Bruxelles – I sindaci di centro-sinistra delle grandi città italiane suonano un campanello d’allarme sulla deriva del governo Meloni sui diritti delle minoranze, in particolare della comunità Lgbtqi+. E lo fanno dal Parlamento europeo di Bruxelles. Giuseppe Sala, primo cittadino di Milano, ha tenuto una conferenza stampa insieme alla leader del gruppo dei Verdi/Ale, Terry Reintke, al capodelegazione del Pd all’eurocamera, Brando Benifei, e a Catharina Rinzema, del gruppo dei liberali di Renew, sui recenti attacchi alle famiglie arcobaleno in Italia.
Una coalizione di ampio respiro, per chiedere che il Parlamento europeo metta pressione sulla premier italiana affinché faccia chiarezza sulla questione delle registrazioni dei figli delle coppie omogenitoriali e, in generale, sulle posizioni del governo in tema di diritti. “Vogliono allearsi con Polonia e Ungheria o vogliono accettare lo spirito sociale europeo?”, ha incalzato il sindaco del capoluogo lombardo. A far discutere è l’indicazione del Viminale di non registrare all’anagrafe i figli di genitori dello stesso sesso, che smentisce la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo secondo cui è obbligatorio per gli Stati membri “riconoscere la filiazione di un minore con genitori dello stesso sesso ai fini dell’esercizio dei diritti conferiti dall’Unione“.
Non solo Milano: i sindaci di centro-sinistra contro la decisione delle prefetture
D’accordo con i sindaci di Roma, Napoli, Bologna, Firenze, Torino e Bari, Sala si è precipitato a Bruxelles per denunciare il rischio che in Italia si verifichi “un arretramento sui diritti”. Le leggi nazionali vietano “le pratiche che permettono a due persone dello stesso sesso di diventare genitori”: la procreazione assistita è consentita solo a coppie eterosessuali, perché è proibito ricorrere alla maternità surrogata. Inoltre, nel dicembre dello scorso anno, la Corte di cassazione ha emesso un verdetto secondo cui la protezione dei figli di coppie omogenitoriali può essere garantita solo tramite adozione. Che però, sostiene il sindaco di Milano, “in Italia rimane un procedimento lungo, complesso e estremamente costoso”. Sala, sottolineando che “con queste regole l’adozione non funziona”, auspica che il Parlamento europeo discuta della questione della pariteticità del matrimonio, armonizzato nei Paesi Ue, perché “se ci fosse la parità matrimoniale cambierebbe tutto”. Sulla maternità surrogata invece, il sindaco ha ammesso l’esistenza di forti divergenze anche all’interno del fronte progressista. “L’Europa deve dettare una linea, in Italia la questione va disciplinata dall’alto con un regolamento europeo”, ha suggerito Sala.
Fino allo scorso 13 marzo, quando il Ministero dell’Interno ha chiesto alle prefetture che tutti i comuni si adeguassero alla sentenza della Cassazione, Sala ha continuato a trascrivere i certificati di nascita di figli nati da coppie omogenitoriali all’estero, ma ora il rischio è che “le procure cancellino le iscrizioni” all’anagrafe. “I cittadini mi chiedono di difendere i loro diritti, ma abbiamo una legge che non ci consente di agire secondo le nostre sensibilità sociali”, ha dichiarato il sindaco. Che rivendica l’importanza del ruolo dei primi cittadini, che “devono prendersi delle responsabilità perché sono loro che affrontano le famiglie”: con orgoglio Sala ha raccontato che spesso ha firmato gli atti di registrazione proprio davanti alle famiglie, perché “quando senti le loro storie capisci che è una questione fondamentale”. A Milano poi, il comune ha calcolato che all’incirca il 6-7 per cento degli abitanti fanno parte della comunità Lgbtqi+, che gioca ormai un ruolo importante in una città aperta e creativa come la metropoli lombarda: “I diritti di queste persone vanno considerati”, ha ribadito Sala.
Il dibattito al Parlamento europeo e l’asse largo contro “l’orbanizzazione” di Meloni
Verdi, socialdemocratici e liberali al Parlamento europeo sostengono la battaglia di Sala e hanno chiesto immediatamente di inserire un dibattito sulla questione nella mini sessione plenaria in corso a Bruxelles. Il dibattito sui “diritti dei bambini nelle famiglie arcobaleno” si terrà questa sera, dopo le 20.00, con un riferimento particolare alla situazione in Italia. Il focus sull’Italia è stato contestato dal Partito popolare europeo, che chiedeva non utilizzare l’aula di Bruxelles per fare opposizione nazionale e di affrontare il tema a livello comunitario, mentre Nicola Procaccini (Fdi), del gruppo dei Conservatori e Eiformisti europei (Ecr), ha definito “una vergogna” il tentativo di processare un governo che “non può essere colpevole”, dal momento che in Italia “non c’è una legge che autorizza la trascrizione dei minori avuti all’estero da parte di coppie omogenitoriali” e che quindi i prefetti stanno solo “applicando le leggi vigenti”.
La polarizzazione a Bruxelles rispecchia quella in seno alla politica italiana, o quanto meno quella che Sala si auspica possa crearsi intorno alla vicenda: un asse che “idealmente comprende i Verdi, Europa verde, Sinistra Italiana, Pd, Terzo Polo e Movimento 5 Stelle“, che “su una questione del genere” possono trovare una convergenza.
Una convergenza che, all’Eurocamera, parte dalla tutela dei diritti dei minori: concetto sottolineato da Terry Reintke, secondo cui i bambini “non possono pagare il prezzo delle ideologie in corso”, ma anche dal gruppo Reniew e dal socialdemocratico Benifei. Il capodelegazione del Pd ha ricordato che “l’Italia è uno dei pochi paesi che in Europa non riconosce i diritti dei figli delle coppie omogenitoriali, proprio come in Ungheria”, e ha paventato il rischio di un “orbanizzazione” del governo Meloni. Un Italia che si avvicina sempre di più al modello reazionario di Budapest è anche la paura di Reintke, che ha evidenziato l’impatto che potrebbe avere sull’Ue “la deriva di un Paese fondatore dell’Unione”.