Bruxelles – Agricoltura di precisione, banda larga nelle zone rurali e digitalizzazione, ma anche migliore gestione del suolo e delle risorse idriche per evitare i danni di fenomeni come la siccità. Tutte le nuove sfide dell’innovazione agroalimentare e della cosiddetta agricoltura 4.0 – su cui dovrebbero concentrarsi anche le risorse del Pnrr – sono state al centro dell’evento ‘L’evoluzione dell’agroalimentare italiano ed europeo tra sostenibilità e benessere’ – organizzato oggi (9 marzo) a Roma da Eunews e Gea – Green Economy Agency, entrambe parte del gruppo Withub – e in particolare del quarto e ultimo panel dell’evento dedicato al “Ruolo dell’innovazione e la spinta del Pnrr per l’agricoltura sostenibile”.
L’agroalimentare italiano vale 549 miliardi di euro di fatturato (circa il 15 per cento dell’intera economia italiana), una fetta sostanziale del sistema produttivo italiano che impiega quasi un milione di occupati. Non solo, dopo la Francia l’Italia è al secondo posto per valore della produzione agricola nell’Unione europea, il che è sintomo del legame profondo tra l’agricoltura italiana e quella europea. Soprattutto per questo è necessario investire nel campo dell’innovazione e farlo attraverso le risorse disponibili del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza varato per mitigare la crisi economica divampata dalla crisi sanitaria. Tra molti altri settori, anche in campo agricolo l’adozione di nuovi metodi di ‘agricoltura digitale’ basati sull’intelligenza artificiale (AI), ma anche sulla robotica o la blockchain, può dare un netto contributo all’efficienza agricola del continente, ridurne costi e tempi. Allo stesso tempo, le nuove tecnologie possono migliorare in modo significativo anche la sostenibilità ambientale, che Bruxelles persegue attraverso la strategia del Green Deal, il patto verde per l’Europa.
Spesso però le nuove frontiere della tecnologia e il digitale vivono un problema di penetrazione e accoglienza all’interno del settore agricolo che sta vivendo un ricambio generazionale ma ancora molto lento. E invece, come ha osservato all’inizio della tavola rotonda Paolo Menesatti, direttore CREA Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari, pratiche come l’agricoltura di precisione – ovvero strategie di gestione aziendale che usano le tecnologie dell’informazione per acquisire dati che portino a decisioni per la produzione agricola – sono ben viste anche dall’Unione europea e dalla strategia ‘Farm to Fork’ (Dal campo alla tavola) “come l’opzione migliore per la riduzione degli input in agricoltura”, come gli agrofarmaci o i fertilizzanti. Ha osservato che sono numerose le ricerche che testimoniano come sia possibile una riduzione tra il 15-20 per cento sulla distribuzione di fertilizzanti all’anno, pure a parità di produzione. Altra leva su cui investire, ad esempio, è quella sul risparmio idrico.
La leva finanziaria per non sprecare l’occasione dell’innovazione è il Pnrr. “E’ un momento epocale per gli investimenti nella ricerca, senza precedenti per il settore agricolo”, ha sintetizzato Danilo Ercolini, direttore del dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli e coordinatore nazionale di Agritech, che ha ricevuto proprio attraverso il piano nazionale di ripresa e resilienza uno stanziamento di risorse pari a 320 milioni di euro per la ricerca nel campo dell’innovazione agricola. “Il tema della sostenibilità è chiave per Agritech, al centro di tutte le iniziative che abbiamo messo in atto”, ha assicurato, osservando anche una certa resistenza “nell’adozione delle nuove tecnologie da parte delle imprese agricole. Con Agritech vogliamo investire in termini di trasferimento tecnologico”.
La vera sfida per il governo italiano è spendere bene tutte le risorse del Pnrr, ma questo è un imperativo. “Abbiamo urgenze che non possono più aspettare”, ha messo in guardia la deputata e vicepresidente della commissione agricoltura, Maria Chiara Gadda, ricordando il Pnrr è nato proprio ed è stato sviluppato per colmare quelle divergenze che hanno determinato vari fattori negativi, tra cui una riduzione della superficie agricola utilizzata di circa il 20 per cento negli ultimi anni in Italia. Ha ammesso che il settore si trova di fronte a varie sfide, non solo quelle legate al cambiamento climatico. Ma il Pnrr è un’occasione da non sprecare “ci consente di avere un quantità di risorse molto importanti, anche se da spendere in tempi particolarmente stretti”. E di fronte a problemi come l’emergenza siccità che sempre più in Italia sta diventando una questione strutturale più che emergenziale “occorre velocizzare gli investimenti idrici deve essere una delle priorità del Paese, anche legata alla sicurezza alimentare e alla sicurezza sociale”.
A chiudere le riflessioni l’intervento di Youssef Balla, ambasciatore del Marocco in Italia, che ha evocato la necessità di una “cooperazione tripartita, marocchina, europea e africana, per l’agricoltura sostenibile, che si basi sulla diffusione di nuove tecnologie digitali e sulla formazione professionale di lavoro qualificato”. Nel febbraio 2020 il Marocco ha lanciato la strategia Generazione green 2020-30, introducendo un cambiamento nel modo in cui il Marocco considera lo sviluppo agricolo e la strategia si basa su due pilastri: valorizzare l’elemento umano, con l’emergere di una nuova generazione di classe media agricola, e sviluppare un settore agricolo resiliente e sostenibile”.