Bruxelles – Da una parte, chi tira il freno sulle politiche green dell’Ue; dall’altra, chi le politiche green non le rinnega ma chiede sostegno per realizzare la conversione dell’economia. Da una parte, la leader di governo Giorgia Meloni e, dall’altra, la leader dell’opposizione, Elly Schlein. Entrambe a Bruxelles: la prima per partecipare al Vertice Ue, la seconda alla sua prima riunione pre-vertice del Partito socialista europeo.
E non potrebbe essere più netta la distanza sulle politiche verdi dell’Unione europea, che invece a Bruxelles saranno dominanti nei prossimi decenni. “La tesi che continuiamo a sostenere è che, fermi restando gli obiettivi della transizione che condividiamo, non riteniamo che l’Unione debba occuparsi anche di stabilire quali siano le tecnologie con cui arrivare a quegli obiettivi”, ha sottolineato la premier all’arrivo al Consiglio europeo in corso a Bruxelles, entrando nel merito dello stallo sullo stop ai motori a combustione, diesel e benzina, a partire dal 2035.
La linea del governo Meloni è stata spiegata a più riprese dalla premier: non c’è distanza ideologica con gli obiettivi a lungo termine, ma Roma non vuole interferenze su come arrivare agli obiettivi o in che tempi. “Ci sono tecnologie su cui l’Italia e l’Europa sono potenzialmente all’avanguardia e decidere di legarsi a tecnologie che invece di fatto sono detenute come avanguardia da nazioni esterne all’Unione è una scelta che non favorisce la competitività del nostro sistema”, ha detto, presumibilmente in riferimento al motore elettrico. Per la premier si tratta di “una tesi di buon senso, confidiamo possa passare anche per quel che riguarda i biocarburanti”, ha detto.
Il ‘no’ secco di Meloni sulle auto – ma anche su altri dossier cruciali, come la proposta di direttiva sulle case green – è motivo di scontro con l’opposizione al governo e lo ha ricordato bene la segretaria del Partito democratico Schlein, alla sua prima riunione con la famiglia socialista europea. Sul ‘no’ allo stop ai motori tradizionali dal 2035 i partiti di maggioranza “si sbagliano”, ha sintetizzato. Insiste sul fatto che per il Pd la sfida è capire “come accompagnare la conversione ecologica”, non se farla. Ha assicurato poi che “l’ambizione delle proposte della Commissione continuerà ad avere il nostro pieno supporto affinché si creino le competenze per riprofessionalizzare lavoratrici e lavoratori”. Aggiornare le competenze, creare nuovi posti di lavoro dedicati alla doppia transizione. E’ tutto necessario, come lo è accompagnare questa riconversione dell’economia italiana e europea con ulteriori risorse. E’ necessario che “ci siano risorse in più anche da parte dell’Unione europea per accompagnare le imprese, le famiglie, i lavoratori, per accompagnare le imprese a innovare i loro processi produttivi e ridurre l’impatto negativo sull’ambiente”.
Sul dossier auto, nel frattempo, è sempre più chiaro che a Bruxelles non c’è margine per riaprire il negoziato sullo stop all’immatricolazione di auto a combustione interna, diesel e benzina, a partire dal 2035. Su questo Frans Timmermans è chiaro. Nei colloqui in corso con Berlino per sbloccare lo stallo sul dossier fermo da settimane in Consiglio “non stiamo ampliando il quadro” normativo, il testo “dell’accordo ha un ‘considerando’ sugli e-fuels e tutto quello che stiamo facendo è essere più espliciti sul significato di quella” parte del testo, ha spiegato il vicepresidente della Commissione Ue per il Green Deal, a margine del pre-vertice del partito socialista europeo in corso a Bruxelles. “Qualsiasi altra cosa riaprirebbe l’intero accordo, e non è quello che stiamo facendo”, ha assicurato. “Stiamo parlando all’interno dell’accordo per il quale c’è stata una maggioranza in Parlamento europeo e in Consiglio”, ha ricordato.
L’accordo già sottoscritto con l’Eurocamera per dire addio alla vendita delle auto e dei furgoni con motore a combustione interna, diesel e benzina, dal 2035, è una parte importante del pacchetto ‘Fit for 55’ e una pietra miliare per la transizione del Green Deal. L’intesa tra i co-legislatori prevede un riferimento al fatto che la Commissione europea presenti una proposta per l’immatricolazione dei veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili CO2 neutrali dopo il 2035 e a un impegno della Commissione europea a valutare i progressi verso il target di zero emissioni per le auto, valutando anche se i carburanti sintetici possono in futuro svolgere un ruolo. Berlino preme però per un impegno da parte di Bruxelles che le nuove norme siano vincolanti, non lasciate ai confini indefiniti di due ‘considerando’ (dunque non vincolanti) all’interno del regolamento.
Non solo, dunque, non c’è margine per riaprire i termini dell’accordo. Ma non c’è spazio di manovra neanche per includere una deroga sui biocarburanti oltre che agli e-fuels, come richiede il governo Meloni. La Germania blocca da settimane ormai il dossier del ‘Fit for 55’ chiedendo alla Commissione europea di scrivere nero su bianco che anche dopo il 2035 ci sarà la possibilità di vendere le auto con motore a combustione, purché alimentate da combustibili sintetici, gli e-fuels. Nelle scorse settimane, Bruxelles ha messo a punto un piano e convincere così la Germania a dire ‘sì’ al dossier. Sulla scia delle richieste di Berlino sugli e-fuels si è inserita anche l’Italia, che ora punta i piedi sui biocarburanti. Ma sull’idea di non riaprire un accordo già chiuso è d’accordo anche la stessa cancelleria di Berlino. “Ci sono chiare intese in Europa. Ciò include anche l’idea, sottoscritta da tutti, che dovrebbe esserci un regolamento proposto dalla Commissione europea che garantisca che dopo il 2035 i veicoli che possono essere utilizzati solo con e-fuel possano continuare a essere immatricolati”, ha chiarito il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in arrivo al Vertice. “Questo è il risultato di un dialogo” tra le istituzioni europee e dunque “e in realtà si tratta solo di trovare il modo giusto, in modo molto pragmatico, per attuare effettivamente la promessa che la Commissione ha fatto molto tempo fa”, ha spiegato.