Bruxelles – Italia-Unione europea, il braccio di ferro sulle modifiche al Piano nazionale per la ripresa (Pnrr) continua. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, vuole riaprire quanto concordato tra Roma e Bruxelles, e farlo in modo sostanzioso. “Il Pnrr è una grande opportunità, è probabilmente uno degli ultimi treni che passerà dalle nostre parti”. Ma, sostiene a margine dei lavori del Comitato europeo delle regioni, occorre “rinegoziare”, perché, insiste, “le priorità sono cambiate rispetto a un fa”. Non condivide l’impostazione della Commissione europea secondo cui si possono concedere revisioni marginali. “Non si chi sia questa persona per dire ‘sì, ma poco’. Non possiamo venire qui e pensare di essere sempre dei mezzadri”.
Non fa nomi, ma la ‘persona’ che ha invitato a non stravolgere la strategia di rilancio economico post-pandemico ha assunto nomi diversi negli ultimi mesi: Paolo Gentiloni, commissario all’Economia; Valdis Dombrovskis, commissario per un’Economia al servizio delle persone; Ursula von der Leyen, presidente dell’esecutivo comunitario; persino Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea. La ‘persona’ non è dunque una persona ma l’intera Unione europea e le sue istituzioni.
E’ vero che il governo Meloni sta cercando di convincere Bruxelles a concessioni magari più generose di quelle comunque vengono offerte agli Stati, non solo l’Italia, e il governatore del Veneto, espressione della maggioranza di governo nazionale, insiste sulle regioni italiane. “Chiediamo quello che è previsto nel contratto”. Ma, volendo leggerla dal punto di vista dell’Ue, chiedere di rispettare quanto concordato è anche fare le riforme che l’Italia ha messo nero su bianco.
Nel dibattito si inserisce anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che sulla questione ha idee diverse. “Se c’è la possibilità di ricontrattare alcuni aspetti lo gradirei, ma senza esagerare sulle richieste“. A ben vedere “dobbiamo dare merito alla Commissione di essere stata molto vicina all’Italia”.