Bruxelles – Basta forniture di gas naturale liquefatto dalla Russia. E’ chiaro il monito che ha lanciato oggi la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, ai governi: l’Unione europea importa ancora troppi volumi di Gnl dal Cremlino e per l’Ue rischia di diventare un problema di reputazione. Per la Commissione è importante continuare a lavorare sul fronte della diversificazione dei fornitori dalla Russia, per quanto riguarda il gas ma anche il gas naturale liquefatto. “L’anno scorso abbiamo ricevuto circa 20 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto dalla Russia. Penso che possiamo, e dobbiamo, sbarazzarci completamente del GNL russo il prima possibile, sempre tenendo presente la nostra sicurezza degli approvvigionamenti”, ha detto la commissaria in audizione all’Europarlamento, esortando “gli Stati membri e tutte le aziende a smettere di acquistare Gnl e a non firmare alcun nuovo contratto per il gas russo”, una volta che quelli in essere saranno scaduti.
Poco dopo, parlando in conferenza stampa, ha spiegato ancora che in almeno 5 Stati membri Ue la percentuale di Gnl importato da Mosca è aumentata nei mesi scorsi, anziché diminuire. “Questo mette è un rischio per la reputazione da parte europea per gli acquirenti”, ha avvertito. Ha aggiunto che se è comprensibile che alcuni Stati più dipendenti dal gas russo si sono trovati in difficoltà a ridurre in tempi brevi la dipendenza dalla Russia, “questo non vale per il mercato del Gnl ed è per questo che ho esortato i ministri dell’energia ad affrontare l’argomento con le industrie”. Ha concluso che “non c’è necessità di rinnovare i contratti di fornitura con la Russia”. Lo scorso anno l’Unione europea e gli Stati membri hanno puntato molto sul gas naturale liquefatto per ridurre le forniture dal gas russo, guardando soprattutto agli Stati Uniti ma anche Qatar, Egitto e Norvegia. Nel 2022 l’Ue ha ricevuto in totale 135 miliardi di metri cubi di GNL dal mercato globale. “Dagli Stati Uniti, ad esempio, abbiamo ricevuto 56,4 miliardi di metri cubi. Si tratta di 34 miliardi di metri cubi in più rispetto agli anni precedenti. L’aumento delle forniture di gas da fonti diverse dalla Russia è stato di quasi il 10% superiore a quanto stimato nella comunicazione REPowerEU di marzo”, ha stimato la commissaria.
Gnl ma anche biometano, taglio ai consumi e pompe di calore
E’ in commissione Industria, ricerca ed energia (Itre) del Parlamento europeo, che la commissaria estone ha dettato questa mattina la linea politica dei prossimi mesi sul fronte dell’energia. L’occasione è una audizione organizzata a un anno dalla prima comunicazione sul ‘REPowerEU’, il piano poi svelato a maggio per affrancare l’Unione europea dai combustibili fossili russi al più tardi entro il 2026. E l’agenda energetica dei prossimi mesi includerà anche una proroga del taglio al 15 per cento (volontario) ai consumi di gas, una nuova iniziativa per promuovere la produzione di biometano e una strategia per le pompe di calore.
“Siamo sulla buona strada per concludere l’inverno senza carenze di gas, ma quest’anno sarà impegnativo e anche l’anno successivo. Restano molte incertezze e dobbiamo mantenere un equilibrio sano e prudente tra domanda e offerta”, ha sottolineato la commissaria, confermando che proporrà agli Stati membri di prolungare i tempi del regolamento che ha introdotto la riduzione volontaria della domanda di gas fino all’anno prossimo. Il regolamento – su cui i ministri dell’energia avevano trovato un accordo il 26 luglio scorso – prevede di tagliare volontariamente la domanda di gas del 15% (rispetto alla media dei consumi degli ultimi cinque anni) tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023, per prepararsi a uno scenario di completa interruzione delle forniture di gas da parte di Mosca all’Europa. Le misure temporanee sono in scadenza alla fine di marzo ma Bruxelles punta a prorogarle. Nonostante la misura fosse su base volontaria, Simson ha riferito che tutti gli Stati “membri si sono impegnati a ridurre il proprio consumo di almeno il 15 per cento e lo hanno fatto”. Secondo le stime dell’Ue la domanda è diminuita di oltre il 19 per cento tra agosto e gennaio 2023”, con un risparmio in volumi di circa 42 miliardi di metri cubi di gas.
Per raggiungere gli obiettivi di indipendenza energetica “dobbiamo utilizzare tutto il potenziale del biometano e delle pompe di calore”, ha aggiunto, annunciando che la Commissione lancerà un’iniziativa pratica per promuovere la produzione di biometano entro la fine dell’anno e una strategia dedicata alle pompe di calore. Nel piano ‘REPowerEU’, la Commissione Ue ha inserito anche l’impegno ad aumentare la produzione di biometano nell’Ue, portando a 35 miliardi di metri cubi la produzione europea entro il decennio, sfruttando soprattutto fonti di biomassa sostenibili come i rifiuti e i residui agricoli, nell’ottica di sviluppo di un’economia più circolare. Secondo l’associazione europea del biogas (Eba) oggi gli Stati membri producono solo 3 miliardi di metri cubi di biometano all’anno.
Ma guardando al futuro più prossimo, la Commissione sta portando avanti anche il lavoro sulla riforma del mercato elettrico, che presenterà giovedì 16 marzo. “Proporrò misure per facilitare l’accesso a contratti a lungo termine e per differenza principalmente per nuovi investimenti nella produzione di energia e questo aiuterà i consumatori ad avere benefici diretti da costi più bassi della produzione rinnovabile ma avrà anche un impatto sulla nostra industria e sul settore dell’idrogeno”, ha chiarito. Entrando nel merito delle polemiche sulla possibile inclusione del nucleare ha assicurato di “essere impegnata a rispettare questo principio nelle nostre proposte, a partire dalla futura riforma del mercato elettrico in cui si rifletterà”. Ha aggiunto però che l’obiettivo della Commissione Ue è quello di porre l’accento su due questioni: in primo luogo, la “sicurezza dell’approvvigionamento di combustibile per l’industria nucleare, perché abbiamo ancora cinque Stati membri che dipendono dalla Russia su questo fronte”; in secondo luogo, “vogliamo promuovere la competitività dei mini reattori modulari (“Small modular reactors”, Smr) e la nascita di una catena di approvvigionamento europea”. La commissaria ha assicurato che si stanno facendo progressi sull’idea di lanciare un partenariato Smr, per il quale ancora non c’è una data. “Possiamo già vedere che molti Stati membri stanno prendendo provvedimenti per esplorare la diffusione degli Smr”, ha aggiunto.