Bruxelles – L’inflazione scende ancora, ma è solo un accenno. Tra gennaio e febbraio si riduce di 0,1 punti percentuali, sia nell’eurozona sia nell’Ue nel suo complesso. Il risultato è un indice all’8,5 per cento nell’area dei Paesi con la moneta unica e 9,9 per cento nell’Unione. Eurostat conferma le stime preliminari, le stesse fornite dalla presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, che vede nel costo della vita un problema cui dover porre rimedio. Perché, fa notare la Bce nella sua nota di sintesi dell’andamento economico del momento, se da una parte “i prezzi dell’energia sono diminuiti drasticamente” alleviando il peso per famiglie e imprese, dall’altra parte “le pressioni che mantengono alti i prezzi provengono sempre più da generi alimentari, beni industriali e servizi“.
Eurostat conferma proprio questo secondo aspetto. A febbraio, il contributo maggiore al tasso di inflazione annuo dell’area dell’euro è derivato dalla voce generi ‘alimentari, alcol e tabacco’ (+3,10 punti percentuali, pp), seguiti dai ‘servizi’ (+2,02 pp).
In linea generale con energia più a buon mercato, meno problemi di approvvigionamento e aziende che lavorano sodo per soddisfare gli ordini passati, “aziende e consumatori si sentono più fiduciosi riguardo al futuro”. Ma per l’avvenire “l’incertezza è aumentata”, e questo può incidere sul percorso che l’Ue e la sua eurozona hanno visto da quattro mesi a questa parte.
Da ottobre in avanti si sono registrati quattro mesi consecutivi di riduzione. Ma se fin qui il ritmo del calo è stato di almeno mezzo punto percentuale, tra gennaio e febbraio 2023 la variazione al ribasso è stata minima. Poco è cambiato, in sostanza. Questo alimenta i timori della Bce, decisa a continuare ancora a intervenire sui tassi di interesse. Su questo Lagarde è stata chiara. “Siamo pronti ad adeguare tutti i nostri strumenti nell’ambito del nostro mandato per garantire che l’inflazione ritorni al nostro obiettivo a medio termine“. Perché comunque il livello generale è ancora lontano dal valore di riferimento del 2 per cento, e perché un totale di 11 Stati membri dell’Ue su 27 (sette dell’area euro più quattro non euro) ancora registrano livelli a doppia cifra. Italia e Germania, tra le principali economia dell’eurozona, hanno ancora valori superiori alla media, e anche questo incide sulla competitività dei settori dei due sistemi Paese.
Se le cose potranno migliorare ancora sarò possibile capirlo tra due settimane, il 31 marzo, quando Eurostat prevede di pubblicare le stime preliminari dell’inflazione per marzo 2023. Quello sarà il momento per vedere se la curva di decrescita dell’inflazione saprà continuare o se invece si assisterà di fatto a una stabilizzazione della situazione. Anche da questo dipenderanno le prossime mosse della Bce. Lagarde ha messo in chiaro che le decisioni a venire saranno prese sulla base dei dati a disposizione.