Bruxelles – L’Unione europea rilancia il proprio impegno nell’attuazione dell’embargo delle Nazioni Unite sulle armi alla Libia. I ministri degli Esteri dei 27 Stati membri hanno deciso oggi (20 marzo) di prorogare fino al 31 marzo 2o25 il mandato dell’operazione militare Irini, incaricata di effettuare ispezioni nel mar Mediterraneo sulle navi sospettate di trasportare armi o materiale bellico da e verso Tripoli.
Bruxelles finanzierà i costi comuni della missione, composta da 4 navi e 6 aerei, con 16.921.000 euro per i prossimi due anni. Oltre a contribuire all’attuazione del blocco sulle armi posto dall’Onu nel 2011, Irini ha il compito di monitorare e raccogliere informazioni sulle esportazioni illecite dalla Libia di petrolio e prodotti petroliferi raffinati, contribuire alla formazione della guardia costiera libica e contrastare gli scafisti attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento aereo. Sull’addestramento della marina libica, il portavoce del Servizio europeo di Azione esterna (Seae), Peter Stano, ha dichiarato che “fino ad ora non è stato attuato a causa della controparte libica“, che non avrebbe ancora notificato alcuna volontà di partecipare all’operazione.
Secondo il rapporto pubblicato da Irini nel mese di febbraio, dal 31 marzo 2020 a oggi sono state ispezionate 25 imbarcazioni sospette, di cui solamente tre sono state effettivamente dirottate verso porti europei perché giudicate colpevoli di violare l’embargo. Il rapporto sottolinea che per ben nove volte la Turchia ha impedito al personale di Irini di salire a bordo di navi che battevano bandiera di Ankara. L’operazione Ue avrebbe inoltre richiesto informazioni via radio a 8647 navi mercantili e sorvegliato 131 voli aerei.
L’altro lato della medaglia è l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, del 28 maggio 2022, in cui l’embargo veniva definito “ancora inefficace”. Gli esperti Onu preposti alla sua vigilanza hanno evidenziato come diversi Stati continuerebbero a “violare impunemente” l’embargo inviando armi alla Libia, il cui territorio è ancora “per la maggior parte controllato da gruppi armati”.