Bruxelles – Tre ore e una discussione “approfondita” sull’energia, la competitività dell’industria e le partnership commerciali necessarie all’Europa per non perdere la corsa agli approvvigionamenti di materie prime critiche. Sono da poco passate le nove quando cala il sipario della prima giornata di Vertice Ue a Bruxelles. Un Vertice dai tanti temi, ma anche dalle poche decisioni attese e dunque, insolitamente, si chiude presto.
I capi di stato e governo fanno il punto sul Piano industriale per il Green Deal, annunciato da von der Leyen come la risposta ‘Made in Europe’ al piano di sussidi verdi Usa, l’Inflation Reduction Act (Ira), da quasi 370 miliardi di dollari che Bruxelles teme possa svantaggiare le imprese europee. I pilastri sono tre: il ‘Net-Zero Industry Act’, la legge per un’industria a zero emissioni; il ‘Critical Raw Material Act’, per l’approvazione delle materie prime critiche, e la riforma del mercato elettrico. E iniziano a fare il punto anche su come la strategia per la competitività andrà finanziata, pur rimettendo al Vertice Ue di giugno la discussione vera e propria sulle nuove risorse. E i leader tornano a insistere sulla necessità di dar vita a un Fondo europeo di sovranità ad hoc entro l’estate, per finanziare la strategia industriale dell’Ue. “Il Consiglio europeo ricorda di aver preso atto dell’intenzione della Commissione di proporre un Fondo europeo per la sovranità prima dell’estate 2023 per sostenere gli investimenti nei settori strategici”, si legge nel testo delle conclusioni, su cui ha spinto anche l’Italia.
E in attesa del Fondo sovrano – che la Commissione europea presenterà in ogni caso in estate, approfittando della revisione intermedia del bilancio a lungo termine -, si spinge sulla parola ‘flessibilità’ nell’utilizzo dei fondi europei esistenti’ per finanziare questa transizione. ‘REPowerEu’, InvestEU e Fondo innovazione sono le tre leve finanziarie che la Commissione europea punta a sfruttare come soluzioni ‘ponte’ per finanziare l’industria green in attesa di mettere nero su bianco la proposta di un Fondo europeo di sovranità.Sul tema della competitività il grande nodo da sciogliere riguardava quali settori considerare strategici e su quali cui puntare per la transizione dell’industria europea. Come previsto, la Francia di Macron ha sollevato la questione del ruolo del nucleare per inserire un riferimento diretto al ruolo del nucleare nel testo delle conclusioni. Un riferimento che alla fine nelle conclusioni non è stato inserito.
A spiegare il ruolo del nucleare è la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa al termine della prima giornata. Premettendo che sono gli Stati membri a scegliere il loro mix energetico “il nucleare può svolgere un ruolo nei nostri sforzi di decarbonizzazione e questo è importante”, ha ricordato. Chiarisce però che “il quadro del ‘Net-Zero Industry Act’ agisce su un’ampia gamma di tecnologie net zero e questo include il nucleare avanzato, ha accesso ad alcune regole e incentivi semplificati, ma solo le tecnologie net zero che riteniamo strategiche per il futuro – come le batterie dei pannelli solari e gli elettrolizzatori, ad esempio, hanno accesso a tutti i vantaggi e benefici”. Von der Leyen, nella sostanza, ha chiarito i contenuti della sua proposta per l’industria a zero emissioni, in cui ha di fatto ridimensionato il ruolo dell’energia dell’atomo, escludendo il nucleare dalle 8 tecnologie strategiche principali su cui puntare per la transizione. Al nucleare – in particolare, alle tecnologie avanzate per produrre energia dai processi nucleari con scarti minimi dal ciclo del combustibile ei piccoli reattori modulari – è riservato un posto di secondo piano.
Sul fronte energetico, non erano attese grandi decisioni e grandi decisioni non sono arrivate. Il tema al centro del Vertice Ue è stata la proposta di riforma del mercato elettrico dell’Ue. Una proposta molto meno audace del previsto, che non prevede il disaccoppiamento dei prezzi del gas e dell’elettricità per evitare l’effetto contagio su cui spingeva anche l’Italia. Italia che però non ha intenzione di alzare la voce sulla questione e ha accolto le idee dell’esecutivo comunitario, anche se meno ambiziose. Tra altri Paesi, il governo di Roma ha spinto perché nel testo delle conclusioni ci fosse riferimento un diretto alla necessità di trovare un accordo tra colegislatori – Parlamento e Consiglio – entro la fine del 2023 sulla proposta di riforma del mercato. E il riferimento temporale è stato inserito. Insieme alla riforma del mercato elettrico, i leader hanno chiesto di dare una spinta anche sulla piattaforma energetica per gli acquisti congiunti di gas.