dall’inviato a Roma – Il nutriscore, il sistema semplificato di valutazione dei generali alimentari introdotto dalla Francia e oggetto di valutazioni della Commissione europea, non è la strada da seguire. Come andrà a finire il dibattito in corso, ma per il ‘made in Italy’, fatto di eccellenze, è solo una questione di tempo. “Questa legislatura non vedrà alla luce qualcosa di negativo, ma dobbiamo prepararci”, avverte Paolo De Castro (Pd/S&D), europarlamentare membro della commissione Agricoltura, in occasione dell’evento di WITHUB: ‘L’evoluzione dell’agroalimentare italiano ed europeo’. “ La direzione generale per la Salute (DG Sante) della Commissione ha detto che stanno valutando, e quindi in questa legislatura non mi aspetto grandi novità. Ma il tema tornerà“. E l’Italia dovrà farsi trovare pronta, a differenza di quanto dimostrato finora.
E’ vero che, continua De Castro, “si è reso palese che gli errori che contiene un sistema distorsivo come il nutriscore è abbastanza recepito”. Ma questi errori sono il frutto di un’Italia troppo attendista e poco attrezzata in Europa. “Al presidente del Consiglio abbiamo chiesto come prima cosa di aumentare il personale della nostra ambasciata a Bruxelles“, sottolinea Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. Una necessità, perché, spiega, “quando non abbiamo personale sufficiente per seguire tutti i regolamenti ed essere di supporto alla parte politica anche solo per segnalare, questo crea delle distorsioni”. Le ambasciate di Spagna, Francia e Germania hanno “quasi tre volte le dotazioni di personale dell’Italia”, e questo crea limitiper il sistema Paese. “Finora abbiamo sempre criticato, senza dialogare. Non dobbiamo criticare, ma far capire le nostre ragioni”.
La sfida dell’Italia è e resta quella di fare squadra costruendo la propria squadra, e potenziandola. Perché comunque alla fine una regola comune servirà. Lo ricorda De Castro. “Dobbiamo uniformare, non possiamo avere ogni Paese che mette la propria etichetta, altrimenti le imprese impazziscono”. Le imprese del settore trovano la disponibilità di Luca De Carlo (FdI), presidente della commissione Industria del Senato. “Dobbiamo proteggere i prodotti italiani. Non è una visione né di destra né di sinistra, ma di buon senso. Difendere il prodotto italiano è difendere il nostro modo di intendere il mondo“. Che il nutriscore non rappresenta.
“Dobbiamo avere il coraggio di dire che il sistema Nutriscore è superato, qualcosa che dobbiamo buttarci alla spalle”, taglia corto Andrea Poli, presidente di Nutrition Foundation of Italy. Il sistema proposto dalla Francia “si basa su algoritmo vecchio, affidato al passato”. Per personalizzare la nutrizione “occorre sapere cosa c’è nell’alimento, quanto zucchero, quanto sale, e il nutriscore non mi aiuta”.
Bisogna dunque lavorare come Italia in Europa, con un’Italia povera di personale a Bruxelles e un’Europa orfana di una figura chiave. “Io vedo un commissario europeo per l’Agricoltura debole, che fa più altro del commissario, e mi dispiace”, critica Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. Un attacco diretto e frontale a Janusz Wojciechowski e, di conseguenza, alla Commissione europea a guida Ursula von der Leyen, che ha voluto il polacco per quel ruolo nonostante i dubbi del Parlamento europeo. Giansanti lancia poi, volutamente, una sfida a tutti. “Vi invito a mangiare un chilo di patate fritte e un chilo di parmigiano reggiano, e vediamo chi sopravvive”. Un altro modo per dire che il Nutriscore “genere cattiva informazione e una negativa competizione”.