Bruxelles – Da una parte, il nucleare. Dall’altra, le rinnovabili. Da una parte, Francia. Dall’altra, Germania. A Bruxelles è sempre più netta la divisione tra schieramenti contrapposti tra chi rilancia l’energia dell’atomo come fonte energetica stabile e a basse emissioni di carbonio, e chi invece non vuole che l’atomo rientri nei conti degli obiettivi di energia rinnovabile. E l’Italia sceglie la prima, anche se solo in qualità di ‘osservatore’.
I due schieramenti si sono riproposti oggi a Bruxelles, a margine del Consiglio Energia. Su iniziativa della ministra francese per la transizione ecologica, Agnès Pannier-Runacher, si è riunita per la seconda volta l’alleanza per il nucleare, il gruppo dei dieci Stati membri (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia) che alla fine di febbraio ha lanciato l’alleanza a margine dell’informale dell’Energia su iniziativa di Parigi.
Questa volta c’erano anche Belgio, Italia e Paesi Bassi che hanno partecipato alla riunione in qualità di ‘osservatori’, insieme alla Commissione e la presidenza svedese dell’Ue. Il governo di Roma ha preso parte alla riunione solo come ‘osservatore’, quindi senza di fatto firmare la dichiarazione finale in cui si legge l’impegno dei firmatari “a rafforzare la cooperazione europea nel campo dell’energia nucleare”. In particolare hanno ribadito il ruolo del nucleare come tecnologia strategica “per raggiungere la neutralità climatica e il rafforzamento della cooperazione industriale, delle catene del valore europee”. Ma il focus delle discussioni è stato soprattutto sui piccoli reattori modulari (SMR) che “possono contribuire, insieme alle centrali nucleari su larga scala, al raggiungimento degli obiettivi climatici dell’UE e alla sicurezza energetica attraverso l’indipendenza tecnologica”, si legge ancora.
E sembra che le richieste di apertura sul nucleare di nuova generazione stiano facendo breccia anche nella Commissione europea, che si dice pronta a presentare una serie di orientamenti comuni per il dispiegamento dei reattori. “La decisione se il nucleare possa avere spazio nel mix energetico nazionale rimane una competenza nazionale, ma è vero che di recente i Paesi membri hanno dimostrato di avere di nuovo interesse rispetto all’installazione di nuovi impianti nucleari, anche perché parte del parco nucleare è relativamente vecchia”, ha dichiarato la commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, nella conferenza stampa al termine del Consiglio. “Dal punto di vista della Commissione europea, comprendiamo che, oltre ai piani di costruzione dei reattori nucleari convenzionali e ai piani di estensione di vita di quelli esistenti, i Paesi hanno bisogno anche di una guida dalla Commissione per il dispiegamento dei piccoli reattori modulari, standard comuni europei. E noi presenteremo questi orientamenti”, ha annunciato.
Belgio, Paesi Bassi e Italia hanno partecipato alla riunione come osservatori. Ma mentre Belgio e Paesi Bassi hanno preso parte anche alla contestuale riunione dei Paesi pro-rinnovabili promossa dall’Austria, l’Italia non ha fatto altrettanto. Prima dell’inizio dei lavori del Consiglio, ministri di Austria, Belgio, Estonia, Spagna, Germania, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Paesi Bassi e Lettonia hanno incontrato Simson, per ribadire il loro sostegno alle energie pulite, in vista dei negoziati finali di domani sulla revisione della direttiva rinnovabili (RED). Sulla revisione della direttiva rinnovabili e sul pacchetto gas oggi all’ordine del giorno del Consiglio si sono formati i due schieramenti contrapposti (che contribuiscono a creare anche due minoranze di blocco).
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Al Consiglio Energia i ministri hanno approvato la proposta della Commissione di prorogare fino al 31 marzo 2024 le misure di emergenza per tagliare i consumi di gas del 15 per cento rispetto alla media degli ultimi cinque anni. La misura di emergenza era stata adottata lo scorso 26 luglio, nel pieno della crisi energetica dovuta ai tagli alle forniture da parte della Russia ed era in scadenza il 31 marzo. Prevede la riduzione volontaria della domanda di gas del 15 per cento (rispetto alla media dei consumi degli ultimi cinque anni). L’obiettivo di riduzione può diventare obbligatorio di fronte alla dichiarazione di uno “stato di allerta a livello europeo”, ovvero in caso di “rischio sostanziale” di una grave carenza di gas che può suonare nel Continente. Per la Commissione la misura prorogata di un altro anno può contribuire a un risparmio di 60 miliardi di metri cubi di gas.
Via libera inoltre al mandato negoziale sul pacchetto del mercato del gas, una proposta avanzata a dicembre 2021 dalla Commissione europea per decarbonizzare il mercato del gas e dell’idrogeno, attraverso una revisione dell’attuale legislazione sul mercato interno del gas che risale al 2009 (direttiva 2009/73/CE e regolamento sull’accesso alle reti di trasporto). Lo scopo della normativa – spiega una nota del Consiglio – è progettare la transizione del settore del gas verso gas rinnovabili e a basse emissioni di carbonio, in particolare biometano e idrogeno, in vista del raggiungimento dell’obiettivo dell’UE di neutralità climatica nel 2050. Con la posizione negoziale degli Stati, ora possono iniziare i negoziati con l’Eurocamera.