Bruxelles – La Commissione europea richiama l’Italia all’ordine. C’è l’impressione che il governo Meloni sia perdendo di vista le priorità, quelle vere, per concentrarsi su cose che non sono veramente indispensabili. Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, contesta azione e agenda dell’esecutivo nazionale. “Mentre diamo importanza a urgenze non dietro l’angolo come il Ponte sullo stretto o la flat tax, dimentichiamo che ci sono cose di più immediata necessità come il piano per la ripresa (Pnrr). Non mi sembra sufficientemente al centro delle nostre preoccupazioni”. Un’esternazione netta, precisa, che conferma le preoccupazioni già espresse prima dell’insediamento dell’attuale squadra di governo.
Fin qui la necessità di rispondere alla crisi sanitaria e alla conseguente crisi economica prodotta dalla pandemia di COVID-19, unita al contraccolpo dell’aggressione russa in Ucraina, ha prodotto un clima favorevole. Adesso, però, tutto è cambiato. “Ora questa storia d’amore tra politiche monetarie e di bilancio si fa più complicata, perché le politiche di bilancio devono essere più prudenti”. Vuol dire che “va mirata di più la spesa pubblica e usato il piano per la ripresa“.
Il Pnrr “è una corsa contro il tempo, ma lo sapevamo”, a Bruxelles come a Roma, insiste intervenendo alla conferenza ‘Dove Andiamo? Tra ripresa e recessione’ organizzata da Affari e Finanza. “Sapevamo che i 191 miliardi tra prestiti e garanzie (68 miliardi, ndr) avrebbe rappresentato una leva importante per le riforme”. Riforme che però si percepiscono come più lontane. Il richiamo sull’impegno ‘green’, che pure è una componente fondamentale delle strategie di ripresa, non è casuale.
“La seconda manifattura europea non può essere relegata ad una politica che un po’ trascina i piedi e un po’ sogna di tornare ad epoche precedenti, perché quella transizione c’è”. Una critica implicita alla scelta di rimettere in discussione le politiche per la mobilità sostenibile e la messa al bando dei motori tradizionali dal 2035. La transizione è un’opportunità, e in questa sfida “bisogna conquistarsi una leadership, e non essere l’ultimo vagone del treno che frena tutti gli altri, perché altrimenti non si va da nessuna parte“
Una volta di più Gentiloni ricorda al governo Meloni quale partita si gioca in Europa e il peso che grava sul Paese. “Noi italiani non possiamo assumerci la responsabilità di far fallire i primi eurobond” della storia dell’Ue. Un richiamo forte. Con l’auspicio che da Roma si sappia far tesoro del richiamo. A palazzo Chigi si assicura comunque ” a Bruxelles c’è una disponibilità totale alle modifiche del piano di ripresa”, che però “va messo a terra” e realizzato. Senza perdersi in altri progetti e altre priorità diversa.