Bruxelles – Attenzione al debito, che deve essere ridotto in concomitanza a minore spesa pubblica. E poi via libera alla riforma del patto di stabilità sulla base dell’impostazione della Commissione e avallata dal consiglio Ecofin. I capi di Stato e di governo dell’Ue trovano l’intesa sulla governance economica, l’insieme delle regole comuni in materia di politica di bilancio, e ne confermano l’impostazione trovata sin qui. Servirà il lavorio tecnico per definire i dettagli, e le proposte dell’esecutivo comunitario che il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, ha promesso di mettere sul tavolo “presto”.
Le conclusioni del Consiglio europeo dedicano un passaggio molto corto sul tema, di appena cinque righe però molto chiare, sia pur nella tecnicità da addetti ai lavori. Dai Ventisette arriva il “sostegno” alle conclusioni della riunione dei ministri economici del 14 marzo. E’ un chiaro riferimento all’accordo di principio sulle nuove regole del patto di stabilità. In estrema sintesi: combinazione tra aggiustamenti di bilancio, e quindi riduzione di deficit e debito, con riforme. Restano ferme le soglie del 3 per cento e del 60 per cento per, rispettivamente, deficit e debito in rapporto al Prodotto interno lordo, ma ci saranno traiettorie personalizzate per Paese, a seconda delle diverse sfide di bilancio, così da assicurare una sufficiente riduzione del debito. Confermata anche la necessità di piani di medio termine per riforme e rientro degli squilibri finanziari. Ora andranno definiti gli orizzonti temporali e i parametri di riferimento, tutte cose lasciate alle prossime settimane.
Il vertice del Consiglio europeo sostiene anche le priorità politiche contenute nell’analisi annuale della crescita sostenibile. Il documento in questione insiste sulla necessità di decarbonizzare l’economia, garantendo la realizzazione della transizione sostenibile anche attraverso un corretto uso dei fondi del Recovery Fund e un’attuazione del piano per la ripresa. “Per i Paesi con un elevato livello di debito” come l’Italia questo vuole dire “limitare la crescita della spesa corrente”, ma pure “accelerare” quelle riforme utili a garantire “la sostenibilità del debito”. Non solo. Si fa esplicito invito alla “riforma del sistema fiscale e di riscossione degli introiti”. Qui l’Italia ha intenzione di intervenire con la flat tax, alla prova delle verifiche dei servizi della Commissione Ue.
Infine arriva il sostegno alle raccomandazioni per i Paesi dell’eurozona. Qui si ribadisce una volta di più la necessità di politiche di spesa prudenti, ma soprattutto la necessità di coordinamento per quanto riguarda le politiche sull’energia e le misure di sostegno per rispondere al caro-prezzi. Su queste ultime era già arrivato l’altolà di Bruxelles al governo Meloni. Non cambia niente rispetto a quanto visto negli scorsi mesi e nelle scorse settimane. Si attendono solo i prossimi passi e le riforme che ogni Paese, Italia compresa, è giù stato chiamato a fare.