’, vicino Venezia, e la ristrutturazione dello stadio Artemio Franchi di Firenze, parte dei piani integrati urbani.
Un prolungamento dei tempi che non preoccupa il governo Meloni. “Non ci sono timori, c’è consapevolezza della situazione sulla quale stiamo lavorando molto serenamente in collaborazione con la Commissione europea”, ha spiegato oggi ai giornalisti di Bruxelles il ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto, dopo una serie di incontri istituzionali. Assicura che il governo sta lavorando in maniera propositiva con Bruxelles su tutti i dossier aperti.
Non c’è solo la questione dei progetti ammissibili. Le questioni aperte sul tavolo dei negoziati tra Roma e Bruxelles sui fondi di ripresa sono almeno due e su entrambe punta a trovare “soluzioni adeguate”, spiega Fitto. Da un lato, resta in sospeso il completamento degli obiettivi al 31 dicembre 2022 per ottenere la rata da 19 miliardi di euro, ovvero la terza tranche di pagamento del piano che complessivamente vale più di 200 miliardi di euro. “Come è noto abbiamo concordato con la Commissione europea una proroga di questa rata. Lo abbiamo fatto per poter verificare alcune questioni che la Commissione ha bisogno di verificare”, ha spiegato il ministro, chiarendo che non si tratta “di fare polemiche con nessuno, ma di prendere atto che sono questioni che riguardano il precedente governo per il semplice fatto che noi ci siamo insediato a fine ottobre”, ha messo le mani avanti.
L’altra questione è quella che è stata sollevata nei giorni scorsi e riguarda l’intero Pnrr e la possibile impossibilità di realizzare alcuni progetti. Tra le indiscrezioni emerse nei giorni scorsi, sono stati individuati in particolare i due progetti che fanno parte dei piani urbani integrati che prevedono lo stadio di Firenze e il cosiddetto ‘Bosco dello sport’ di Venezia, in cui dovrebbe sorgere. “Il governo, d’intesa con i sindaci, con il ministero dell’interno e quello dell’economia preparerà delle risposte di chiarimento auspicando che si trovi in questo mese una soluzione di confronto con la Commissione europea”, ha assicurato “questi interventi sono stati oggetto di un decreto interministeriale nell’aprile dello scorso anno che prevedeva il loro finanziamento e che sono stati oggetto anche di una valutazione per la quale si considerava raggiunto quest’obiettivo”. Ora, ha aggiunto Fitto, “sono sorte nuove questioni. Noi con spirito costruttivo lavoreremo per superarle e sinceramente è paradossale, se non lunare, immaginare una polemica con questo Governo per questa questione“.
Fitto ha spiegato che il Paese sta facendo una verifica “insieme alla Commissione europea, perché se dovesse emergere che su diversi progetti c’è l’impossibilità – e in alcuni casi è così – di realizzarli” (progetti che guardano all’orizzonte del 2026, quindi non quelli della terza rata), l’Italia è intenzionata a lavorare con Commissione Ue per trovare una soluzione “tenendo conto che come noto in Italia presenterà anche il” capitolo aggiuntivo dedicato agli obiettivi di indipendenza energetica “REPowerEu”. Il capitolo aggiuntivo al Pnrr che tutti i Paesi Ue possono proporre per centrare gli obiettivi energetici di ‘REPowerEu’ è la chiave per proporre modifiche al Pnrr, dal momento che anche la Commissione Ue ha sollecitato i governi a presentare le richieste in un emendamento unico.
Dal Repower l’Italia, che ha già usato tutti i prestiti del Recovery, potrebbe accedere a risorse per 2,76 miliardi di euro nell’ambito del finanziamento Ets (il sistema di scambio di quote di emissioni dell’Ue) previsto dall’accordo politico, nonché 146 milioni di euro dalla Riserva di adeguamento della Brexit e la possibilità di spostare una percentuale dei fondi per la coesione, per un totale di circa 2,9 miliardi di euro. Il governo – ha riferito ancora Fitto – presenterà una relazione completa, che andrà a fotografare in modo preciso quello che è lo stato attuale, con delle proposte di cambiamento d’intesa con la Commissione, come hanno fatto anche altri Paesi”.
Per il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a Bruxelles per un evento sui diritti delle famiglie arcobaleno le dichiarazioni di ieri del ministro Raffaele Fitto sull’incapacità del governo di spendere le risorse “suona un po’ come una dichiarazione di resa. Un paio di settimane fa abbiamo avuto un incontro anche fruttuoso con il ministro, che per non rischiare di perdere i fondi ha chiesto ai sindaci italiani di realizzare quella che ha definito come un ‘operazione verità'”, ovvero di indicare quello che avremmo potuto fare e quello che non sarebbe stato possibile fare, per poi effettuare una ridistribuzione” delle risorse, ha dichiarato in un punto stampa al Parlamento europeo a Bruxelles a margine di una conferenza stampa organizzata dai Verdi europei sui diritti in Italia delle famiglie arcobaleno. “L’Italia, prima del Covid, nel 2019, aveva investito a livello centrale circa 5 miliardi all’anno”.
Ha spiegato che “quella spesa non era legata solo alla disponibilità dei fondi, ma anche alla capacità di realizzazione delle gare e gli appalti”. Di fronte a risorse avanzate “un governo saggio decide di darne di più alle realtà locali e soprattutto quelle che hanno la capacità di investirle. Quando dico di dare più fondi a Milano sembro un provocatore ma non è così. Ho una serie di progetti nel cassetto che, se mi fossero finanziati, sarei in grado di realizzarli prima di giugno 2026. Ho detto molte volte – ha spiegato ancora Sala – che non credo che il nostro Paese riuscirà a investire tutti questi fondi proprio per una capacità di spesa delle stazioni appaltanti, ma siccome siamo in tempo, bisogna dare i fondi a chi sa investirli”, ha concluso. Per il momento l’Italia ha ricevuto il pre-finanziamento il 13 agosto 2021 per quasi 25 miliardi di euro, poi la prima rata il 13 aprile 2022 per 21 miliardi e altrettanti per la seconda rata lo scorso 8 novembre.