Bruxelles – Tanti assenti, altrettanti divisioni. Il Partito popolare europeo (Ppe) non fa bella mostra di sé nel tradizionale summit che precedere il vertice dei capi di Stato e di governo a Bruxelles. In una famiglia, quella popolare, in continuo ridimensionamento sulla scia delle elezioni degli Stati membri e ridotta a nove membri, in termini di leader, le assenze di Italia, Romania e Austria sono altri tasselli di un momento non dei migliori.
Si presenta il primo ministro croato, Andrej Plenkovic, per sottolineare il nuovo status del Paese di cui è alla guida. “E’ un meeting importante, perché siamo appena divenuti membri dell’eurozona e dell’area Schengen” per la libera circolazione. In questa corsa alla piena integrazione europea, la Croazia ha superato Bulgaria e Romania, per effetto dei veti di Paesi Bassi e Austria. Ma mentre il leader olandese, Mark Rutte, appartiene alla famiglia dei liberali, quello austriaco, Karl Nehaummer, siede invece nel Ppe.L’Austria ha dato il suo benestare ai partner croati nonostante le tante ombre sul Paese, una scelta vissuta come disparità di trattamento.
Ma al momento di fare il punto della situazione e serrare le fila in vista del negoziato in Consiglio, i leader Ppe di Austria e Romania disertano l’appuntamento di partito. Un modo per non affrontare un nodo tanto delicato quanto spinoso che resta sul tavolo e aleggia nella stanza, orfana anche dell’Italia. Come previsto, neppure Antonio Tajani, coordinatore unico di Forza Italia e vicepresidente del partito, ha preso parte ai lavori. Pesano, per l’Italia, le parole di Silvio Berlusconi su Russia e Ucraina, con le contestazioni al leader ucraino che hanno creato non poche difficoltà e imbarazzi tra i partner del Ppe.
L’assenza di interlocutori italiani aiuta a tendere disteso un clima che proprio dei migliori non è. Di defezione in defezione il Ppe si mostra in tutta la sua inedita debolezza. La timidezza con cui i partecipanti si fermano a rilasciare dichiarazioni o prendere domande è probabilmente un altro fattore a riprova di un mondo, quello Ppe, lontano dai suoi giorni migliori. C’è tempo, per il presidente del partito, Manfred Weber, di accogliere il nuovo presidente cipriota, Nicos Christodoulides. Benvenuti rituali, in pre-summit piuttosto irrituali.