Bruxelles – “Contro natura”, una contraddizione dà il titolo a questa mostra, la contraddizione tra elementi naturali ed elementi sintetici, tra materia e forma, tra ricerca intima ed emotiva e critica politica. Quello che Michel François vuole fare attraverso questa mostra è riconciliare ciò che è di per sé inconciliabile, elementi naturali ed elementi chimici vengono manipolati, caricati di significato ed esposti agli occhi incuriositi del visitatore.
Per creare la sua esposizione, dopo aver costruito un modellino in scala degli spazi, l’artista ha lavorato tre settimane nelle sale del Bozar a Bruxelles studiando ogni minimo particolare, dalla disposizione all’illuminazione, optando in fine per la luce naturale offerta dalle sale del museo. Per François sono unicamente le opere, e il loro significato, a dover attrarre l’attenzione del pubblico.
La pratica dell’artista belga, classe 1956, si basa su fenomeni della vita di tutti i giorni sui quali agisce il tempo e il caso. All’interno del suo studio molte delle ricerche si basano sugli effetti che questi due elementi possono avere su un certo tipo di materiale, o su una forma, e sui significati che ne possono scaturire.
Per la sua “opera d’arte totale” al Bozar, l’artista ha suddiviso le sei diverse sale per temi e concetti chiave, esponendo riflessioni e contraddizioni attraverso l’utilizzo di differenti media.
Le sale sono così denominate: Blid spot, Théâtre des opérations, Jardin contre nature, Hétérotopie, Scène des abandons e Pièces à conviction.
Al centro della prima sala troviamo un enorme opera ispirata al panopticon, architettura di fine ‘700 realizzata come strumento di controllo all’interno delle carceri. In questo caso, però, al posto delle finestre, da cui si potevano controllare i detenuti, troviamo degli specchi che riproducono, distorcendoli, i visitatori nella stanza. Negli specchi si riflettono anche i video presenti, rappresentazioni di bolle di gas provenienti dai vulcani di fango dell’Azerbaijan. L’elemento naturale, il fango, in contraddizione con l’aspetto politico, presente sia nel panopticon che nel rimando alle riserve di petrolio e gas di cui i vulcani di fango sono indicatori, e perciò alla stessa crisi energetica in atto.
Théâtre des opérations è una sala anch’essa molto politica. Nella parete di destra troviamo un diagramma rappresentante le varie forze armate presenti nel conflitto in Siria. I nomi delle varie fazioni non sono però presenti, quello che è visibile è semplicemente un campo minato di battaglie rappresentate da linee incise nel muro.
Al centro della stanza si innalza una bandiera bianca, un cessate il fuoco simbolico e potente, che per poter sventolare, in assenza di vento, ha bisogno di un meccanismo appositamente studiato. E ancora, “contro natura”.
Nella sala successiva, Jardin contre nature, la dicotomia tra naturale e non naturale è presente in alcune foglie essiccate appese tramite dei magneti alle pareti. Qui ritroviamo anche la riflessione di Michel François sull’azione del tempo e del caso. Un grande pezzo di salgemma è posto su un piedistallo d’asfalto, sopra di esso è posizionata una bottiglia da cui scendono lentamente alcune gocce d’acqua che, a contatto con la roccia, sciolgono il sale. Un processo casuale, che trasformerà l’opera durante tutto il corso della mostra, senza che nessuno possa intervenire. Il tempo come elemento fondamentale della creatività artistica.
All’interno di Hétérotopie sono presenti alcuni modelli tridimensionali, in diverse scale e prospettive, che si basano su una foto scattata da François in India. Sono prove ed evidenze di azioni immaginate o effettuate dall’artista, che esattamente come ha fatto nel suo studio, le ha riprodotte e riportate in questi modelli.
Scène des abandons racchiude moltissime opere della carriera di François, molte fondate sul tema del caso. Una in particolare ci riporta al tema che dà il titolo alla mostra: Retenue d’eau.
Centinai di sacchetti d’acqua, elemento naturale, contengono al loro interno anche del polistirolo, non naturale, che rimanda inevitabilmente al tema dell’inquinamento e del cambiamento climatico.
L’ultima sala, Pièces à conviction, presenta un riadattamento dell’opera del 1989 Table des matiéres, un inventario di oggetti e sculture che rappresentano parti del corpo e rituali quotidiani, a sottolineare l’attenzione dell’artista per gli elementi semplici e ordinari.
Grazie all’utilizzo variegato di pratiche artistiche e alla quantità di opere presenti, Michel François in questa mostra riesce a trasportare lo spettatore in un turbinio di emozioni, dando vita a percezioni e riflessioni sul quotidiano e sul tema del tempo e del caso come creatori di significato.
In aggiunta alla mostra, riprendendo il rapporto che Michel François ha e ha avuto con moltissimi professionisti del settore culturale, Il Bozar propone degli eventi collaterali come la performance Bernabo di Anne Teresa De Keersmaeker, l’incontro con lo scrittore Philippe Bertels e la proiezione di un nuovo film di Loïc Vanderstichelen.