Bruxelles – I ministri dei trasporti di Repubblica ceca, Germania, Italia e Polonia si incontreranno a Strasburgo questo pomeriggio (13 marzo) in una riunione per discutere dei nuovi standard Euro 7 per le emissioni di auto e furgoni, che sarà anche l’occasione per fare un punto sui negoziati in stallo sullo stop ai motori termici dal 2035. A quanto si apprende a Bruxelles, alla riunione prenderanno parte da remoto anche Ungheria e Romania, anche se con l’idea di un coinvolgimento meno importante. L’incontro è stato convocato su iniziativa di Praga e del ministro dei Trasporti ceco, Martin Kupka, e per l’Italia parteciperà il ministro ai Trasporti, Matteo Salvini. Anche se fonti diplomatiche di Praga fanno notare che a livello nazionale il ministro ai trasporti non è responsabile del dossier sulle emissioni CO2 per le auto, ma è il ministero del Commercio e dell’Industria.
L’incontro si terrà nel primo pomeriggio, prima dell’inizio dei lavori della sessione plenaria dell’Europarlamento nella città alsaziana. Il ministro alle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini parteciperà “in difesa del lavoro di operai e imprenditori, dell’ambiente e dei risparmi degli italiani, contro i suicidi economici e sociali voluti da qualcuno in Europa”, ha scritto ieri in un post su Instagram, annunciando la “missione a Strasburgo”. Salvini parla di un Vertice dei governi contrari allo stop della vendita dei motori a combustione entro il 2035, anche se in realtà Praga ha convocato la riunione ministeriale specializzata sulla futura normativa sugli standard Euro 7, su cui la Commissione europea ha avanzato la proposta lo scorso 10 novembre. Tra le altre cose, Bruxelles propone di rendere i test sulle emissioni dei veicoli più coerenti con le condizioni di guida reali e di fissare limiti alle emissioni di particolato causate dall’usura di freni e pneumatici (che, secondo Bruxelles, stanno per diventare le principali fonti di emissioni di particolato dai veicoli), con l’obiettivo di ridurre entro il 2035 le emissioni di ossido di azoto (NOx) di auto e veicoli commerciali leggeri del 35 per cento rispetto al precedente standard Euro 6.
La proposta sugli standard Euro7 non piace agli Stati membri, né all’industria. Fonti diplomatiche spiegano a Eunews che tra gli Stati membri non c’è urgenza di accelerare i lavori sul dossier per l’approvazione dentro al Consiglio Ue. A quanto si apprende, nonostante l’attuale presidenza svedese di turno al Consiglio Ue stia cercando di accelerare i lavori sul fascicolo, l’Italia tra altri Paesi sta spingendo per rallentarne l’approvazione in seno al Consiglio dove la discussione ancora non è stata avviata e la riunione di oggi ne è una testimonianza. E’ probabile che il dossier finisca direttamente sul tavolo della futura presidenza della Spagna, che guiderà il Consiglio Ue dal primo luglio al 31 dicembre.
Gli standard di emissione Euro 7 introducono dunque limiti più ambiziosi per gli inquinanti atmosferici, ma non riguardano le emissioni di CO2 che invece sono regolate dal regolamento sull’addio alla vendita delle auto e dei furgoni con motore a combustione interna, diesel e benzina, dal 2035. Una parte importante del pacchetto climatico ‘Fit for 55’ e una pietra miliare per la transizione del Green Deal, che oggi è in stallo in Consiglio per volere della Germania, dell’Italia, della Polonia e della Bulgaria. Non passa inosservato che alla riunione di oggi siano presenti tre ministri su quattro che vogliono bloccare o modificare la futura normativa, anche se per ragioni molto diverse.
Lo stallo sulle auto elettriche dal 2035
L’incontro di oggi arriva dopo che la scorsa settimana il governo di Berlino ha bloccato il voto sul dossier, che dopo l’accordo politico raggiunto con l’Eurocamera doveva essere solo una formalità. La presidenza di Stoccolma ha deciso di rinviare a data da destinarsi il voto tra gli ambasciatori, per dare tempo alla Commissione europea di convincere la Germania a non astenersi. L’Italia e la Polonia hanno confermato l’intenzione di votare contro il dossier, mentre la Bulgaria ha deciso di astenersi. Ma a pesare ai fini del raggiungimento della maggioranza qualificata è l’indecisione della Germania. Con i soli voti contrari di Roma e Varsavia e l’astensione di Sofia l’accordo avrebbe ottenuto comunque il via libera con voto a maggioranza qualificata, che si raggiunge quando il 55 per cento degli Stati membri vota a favore (in pratica, 15 Paesi su 27) e quando gli Stati membri che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65 per cento della popolazione totale dell’Ue. Con l’astensione o l’opposizione della Germania (che rappresenta circa il 18 per cento della popolazione europea) si andrebbe a creare una minoranza di blocco in seno al Consiglio Ue.
Il blocco che si è creato nell’iter legislativo è insolito perché il testo era già stato oggetto di un accordo politico in ottobre tra gli Stati membri e il Parlamento europeo, prima di essere formalmente approvato dall’Eurocamera a metà febbraio. La Germania tira la corda – principalmente su iniziativa del ministro tedesco liberale Volker Wissing – perché vuole strappare alla Commissione europea un impegno più vincolante di quello attuale a presentare una proposta che apra la strada ai veicoli alimentati con carburanti sintetici (e-fuel), anche dopo il 2035. L’accordo politico negoziato dai co-legislatori in ottobre già prevede due ‘considerando’ all’interno del testo affinché la Commissione europea presenti una proposta per l’immatricolazione dei veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili CO2 neutrali dopo il 2035 e a un impegno a valutare i progressi verso il target di zero emissioni per le auto. I ‘considerando’ non hanno valore giuridico vincolante all’interno del regolamento, la cancelleria di Berlino preme perché lo diventino per dare il via libera ultimo. Ed è molto probabile che lo ottenga, al momento che sono in corso le trattative con Bruxelles. Una volta ottenuto quello che vuole, la Germania smetterà di tenere in ostaggio la normativa.
Dopo le prime indiscrezioni, i portavoce della Commissione europea durante il briefing con la stampa hanno smentito la possibile partecipazione di rappresentanti dell’esecutivo oggi all’incontro a Strasburgo. La portavoce Dana Spinant ha spiegato che per quanto riguarda la legislazione “sulle emissioni di CO2 delle auto non solo stiamo seguendo la questione con grande interesse, ma siamo anche pronti a fornire chiarimenti in merito alle preoccupazioni espresse da uno o più Stati membri, con i quali siamo in contatto per trovare una soluzione”. Spinant ha anche aggiunto che è prematuro parlare in questa fase di “quali sono i risultati di queste discussioni e quali sono le opzioni che possiamo mettere sul tavolo”, ha concluso.