Bruxelles – Non c’è transizione senza imprese e sindacati. La piena realizzazione degli obiettivi incardinati nel Green Deal ha bisogno di tutti. Della politica e ancor più dei soggetti che poi sono chiamati a tradurla in pratica. La competitività dell’Europa del futuro, dunque, passa attraverso le parti sociali. E’ questo il messaggio che arriva dal tradizionale vertice tripartito (Ue-imprese europee-sindacati europei) che anticipa le riunione dei capi di Stato e di governo. I leader delle istituzioni Ue si sono riuniti con BusinessEurope e la Confederazione europea dei sindacati, per pianificare le risposte di cui i 27 hanno bisogno per rendere l’Europa il luogo ideale per convogliare investimenti industriali che creino crescita e posti di lavoro di qualità. Un’Europa competitiva, senza lasciare indietro nessuno.
In preparazione del Consiglio europeo di domani e venerdì (22-23 marzo), il vertice sociale tripartito ha riunito la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il primo ministro della presidenza di turno dell’Ue, lo svedese Ulf Kristersson, il presidente di BusinessEurope, Fredrik Persson, e la segretaria della Confederazione europea dei sindacati, Esther Lynch. Sul piatto innanzitutto il piano industriale verde, con le proposte presentate la settimana scorsa dalla Commissione Ue, il Net Zero Industry Act e il Raw Material Act. E poi il focus sull’Anno delle competenze: componente fondamentale per la riuscita dell’ambizioso Green Deal europeo, l’Europa nel 2023 si è posta l’obiettivo di colmare il divario nell’accesso alle competenze e alla formazione professionale.
“Abbiamo una visione comune della competitività, che è da un lato prosperità e crescita e dall’altra lavoro di qualità in Europa”, ha dichiarato Ursula von der Leyen aprendo la conferenza stampa a margine del vertice. La presidente dell’esecutivo comunitario ha sottolineato il “ruolo importante” delle parti sociali nello sviluppo di competenze nel comparto delle tecnologie pulite, perché “sanno al meglio come far incontrare le aspirazioni e le capacità delle persone con i bisogni delle aziende”. Le ha fatto eco Charles Michel, che ha ricordato che solo “lavorando in stretta collaborazione con le parti sociali” i 27 potranno “rafforzare la competitività attraverso la duplice transizione climatica e digitale, assicurandosi che nessuno sia lasciato indietro”.
Di strada da fare, stando ai numeri citati da Fredrik Persson, ce ne sarà tanta: -60 per cento di investimenti stranieri in Europa, mentre gli Stati Uniti hanno fatto registrare un contemporaneo +60 per cento. Ma, ha assicurato von der Leyen, “abbiamo un accordo di trasparenza con gli Usa, quindi sappiamo quali incentivi danno loro alle aziende per poterli dare anche noi qui in Europa”. Secondo il presidente di Business Europe, la risposta alle sfide della competitività dell’Ue “non può essere quella di impegnarsi in una corsa ai sussidi”. Sussidi che “sono necessari” per la transizione verde, ma che “non salveranno l’Europa”.
Per salvare i lavoratori, che “stanno attualmente subendo un enorme taglio del loro potere d’acquisto e del loro tenore di vita a causa di una crisi inflazionistica causata dall’eccesso di profitti aziendali”, la via indicata da Esther Lynch è “investire in tecnologia e formazione e non abbassare salari e standard europei”. La segretaria della Confederazione europea dei sindacati ha chiesto che i 27 leader Ue, che al vertice di domani affronteranno con cura il tema della competitività, mandino un messaggio: “Che i lavori in Europa siano buoni lavori, ben pagati e a buone condizioni”.
Insomma, nella sua corsa contro i giganti americano e cinese, l’Ue non deve dimenticare il tenore di vita dei suoi cittadini. Ne è consapevole Ursula von der Leyen, che ha assicurato: “La nostra competitività industriale andrà di pari passo con l’agenda sociale europea“.