La spinta, decisa, della Commissione europea verso un’economia green, il più green possibile, è giusta. Su questo il consenso è ampio. Sul come arrivarci però si aprono discussioni oceaniche, perché, in effetti, non esiste una strada tracciata, se non la ferma determinazione di raggiungere l’obiettivo.
Una determinazione che, naturalmente, deve e dovrà in futuro forzare su alcuni aspetti, perché prezzi da pagare nell’immediato ce ne sono e ce ne saranno, e se non si forza almeno un po’ è difficile rompere blocchi culturali ed economici che nello status quo, tutto sommato, si trovano bene, o si arricchiscono notevolmente.
Ci sono aspetti sociali da gestire, con perdite di lavori (di mestieri) nell’immediato e con la creazione di nuovi, che richiederà tempo, creando inevitabilmente situazioni di crisi che i governi dovranno gestire per alleviarle il più possibile, proiettando la forza lavoro verso le nuove professioni che emergono.
C’è poi da forzare per imporre ai governi di gestire una transizione che è anche infrastrutturale, banalmente, ad esempio, gestire la questione “colonnine” per le auto elettriche.
Neutralità climatica non è però sinonimo di “elettrico”. Forse nessuno pretenderebbe di sostenerlo. Eppure su questo la Commissione europea, sostenuta dalla grandissima maggioranza dei governi e del Parlamento ha puntato tutto per le automobili. Dal 2035 se ne potranno produrre solo a trazione elettrica. Perché? Ecco, la risposta a questa domanda resta sospesa.
Se l’obiettivo è il “net zero” perché non consentire di arrivarci con ogni mezzo che la tecnologia concederà? A parte le considerazioni sul come questa elettricità verrà prodotta, e dunque sul quanto potranno essere inquinanti le fonti di energia per le auto, perché il problema non è solo quanto inquini al tubo di scappamento, ma anche quanto inquina chi quell’elettriità produce.
Questo mi pare un tema che l’Italia potrebbe mettere con forza sul tavolo quando discute la sua resistenza alle norme sul 2035. Mettendo avanti ragioni occupazionali o di innovazione del Paese si pone sulla difensiva, pone un tema che è solo suo, e che gli altri Paesi ignoreranno come tale. Sostenere invece che si hanno forti dubbi su questa unicità di trazione per le auto, perché non appare come la scelta ambientalmente ed economicamente più vantaggiosa potrebbe aprire un dibattito non “nazionalista” ma coinvolgente per tutti, al quale la Commissione dovrebbe dare delle risposte puntuali, se le ha.