Bruxelles – Non ci sarà un capitolo specifico sul tema della migrazione nel prossimo Consiglio Europeo e questo all’Italia va bene. Anzi, per Roma è considerato un segnale incoraggiante. A un mese e mezzo dall’ultimo vertice dei leader Ue in cui la questione è stata centrale nelle discussioni dei 27 capi di Stato e di governo, la sola comunicazione della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sullo stato dell’implementazione delle misure messe sul tavolo rappresenterà il vero cuore del confronto sulla materia migratoria.
In un Consiglio incentrato prima di tutto sull’economia e sulla geopolitica – come sottolineano con forza alti funzionari europei – la migrazione rimarrà comunque sempre sullo sfondo, in particolare per quanto riguarda le relazioni diplomatiche tra l’Unione e i Paesi del vicinato meridionale: Libia, Egitto e Tunisia in prima linea. Al momento l’ultima bozza di conclusioni fornisce almeno tre informazioni interessanti al punto 23, sotto la voce ‘Altri temi’. Che la presidente von der Leyen informerà i 27 leader Ue sui “progressi compiuti nell’attuazione delle sue conclusioni” del vertice straordinario del 9 febbraio, che lo stesso Consiglio chiederà alla Commissione “rapidi progressi su tutti i punti concordati” e soprattutto che si tornerà “regolarmente” sulla questione. Già a partire dal prossimo vertice di giugno, è l’indicazione delle stesse fonti, che puntualizzano l’importanza di aver stabilito “le regole del gioco” un mese e mezzo fa, per poter tenere conto dei progressi. Al vertice di domani e venerdì (23-24 marzo) e a quello di giugno sarà su questo che bisognerà prestare attenzione: “Non possiamo riaprire il discorso ogni volta, ma dobbiamo tenere costante l’implementazione” delle misure, spiegano i funzionari.
Misure che, va ricordato, spaziano dalla risposta comune europea a un pacchetto integrato per la gestione delle frontiere. Ma anche altri spunti che per l’Italia sono visti come acquisizioni importanti, come puntualizzano fonti diplomatiche a Bruxelles. A partire dalla specificità delle frontiere marittime, punto cardine della strategia italiana come già riportato da Eunews, ma anche la cooperazione rafforzata sulle attività di ricerca e soccorso (che le stesse fonti diplomatiche hanno confermato essere un punto di caduta accettabile per la premier Giorgia Meloni rispetto all’espressione più gradita ‘codice di condotta‘). Di fronte a quello che viene rivendicato come un successo di Roma – aver portato la numero uno dell’esecutivo comunitario a riferire al Consiglio “regolarmente” – per il governo italiano le conclusioni “non hanno più niente da dire”. Insomma, bastano le quattro righe della bozza di conclusioni, il resto sarà valutato al tavolo dei leader.
Perché comunque per l’Italia è “incoraggiante” sia quello che quelle quattro righe dicono, sia l’azione svolta da metà febbraio a oggi. Nonostante due naufragi e più di 120 morti tra le coste calabresi e le acque del Mediterraneo centrale nello stesso arco temporale. Sul testo, le tre indicazioni principali risponderebbero alle richieste esplicite italiane. Sul piano operativo, il fatto che la Commissione si sia impegnata per la sensibilizzazione dei Paesi di transito (Balcani Occidentali, Libia, Tunisia ed Egitto) e per l’aumento dei finanziamenti, tenendo in considerazione che entro la fine della legislatura nel 2024 dovrà essere approvato il Patto migrazione e asilo. C’è soddisfazione in particolare per alcune novità che “fino a un anno fa non avremmo mai visto”, confessano le fonti. Avanzamenti “fuori discussione” da un punto di vista diplomatico per Roma, come il semaforo verde al rafforzamento di Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera), i maggiori finanziamenti per la gestione delle frontiere e la necessità di stabilizzare la Tunisia, come dimostrerebbe la prossima visita del commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. Sarà difficile che domani si tenga un vero e proprio dibattito tra i leader sulla migrazione dopo le parole di von der Leyen, ma le fonti considerano probabile che la premier Meloni chiederà la parola per spingere lo sblocco della linea di credito attraverso il Fondo Monetario Internazionale.