Bruxelles – La situazione epidemiologica, e quindi il numero di contagi, “si è stabilizzata” rispetto all’ondata dei mesi passati, ma “la pandemia di Covid-19 non è ancora finita“. La commissaria per la Salute, Stella Kyriakides, invita a tenere alta l’attenzione e a non lasciarsi andare a facili quanto ingiustificati trionfalismi. Il Coronavirus resta molto presente, spiega in occasione dell’audizione nella commissione speciale Covid del Parlamento europeo, istituita ormai un anno fa per lavorare alla risposta alla crisi sanitaria che investito anche l’Europa.
C’è un aspetto che più di altri spinge Kyriakides a non abbassare la guardia. Oltre ai nuovi casi c‘è il fenomeno noto come ‘long-Covid’, vale a dire il persistere dei sintomi e dei disturbi anche dopo 4 settimane dall’infezione. “Ci sono circa 17 milioni di persone interessate”, denuncia la commissaria. In altri termini, “una persona su otto” è affetta dal perdurare della condizione di malessere, e “questi numeri continuano a crescere“. Tutto ciò ha almeno due ordini di ricadute: economico, poiché “il long-Covid ha un impatto sui sistemi sanitari” nazionali; e di competitività, visto che mette i cittadini nella condizione di non essere al meglio sul posto di lavoro e di metterli in una condizione di prolungato stress psico-fisico. “Aggrava i casi di depressione”, già tanti e difficili da valutare con esattezza per entità e gravità. Kyriakides lo riconosce apertamente: il long-Covid “è un problema”.
C’è molto da fare, perché i numeri disponibile potrebbero essere al ribasso, e soprattutto perché non ci sono informazioni. “Abbiamo bisogno di più risposte circa le cause” di questo fenomeno del long-Covid. “Stiamo istituendo una rete” di istituti, autorità, centri, per capire come orientarsi. A riprova di una situazione tutt’altro che semplice adesso come in principio.
Sono molte le critiche e le accuse che arrivano dai banchi dell’organismo parlamentare. La francese Virginie Joron (Rn/Id), in particolare, accusa di aver speso troppo (“71 miliardi di euro è il più grande contratto di sempre, costato quanto otto eurotunnel”), di aver speso male (“sono avanzate tre milioni di dosi”), di aver lavorato male (“le dosi sono arrivate con mesi di ritardo“). Questo offre a Kyriakides l’opportunità di ricordare che l’Europa si è trovata di fronte a una situazione “inedita”, senza precedenti, e “c’erano così tante incognite, che dovevamo garantire la disponibilità” della cura. Meglio comprare di più, nel dubbio e nell’emergenza, che meno.
La componente del team von der Leyen difende la strategia. “I vaccini restano il nostro scudo principale” contro il virus, scandisce a più riprese. “Almeno 20 milioni di persone sono state salvate” grazie ai prodotti comunque al centro di critiche e polemiche. I parlamentari contestano la mancanza di trasparenza, in più di un’occasione. La commissaria si dice pronta a mettere i documenti a disposizione, “in apposite sale di consultazione”, perché “la trasparenza è fondamentale”, e difende Ursula von der Leyen. “La presidente non è stata coinvolta nella negoziazione dei contratti” con le cause farmaceutiche. “I contratti, con nessuna eccezione, sono stati negoziati e concordati insieme agli Stati membri, pienamente coinvolti”.
Il Parlamento dunque è stato tagliato fuori dalla partita. Kathleen Van Brempt (S&D), presidente della commissione speciale, rilancia la posta. “Visto che la trasparenza è tutto, chiediamo di poter visionare non solo i contratti, ma pure i documenti negoziali”. Non solo la pandemia è non ancora dietro l’angolo, ma pura il dibattito attorno alla risposta resta non ancora esaurito.