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    Home » Politica Estera » La notte più lunga di Israele, Netanyahu in bilico tra le proteste e l’estrema destra. Ma l’Ue esprime “fiducia nelle istituzioni” di Tel Aviv

    La notte più lunga di Israele, Netanyahu in bilico tra le proteste e l’estrema destra. Ma l’Ue esprime “fiducia nelle istituzioni” di Tel Aviv

    Dopo l'allontanamento del ministro che aveva chiesto di fermare la riforma della giustizia, centinaia di migliaia di persone sono scese per le strade di tutto il Paese. Il presidente Herzog ha invitato Netanyahu a fare marcia indietro, ma una parte della coalizione minaccia di far cadere il governo

    Simone De La Feld</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@SimoneDeLaFeld1" target="_blank">@SimoneDeLaFeld1</a> di Simone De La Feld @SimoneDeLaFeld1
    27 Marzo 2023
    in Politica Estera
    israele

    (Photo by AHMAD GHARABLI / AFP)

    Bruxelles – L’Ue rimane alla finestra, muta spettatrice delle più grandi proteste che si ricordino nella storia di Israele. “Non c’è niente di nuovo da aggiungere”, ha affermato il portavoce del Servizio europeo di Azione Esterna (Seae), Peter Stano, ma a ben vedere qualcosa di straordinariamente inedito c’è. La tanto dibattuta riforma della giustizia portata avanti dall’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu sembra destinata a arenarsi sulle centinaia di migliaia di persone che da ieri sera hanno invaso le strade di Tel Aviv, Gerusalemme e dei maggiori centri urbani del Paese, e che tutt’ora stanno manifestando davanti alla Knesset, il parlamento israeliano.

    La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione di Netanyahu di allontanare dal governo il ministro della Difesa, Yoav Galant, che sabato aveva invitato il premier a fermare l’iter per l’approvazione della riforma, a causa delle possibili conseguenze che questo potrebbe avere per la sicurezza nazionale. Come in una profezia auto avverante, la scelta di Netanyahu di procedere a testa bassa e di eliminare la voce fuori dal coro ha segnato un punto di non ritorno: da ieri sera (26 marzo) è stato proclamato uno sciopero generale a cui hanno aderito anche diverse università e l’aeroporto di Tel Aviv, l’autostrada principale del Paese è stata bloccata e migliaia di manifestanti hanno assediato la residenza del primo ministro. Il presidente Isaac Herzog in mattinata ha reiterato l’invito a “tutte le fazioni della Knesset, sia della coalizione di governo che dell’opposizione”, a “fermare immediatamente il processo legislativo, per il bene e l’unità del popolo di Israele”.

    israele lapid
    Il leader dell’opposizione Yair Lapid, 27/03/23 [Ph da account Twitter di Yair Lapid]
    Il Paese aspetta che il primo ministro torni sui suoi passi, che ridimensioni definitivamente un progetto di riforma che limiterebbe pesantemente il potere della Corte Suprema a favore dell’esecutivo, ma Netanyahu sembra ora essere ostaggio dei suoi stessi uomini di governo, soprattutto della fazione più estremista della sua maggioranza. Il leader di Potere Ebraico, Itamar Ben Gvir, ha minacciato di far cadere il governo se il premier decidesse di fare marcia indietro: “Un arresto della riforma sarebbe una resa di fronte alle violenze nelle strade”, ha dichiarato su Twitter il ministro per la Sicurezza nazionale, che ha definito “anarchici”  i cittadini che si stanno opponendo al progetto legislativo. Anche Bezalel Smotrich, capo del Partito Sionista Religioso e ministro delle Finanze, ha ribadito di non volersi arrendere “alla violenza, all’anarchia, agli ammutinamenti nell’esercito e agli scioperi selvaggi”. Dall’altra parte della barricata, il leader dell’opposizione Yair Lapid soffia sul fuoco e invita i manifestanti a non cessare la mobilitazione contro il governo: “Gli estremisti non si fermano mai da soli. Ciò che li fermerà sei tu, la tua determinazione, il tuo patriottismo. Ama il tuo paese”, ha twittato l’ex primo ministro.

    Mentre i riflettori sono puntati su un Netanyahu braccato tra il popolo inferocito da una parte e i ricatti dell’estrema destra dall’altra, da Bruxelles continua a filtrare “fiducia nell’abilità delle istituzioni democratiche israeliane nell’affrontare la situazione”. La linea dell’Ue è quella discussa due settimane fa dal rappresentante per gli Affari esteri, Josep Borrell, e dal ministro degli Esteri di Tel Aviv, Eli Cohen. Un’Unione europea che “segue da vicino gli sviluppi in Israele”, con interesse e talvolta con preoccupazione, ma che preferisce “non interferire o commentare le vicende interne” di un prezioso partner in Medio Oriente.

    Tags: Benjamin Netanyahuisraeleriforma giustizia

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