Bruxelles – Il lavoro non è compiuto, ma l’Europa si muove nelle direzione giusta che è quella auspicata dal governo. La presiedente del Consiglio, Giorgia Meloni, lascia Bruxelles con un senso di soddisfazione. Risultati del vertice dei capi di Stato e di governo alla mano, “abbiamo lavorato molto bene sulle conclusioni”, che a suo giudizio rispecchiano le aspettative e gli impegni della maggioranza a partire dal delicato tema dell’immigrazione. “Abbiamo impresso un cambio di passo”, dice. Rivendica il fatto che il tema “resta centrale e se ne parlerò ancora a giugno”, a dimostrazione che “c’è una continuità” e che a livello europeo “c’è una buona fede nell’affrontare questa materia”. Su cui c’è ancora da fare. “Lavoriamo sulla concretezza degli strumenti” da usare per fermare i flussi, assicura.
Così come assicura che tra Italia e Francia non ci sono divergenze. Al contrario “mi pare che ci sia voglia di collaborare su materie di interesse strategico come la questione migratoria, le materie industriali”. La missione nella capitale dell’Ue è stata l’occasione per un lungo faccia a faccia col presidente francese. Un incontro “molto lungo, molto ampio”, tenuto a cavallo del primo e del secondo giorno di lavori di summit. Da Emmanuel Macron ottiene riconoscimenti e sostegno.
“C’è una pressione migratoria che è aumentata sull’Italia e l’Ue”, afferma il presidente francese al termine del lavori. Parole che rafforzano la posizione espressa fin qui dal governo di Roma, con cui condivide la sfida tunisina. “Dobbiamo aiutare la Tunisia, e fermare le partenze dalla Tunisia”. Per farlo “serve una cooperazione forte con il presidente tunisino”.
Parole, quelle di Macron, che rafforzano quella sensazione di aver lavorato “molto bene”. Perché, rivendica ancora Meloni, “io ho posto il tema”, non a caso, perché “forse non tutti sono consapevoli della vicenda tunisina e della necessità di sostenere una Nazione con forte problemi finanziari”. Se non si affrontano questi problemi “rischiamo partenze senza precedenti”.
Il governo, come tutti gli altri 26 partner, adesso attende la proposta di riforma del patto di stabilità da parte della Commissione, dopo il via libera dei leader agli orientamenti generali. L’importante è che la nuova architettura di regole “deve tenere conto degli obiettivi strategici che l’Ue si da”. Vuol dire, spiega Meloni, che “se l’Unione europea lavora su transizione e Ucraina poi deve tenere conto di questo”, e quindi tenere conto di ciò e del suo impatto sui bilanci. “Mi pare che ci sia una sensibilità diffusa” sul tema. Anche questo un motivo di soddisfazione.